Dogliani DOCG

Emblema della città omonima e del territorio circostante, proprio in quest’area dove la tradizione vitivinicola è fortemente legata all’uva Dolcetto, il vitigno trova la sua migliore espressione. Si tratta di un’uva difficile da coltivare e ancor di più da vinificare, ma grazie al lavoro e alla dedizione dei viticoltori è capace di donare vini di buon equilibrio e grande finezza.

Si caratterizza per il suo colore rosso rubino intenso e profondo, mentre al naso offre un bouquet di profumi fruttati, con note di ciliegia, mora, viola e talvolta una piacevole speziatura. In bocca, questo vino si distingue per la sua freschezza e vivacità, con una piacevole acidità e tannini ben integrati.

È spesso apprezzato per la sua capacità di abbinamento con una varietà di piatti della cucina piemontese, grazie alla sua versatilità e per la sua personalità distintiva e la sua capacità di deliziare il palato degli intenditori. E’ un vino che può essere gustato giovane, ma alcune annate più invecchiate possono sviluppare complessità aggiuntive.

Nonostante il disciplinare indichi un solo anno di invecchiamento per la qualifica di Superiore, resterete sorpresi nello scoprire che ci sono aziende che non lo vendono prima di 4 anni.

Vitigni

100% Dolcetto

Denominazione

DOCG

Colore

Rosso

Tipo

Fermo

Alcohol min.

12 % vol

Varianti

Superiore

Stabilito nel

2005, aggiornata nel 2011
Lavori in Vigna
Lavori in Vigna

Cordontura, Diratamento, Svinatura sono solo alcuni dei lavori in vigna e in cantina per ottenere un Dogliani DOCG di qualità

La storia del Dogliani DOCG

Dall'impero ad oggi

La prima prova documentata dell'uva Dolcetto a Dogliani è del 1593, con un'ordinanza contro la vendemmia anticipata.

La coltivazione delle viti nelle Langhe è una pratica molto antica, già presente ai tempi dei romani. Tuttavia, bisogna attendere fino al 1593 per avere la certezza ufficiale della presenza dell'uva dolcetto a Dogliani.

Infatti, quell'anno venne emanata un'ordinanza municipale della città che regolava la raccolta dell'uva per impedire una vendemmia anticipata, con grappoli non pienamente maturi. In caso di inottemperanza sarebbe stato confiscato l'intero raccolto:

Ordini per le vindimie. Niuno ardischi, al di qua della festa di San Mateo (21 settembre) vindimiar le uve, et se qualcheduno per necessità o altra causa dovrà vindimiar qualche dozzetti o altre uve dovrà prender licenza dal deputato, sotto pena della perdita delle uve...

Il vino del Presidente

Il Dolcetto di Dogliani fu il vino del Presidente Einaudi, nativo di queste terre, che da convinto estimatore nonché produttore lui stesso, fu tra i primi a gettare le premesse per una concreta valorizzazione e affermazione di questo vino.

E’ senza dubbio il dolcetto che più si avvicina alla perfezione ideale del carattere di vinosità, giovane e gioviale, fresco e fragrante, di moderata acidità, sincero e immediato, che rivela la sua nascita su i versanti forse più alti delle terre di Langa, dove trova condizioni di grande favore.

Per quanto riguarda la denominazione Dogliani, la sua storia è molto recente: dopo un primo riconoscimento nel 1974 con la DOC Dogliani, bisogna aspettare fino al 2005 per l'ottenimento della DOCG.

L'attuale DOCG però è stata aggiornata nel 2011, quando con l'approvazione del nuovo disciplinare sono state unificate sotto questa denominazione anche le precedenti Dolcetto di Dogliani DOC,  Dolcetto delle Langhe Monregalesi DOC e Dolcetto di Dogliani Superiore DOCG. Si riducono così le DOC, mentre aumenta il territorio di produzione della DOCG Dogliani.

Il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi
Il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi

Dogliani DOCG: Terroir

Clima fresco e stabile: il Dogliani e le Alpi

La zona delle Langhe di riferimento è quella a sud, in direzione della Liguria, dove il clima è più fresco per via delle vicinanza delle Alpi. L’uva Dolcetto, infatti, non ama gli sbalzi di temperatura e gli estremi, prediligendo terreni ben soleggiati, ventilati e non troppo umidi.

La conformazione del suolo ideale è argilloso-calcareo, le famose terre bianche situate prevalentemente in collina. Sono esclusi i fondovalle e le aree pianeggianti. L’altezza massima consentita è di 800 metri s.l.m.

