Santo Stefano Belbo
Il territorio di Santo Stefano Belbo, che misura poco più di 23 chilometri quadrati, si estende ai margini delle Langhe, su un territorio in gran parte collinoso, eccezion fatta per la piana alluvionale formata dal torrente Belbo.
Le parti collinari sono costituite da marne calcaree ed arenarie, mentre la zona di fondovalle è formata da alluvioni recenti.
Il paese è situato alla quota di 175 metri s.l.m., mentre sui due lati del fiume raggiunge in fretta, soprattutto nel versante nord, quote di alta collina che culminano nei 590 metri della località Falchetto.
Sotto il profilo artistico, sono da segnalare i resti imponenti dell’abbazia romanica di San Gaudenzio, ai piedi della collina di Moncucco.
La costruzione ricorda il periodo in cui i monaci benedettini, oltre a dissodare le terre per dedicarle alla coltivazione della vite, offrivano ospitalità ai pellegrini.
Notevole è poi il santuario di Moncucco, intitolato alla Madonna della Neve.
Lo stemma civico e il gonfalone comunali ricordano l’importanza della coltivazione dell’uva: infatti è raffigurata la vite che dà vita alla città.
Il figlio più famoso di S. Stefano Belbo è Cesare Pavese, la cui casa nativa è sede di un importante museo.
Storia
L’abitato di Santo Stefano Belbo è databile probabilmente dopo il 1000, anche se già anteriormente doveva esistere un piccolo insediamento, posto come controllo strategico all’inizio della strada che si snodava lungo la valle del Belbo.
Notizie sicure si hanno di un insediamento risalente all’epoca romana, quando fu costruito un posto militare fortificato lungo la strada che collegava Asti ed Alba con i centri della Riviera di Ponente.
Ragguagli più precisi sulla costruzione del borgo ci giungono in epoca medievale, con la costruzione di un castello (castrum) sulla collina di S. Libera e di un convento benedettino (S. Gaudenzio) edificato probabilmente sui resti di un più antico tempio dedicato a Giove.
Ai monaci benedettini spetta il merito di aver introdotto la coltivazione della vite nei loro possedimenti.
S. Stefano Belbo ebbe notevole importanza nel periodo feudale, di cui rimangono i ruderi di una delle torri dell’antico castello.
Santo Stefano Belbo com’era
Giace alle falde di un’alpestre collina, a est di Alba. Fra le chiese sono notabili: la parrocchiale dedicata a S. Giacomo apostolo e a S. Cristoforo martire, di costruzione antica; l’altra parrocchiale di Santa Margherita nella borgata di Valdivilla; la chiesa di San Maurizio dei Cistercensi, che torreggia sulla collina dominante, e un tempietto di architettura gotica in vicinanza. In mezzo all’abitato stendesi una piazza spaziosa, ed oltre il bel palazzo dei conti Incisa (ora del Comune) vi si veggono varie belle e comode case che manifestano l’agiatezza dei possidenti. Congregazione di carità e Asilo infantile. Cave di arenaria, cereali, vini, molto commercio, favoreggiato da sei fiere annuali frequentatissime e da un mercato settimanale di bestiame.
Cenni storici. In un diploma dell’imperatore Ottone III, in data 1001, viene data la terza parte di questo fendo al marchese Olderico Manfredo. Quindi fu compreso nel marchesato di Busca. Questi signori lo sottomisero, nel 1229, al comune d’Asti, infeudandolo poi ai Revello. Questi ultimi ne furono spogliati nel 1280 dagli Astigiani per aver fatto lega col loro nemico Carlo d’Angiò; vi si infeudarono invece ai Bertrandi di Saluzzo. Passò successivamente ai marchesi di Monferrato, poi come contado agli Incisa; quindi fu marchesato dei Corti di Pavia e contea dei Beccaria Grattarola Incisa.
Uomini illustri. Santo Stefano Belbo si onora di due chiari ecclesiastici: monsignor Incisa, arcivescovo di Sassari sullo scorcio del secolo passato, e l’abate D. Giovanni Battista Incisa, suo pronipote, limosiniere del re e governatore del Collegio delle Provincie.
Coll. elett. Cuneo III (Alba) — Dioc. Alba — P2 T. e Str. ferr. Alessandri .Cavallermaggiore.
Gustavo Strafforello
La patria. Geografia d’italia. Provincia di Cuneo – Volume 1 – Torino 1891
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