L’origine dell’uva Moscato si colloca nel bacino medio-orientale del Mediterraneo e sembra essere l’uva più antica di quelle coltivate in Italia.
Numerose testimonianze ne certificano la presenza già ai tempi degli antichi greci e romani, soliti accompagnare le abbondanti libagioni col famoso Muscatellum.
Il vitigno arrivò in Italia grazie ai coloni greci, che lo diffusero attraverso il trasporto di semi e tralci; i Romani, in seguito, grazie alle loro conquiste, lo diffusero in tutta Europa.
I documenti più antichi che citano la coltivazione del Moscato in Piemonte sono dei primi anni del 1300.
Il termine “Moscato” compare proprio nel Medio Evo con il significato di “profumato“. Il suo nome deriva da muscum (muschio) a causa del profumo intenso e del suo dolce aroma.
Verso la fine del 1800, in Piemonte, la produzione di uva Moscato si aggirava intorno ai 148.000 quintali, Canelli costituiva la principale area di coltivazione, con una produzione di 72.000 quintali, seguita da Santo Stefano Belbo, Calosso, Strevi, Castiglione Tinella, Acqui Terme e Ricaldone: la tradizionale vocazione al Moscato è rimasta costante in questi paesi.
L’inizio della spumantistica piemontese risale intorno al 1865 quando Carlo Gancia tornato a Canelli, dopo aver imparato il mestiere nelle cave di Epernay nella Champagne, intorno alla metà del secolo diciannovesimo, iniziò a produrre le prime bottiglie di spumante italiano, chiamate ” Moscato Champagne” dal nome del vitigno utilizzato.
Le bottiglie usate erano speciali, denominate “ Asti pesanti” perché resistenti sino a 10 atmosfere di pressione, le cantine dove erano accatastate erano percorse da uomini protetti da grembiuli di cuoio e da maschere da scherma, per proteggersi da vere e proprie esplosioni di bottiglie dovuta ad una rifermentazione in bottiglia incontrollata, e solo nel 1940 che grazie alla scoperta delle autoclavi si avvia la produzione di Asti metodo Charmat e Martinotti su scala industriale arrivando alla produzione di un milione di bottiglie.
Asti e Canelli diventarono i due punti di riferimento per questo vitigno.
Asti si caratterizzò come capitale storica del Moscato bianco coltivato in Piemonte, ampiamente noto proprio come “Moscato bianco di Canelli”.
Canelli invece, città dalle forti radici enologiche, sede di importanti manifestazioni, di fiere, centro di commerci e di studi sul vino, divenne l’altro punto di riferimento per il Moscato, identificando con il proprio nome il marchio di tutela per questo vino.
Il Consorzio di Tutela dell’Asti fu costituito il 17 dicembre 1932 e il suo riconoscimento ufficiale avvenne nel 1934, la DOC fu raggiunta nel 1967 e la DOCG nel 1994.
Nella DOCG “Asti” entrano l’Asti spumante fermentato in autoclave o in bottiglia e il Moscato d’Asti tappo raso.