Oltre la vite, nel doglianese e nel monregalese troviamo culture di noccioli, frutta, ortaggi, cereali, prati destinati all’allevamento e boschi.

Il territorio, come i suoi abitanti, ancora conservano i caratteri propri dei piemontesi: caparbietà e attaccamento alle tradizioni che si riflettono nei vini e nella cucina.

Il disciplinare elenca i 21 comuni della provincia di Cuneo cui è ammessa la produzione del Dogliani DOCG. A questi si aggiungono i produttori della provincia di Savona già in possesso dell’autorizzazione.

La forma di allevamento stabilita è a guyot, con potatura manuale.

Altitudine preferita

Massimo 800 m. s.l.m.

Terreno preferito

Argilloso-calcareo

Cru / MGA


Dogliani DOCG: Vitigni

Il Dogliani DOCG è un vino monovarietale, e di conseguenza può essere prodotto esclusivamente da uve Dolcetto

Esigente in fatto di terreno, predilige quelli calcarei marnosi. Terreni troppo freschi o argillosi causano la prematura caduta degli acini nell’imminenza della vendemmia. Ha una vigoria vegetativa un po’ inferiore alla media. Matura verso metà settembre. Il grappolo è di forma piramidale, allungata; l’acino, rotondo, ha la buccia di colore blu-nero. A seconda delle aree di coltivazione, si ottengono quattro... puoi scoprire di più sul Dolcetto qui.


Dogliani DOCG: Caratteristiche

Un Dolcetto da tutto pasto, da abbinare a piatti semplici

Il classico Dogliani ha bassa acidità e sentori di frutta che contrastano la mandorla finale. E’ un vino facile da bere, di consumo immediato, che si abbina a piatti semplici.

Non troppo alcolico, è considerato un vino da tutto pasto, poiché amarognolo e dotato di una grande capacità di abbinamento.

Il Superiore

E’ un’interpretazione più moderna del Dogliani, che esalta caratteristiche meno comuni e, proprio per questa particolarità, è capace di sorprendere chi lo assaggia.

Si caratterizza per i suoi profumi più complessi e una struttura più importante.

Alla vista

Il Dogliani presenta un colore distintivo che si distingue per la sua intensità e vivacità: sfoggia una tonalità di rosso rubino che può variare leggermente a seconda dell'età e delle tecniche di vinificazione utilizzate.

Nei Dogliani più giovani, il colore tende ad essere brillante e vivace, con sfumature violacee o purpuree che riflettono la freschezza e la gioventù del vino. Queste sfumature violacee sono particolarmente pronunciate nei vini appena imbottigliati e tendono a svanire con l'invecchiamento.

Con l'evoluzione e l'invecchiamento, il Dogliani DOCG matura verso tonalità più scure e profonde. Il rosso rubino si arricchisce e può sviluppare sfumature di granato, specialmente nei vini che hanno trascorso più tempo in botti di legno o in bottiglia.

Queste tonalità più scure sono indicative di un vino con maggiore complessità e struttura, spesso accompagnate da un'intensificazione dei profumi e dei sapori.

La densità del colore nel Dogliani DOCG è generalmente elevata, riflettendo l'abbondante presenza di tannini e polifenoli nell'uva Dolcetto. Questi composti, oltre a contribuire alla struttura e alla longevità del vino, influenzano anche la sua intensità cromatica.

In sintesi, il colore del Dogliani DOCG è un indicatore del suo carattere: nei vini giovani, mostra la freschezza e la vivacità tipica del Dolcetto, mentre nei vini più invecchiati, rivela complessità e profondità, invitando a un'esperienza di degustazione più ricca e stratificata.

Al naso

Il Dogliani DOCG è rinomato per le sue qualità olfattive uniche e complesse e offre un bouquet aromatico che riflette la ricchezza e la diversità del vitigno Dolcetto.

La caratteristica distintiva di questo vino è la sua gamma di aromi intensi che si evolvono sia con l'età che con le tecniche di vinificazione.

Nei Dogliani DOCG più giovani, si percepiscono tipicamente note fruttate vivaci. Questi profumi sono dominati da frutti di bosco freschi come more, lamponi e fragole, accompagnati da sentori di ciliegia e prugna. Questa freschezza fruttata è spesso arricchita da sfumature floreali leggere, come violette e rose, che aggiungono una dimensione delicata e piacevolmente aromatica.

Con l'invecchiamento, i profumi del Dogliani DOCG diventano più complessi e stratificati. Le note fruttate si trasformano in aromi di frutta matura e sotto spirito, con sentori di confettura di frutti rossi e sfumature di frutta secca come fichi e prugne secche. Inoltre, emergono note terziarie come il tabacco, il cacao, le spezie (come la noce moscata e il pepe), e a volte un tocco di cuoio o terra bagnata, tutti elementi che arricchiscono l'esperienza olfattiva.

In alcuni Dogliani DOCG, soprattutto quelli affinati in legno, si possono rilevare anche sentori di vaniglia, tostatura, caffè e leggero affumicato, che derivano dall'interazione tra il vino e le botti di rovere. Questi aromi aggiuntivi conferiscono una complessità maggiore, bilanciando l'intensità fruttata con elementi più caldi e avvolgenti.

In generale, il profilo aromatico del Dogliani DOCG è caratterizzato da un'ottima intensità e persistenza, rendendo ogni sorso un'esperienza ricca e multisfaccettata.

La varietà degli aromi, dall'immediatezza fruttata dei vini giovani alle complesse note evolute dei vini più maturi, testimonia la versatilità e la profondità di questo vino distintivo.

In bocca

Si distingue per un sapore ricco e complesso, che varia notevolmente in base all'età del vino e alle tecniche di vinificazione impiegate.

In gioventù, il Dogliani DOCG si presenta con un gusto vivace e fresco. La prima sensazione in bocca è quella di una piacevole acidità, tipica del Dolcetto, che si combina con tannini morbidi ma ben presenti. I giovani Dogliani offrono un profilo gustativo accompagnato talvolta da una leggera nota amarognola che è caratteristica del vitigno. Questa qualità leggermente amara, unita alla freschezza del frutto, conferisce al vino un equilibrio unico e una piacevole bevibilità.

Con l'invecchiamento, il Dogliani DOCG evolve verso un profilo di gusto più arrotondato e complesso. I tannini si ammorbidiscono ulteriormente, fondendosi in una struttura vellutata. L'evoluzione porta a un palato più stratificato e complesso, con un finale persistente che lascia ricordi di frutta matura e spezie dolci.

La caratteristica distintiva del Dogliani DOCG è il suo equilibrio tra acidità, tannini e alcol. Nonostante la presenza di tannini abbondanti, il vino mantiene una certa morbidezza e rotondità, rendendolo piacevole da bere sia in giovane età sia dopo alcuni anni di affinamento.

Questo equilibrio lo rende versatile in termini di abbinamenti gastronomici, adatto sia a piatti delicati sia a quelli più strutturati.

In sintesi, il Dogliani DOCG offre un'esperienza gustativa intensa e variegata, caratterizzata dalla freschezza e vivacità dei vini giovani e dalla complessità e profondità di quelli più maturi, riflettendo l'eccellenza e la versatilità del vitigno Dolcetto.

Disciplinare

Questa DOCG è stata approvata dal 06.07.2005

Colore

Rosso rubino

Profumo

Fruttato e caratteristico

Gusto

Asciutto, ammandorlato, armonico

Spuma


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Servizio

Temperatura di servizio

Il Dogliani DOCG è generalmente servito a una temperatura compresa tra 16°C e 18°C. Questa temperatura consente di apprezzare appieno i suoi aromi e sapori.

Bicchieri

Usa bicchieri da vino rosso con una forma ampia e una leggera curva verso l'alto, come il calice Borgogna o il Bordeaux per concentrare gli aromi e facilitare la degustazione.

Conservazione

Conserva il Dogliani DOCG in modo adeguato, preferibilmente in una cantina fresca e buia, a una temperatura costante. Tieni le bottiglie sdraiate in modo che il tappo rimanga umido e preservi la freschezza del vino.

Degustazione

Prima di gustare il Dogliani DOCG, osserva il colore, annusa il vino per cogliere gli aromi e poi assaggialo per valutarne il gusto, la struttura e la lunghezza. Nota le caratteristiche specifiche di quel vino e cerca di apprezzarne le sfumature.


Dogliani DOCG: con cosa abbinarlo

Il Dogliani DOCG è un vino versatile che si abbina bene con una varietà di piatti, tra cui carni rosse, formaggi stagionati, piatti di pasta con sughi ricchi, funghi, e piatti a base di carne di maiale.

Con la sua struttura e il suo profilo aromatico, si abbina splendidamente a diversi piatti tradizionali delle Langhe, come il vitello tonnato, il brasato al vino rosso o il plin (piccoli ravioli) con sugo di carne.


Ricette da abbinare con Dogliani DOCG

Vitello tonnato

Un classico immancabile della tradizione piemontese

Dogliani DOCG: Produzione

Tannini, polifenoli e ossigenazione: un vino difficile da vinificare

L’uva Dolcetto è considerata una delle più difficili da vinificare per via della grande quantità di tannini, addirittura superiore a quella del Nebbiolo, che risultano essere molto difficili da gestire. Il risultato finale è quindi dovuto a un attento lavoro del produttore, capace di far sprigionare i profumi e gli aromi di questo vino in base ad una razionale gestione del processo fermentativo.

Rispetto ad altri vini, i polifenoli del Dogliani hanno bisogno di una buona ossigenazione per evitare che, una volta imbottigliato, il vino tenda a ridursi.

La fermentazione avviene a contatto con le bucce, con rimontaggi e follature, data la necessità di ossigeno del mosto. Con la scelta della temperatura e durata della fermentazione si decide fin da subito se si vorrà avere un Dogliani giovane e colorato o se puntare a un Superiore, più importante e strutturato, con possibilità di affinamenti più lunghi.

In seguito, si passa alla fermentazione malolattica, necessaria per evitare che il vino rifermenti in bottiglia, come accadeva in passato. Secondo il disciplinare l’affinamento può avvenire sia in acciaio che in legno. Sta al vignaiolo decidere quale strumenti utilizzare secondo la sua esperienza. Per il legno si preferiscono botte di media grandezza.

Infine, il periodo di imbottigliamento varia secondo diversi fattori: in passato era la primavera il momento prescelto, usanza ancora in voga, ma che porta al rischio di riduzione del vino. Tuttavia, la maggior parte delle aziende preferisce imbottigliare l’estate successiva la vendemmia o addirittura l’anno successivo per i Superiori. Molti produttori scelgono di affinare ulteriormente il vino in bottiglia, anche due o tre anni, creando un vino inconsueto rispetto a quello che è tradizionalmente il Dogliani, con buone potenzialità d’invecchiamento.

Il Superiore

A differenza del Dogliani “base”, il superiore ha un periodo di invecchiamento minimo di 12 mesi, e una gradazione minima di 13% vol. Inoltre la sua resa non può superare le 7 tonnellate per ettaro.

L’ottenimento della DOCG “Superiore” è concesso solo a quei vini d’importanza storica, prodotti da almeno 10 anni. Una commissione tecnica è incaricata di esaminare e valutare le caratteristiche organolettiche del vino, affinché rientrino nei parametri stabiliti dai disciplinari.

Tempo in legno

Tempo in bottiglia

Messa in vendita

Stesso anno della vendemmia

Resa delle uve

8 tonnellate per ettaro

Incontra i produttori

  • Produttore di Vino

    Avignolo

    — Dogliani —

  • Aldo Marenco - famiglia
    Produttore di Vino

    Aldo Marenco

    — Dogliani —

  • Cà Neuva - Bottiglia in degustazione
    Produttore di Vino

    Cà Neuva

    — Dogliani —

  • Valdibà - Azienda Agricola a Dogliani
    Produttore di Vino

    Valdibà

    — Dogliani —

Curiosità

Un Vino Divino

Incerta è l’origine del termine Dolcetto e, al riguardo, è vivace il dibattito tra gli esperti. Tuttavia la tesi più accreditata è che derivi dal diminutivo piemontese (inteso come lingua) di “piccolo dosso” ovvero piccola collina, colle.

Totalmente strampalata invece è l’ipotesi che accredita l’origine del termine al diminutivo piemontese di “dolce” riferibile ad una supposta dolcezza delle uva dolcetto, questo perché le uve dolcetto non sono affatto dolci e non esiste nel piemontese della patria del Dolcetto il diminutivo del termine dolce.

Per quanto riguarda l’origine del nome Dogliani, nonostante non vi sia certezza, si pensa che derivi dal latino “Dolium Januae”, la “Coppa di Giano”, il calice usato dal dio in visita  per assaggiare il vino in vista alla città. La stessa coppa sarebbe raffigurata nello stemma della città (a lato), dove un leone sorregge una “doglia”, antica caraffa da vino.



Michela Giuliano

Originaria di Cuneo, ma innamorata delle Langhe, mi sono laureata in Sviluppo Interculturale dei Sistemi Turistici. Dopo due anni di studi a Venezia e una tesi dedicata alla valorizzazione delle piccole aziende vitivinicole di Langhe e Monferrato, nel 2015 sono entrata a far parte del mondo di Langhe.net. Qui mi occupo della gestione dei siti web della piattaforma, in particolare curandone i contenuti e coordinando le strategie di marketing.