Freisa d’Asti DOC
Spesso relegato in secondo piano rispetto a rossi decisamente più blasonati, il Freisa è un gioiello nascosto tra i vini del Piemonte.
Parente stretto del nebbiolo, questo vitigno autoctono venne citato dallo stesso Hemingway, che ebbe la possibilità di assaggiarlo durante la Grande Guerra combattuta in Italia.
Grazie a una spiccata versatilità e a un carattere tannico di prim’ordine, il Freisa, se ben vinificato, esprime una sorprendente struttura muscolare, con tannini decisi, eleganti e un finale lungo e persistente.
In più, è un vino molto identificabile grazie alla sua inconfondibile nota di lampone.
Sebbene in questo articolo parleremo soprattutto del Freisa d’Asti DOC, la cui zona d’elezione è il Monferrato astigiano, in Piemonte il vitigno del fresia si esprime anche nel Langhe Freisa DOC (vino abbastanza raro) e nel Chierese, dove il Freisa di Chieri DOC è diventato ambasciatore delle colline torinesi.
Vitigni
Denominazione
Colore
Tipo
Alcohol min.
Varianti
Stabilito nel
La storia del Freisa d’Asti DOC
Dall'oblio alla rinascita del Freisa
Una viaggio nella storia millenaria di uno dei gioielli nascosti dell'enologia piemontese.
Un passato glorioso
Vitigno autoctono piemontese, il Freisa vanta una storia millenaria, che affonda le radici nel Medioevo. Le prime citazioni, tuttavia, risalgono al XVI secolo, quando il nostro vino veniva citato nei tariffari doganali dell’epoca con il nome di frese o frese. Vino pregiato, a quanto pare, perché veniva pagato il doppio del vino comune. Alcune informazioni interessanti ci vengono trasmesse dal Conte Giuseppe Nuvolone-Pergamo, direttore dell’Orto Sperimentale della Reale Società di Agricoltura di Torino. Nel XVIII secolo, egli inserì la Freisa fra le uve nere piemontesi di prima qualità.
Una vasta diffusione
Fu proprio a partire dal 1700 che il vitigno freisa si diffuse in tutto il Piemonte, diventando uno dei più coltivati e apprezzati. Celebri studiosi dell'epoca lo descrivevano come un vino unico, con caratteristiche organolettiche inconfondibili. La sua resistenza alla peronospora ne favoriva la coltivazione, mentre la sua versatilità in uvaggio lo rendeva protagonista di diversi blend, dai vini rossi secchi agli spumanti.
Verso la fine del XIX secolo il Freisa è citato come uno dei vitigni più coltivati del Torinese e uno dei più richiesti nel capoluogo. È proprio in questi anni che si diffonde anche in Monferrato, specie nei dintorni di Asti, dove diviene un vino capace di essere quotidiano e di lusso, in base alla perizia del vinificatore. Il Freisa ha infatti una grande capacità di affinamento grazie alla sua imponente presenza tannica. Nonché un ventaglio aromatico di tutto rispetto.
Un immeritato oblio
Arnaldo Strucchi (uno dei padri dell’enologia piemontese) alla fine dell’800 scrive che il Freisa ha un discreto potenziale commerciale verso le Americhe (specie nella sua versione spumante). Hemingway lo cita nel suo Addio alle Armi e autorevoli voci ne lodano la qualità. Ma il vitigno è condannato all’abbandono. Poco produttivo, sensibile alle malattie fungine, irregolare e incostante, viene spiantato a favore di Dolcetto e Barbera, che nel Dopoguerra placano la “sete” delle balere e delle città in espansione. Negli anni ’90, infine, il successo del Nebbiolo travolge ogni cosa, compreso il “fragile” vitigno del Freisa e le sue produzioni irrisorie.
Una possibile rinascita
L'abbandono della coltivazione del Freisa è stato per anni una macchia sul carnet dei vini piemontesi. Una colpa in parte sanata dai consumatori, oggi sempre più attenti alla tipicità dei vini. La riscoperta delle varietà autoctone e il lavoro indefesso di alcuni produttori sul Freisa, stanno lentamente riscattando il potenziale di un vino nobile a tutto tondo, capace di emozionare per versatilità e carattere.
Freisa d’Asti DOC: Terroir
La zona d’elezione del Freisa si estende lungo i crinali della provincia di Asti, esclusi i territori comunali di Cellarengo e Villanova d’Asti.
Si tratta di morbide colline immerse tra boschi e campi coltivati, non molto antropizzate, i cui suoli sono quelli tipici del Monferrato astigiano: terreni di natura argilloso-calcarea e argilloso-sabbiosa.
Proprio le sabbie Astiane costituiscono la peculiarità del terroir del Freisa.
Composte da depositi sabbiosi di un antico mare poco profondo, hanno una trama ricca di minerali e fossili, che conferisce ai vini qui prodotti caratteristiche uniche: buona mineralilità, ottimo profilo aromatico, eleganza e finezza.
Il mix di argille e calcare conferisce longevità e una dose di naturale acidità che mantiene viva la freschezza del vino.
Altitudine preferita
Terreno preferito
Cru / MGA
Città di produzione
Freisa d’Asti DOC: Vitigni
Il Freisa d’Asti DOC è un vino monovarietale, e di conseguenza può essere prodotto esclusivamente da uve Freisa
Tipico vitigno piemontese, presenta una vigoria vegetativa accentuata e si adatta sia ai terreni argillosi sia marnosi. Questo spiega la sua diffusione in tutte le province viticole piemontesi. Il grappolo è di forma allungata, con peduncolo verde. L’acino è rotondo o leggermante ovale, di colore bluastro. La fruttificazione è generalmente abbondante. Si vendemmia qualche giorno prima della barbera. puoi scoprire di più sul Freisa qui.
Freisa d’Asti DOC: Caratteristiche
Il Freisa d’Asti è un vino estremamente versatile che può dare vita a tipologie anche molto differenti.
Freisa d'Asti Fermo
Il Freisa d’Asti fermo e secco è la visione più diffusa: si presenta con un colore rosso rubino intenso, caratterizzato da tipiche note di lampone e rosa che si fanno sempre più speziate e balsamiche con l’invecchiamento.
Freisa d'Asti Frizzante
Il Freisa d’Asti frizzante è il più piacevole e fresco da bere, spesso connotato da note floreali.
Freisa d'Asti Spumante
Infine, il Freisa d’Asti spumante, prodotto con metodo Charmat, ha un profilo cremoso, buona struttura e acidità, caratterizzato da note di lievito e frutta rossa.
Alla vista
Il Freisa d’Asti si presenta di un bel colore rosso granato o cerasuolo piuttosto chiaro, con tendenza a leggero arancione con l’invecchiamento.
Al naso
Intenso e caratteristico, si distingue per le note delicate di lampone e di rosa.
In bocca
Amabile, fresco, con sottofondo assai gradevole di lampone. Nel tipo secco e con breve invecchiamento, delicatamente morbido. Nella tipologia Superiore prevalgono sentori terziari, note di frutta matura, spezie e tostatura, dovute all'affinamento in legno.
Disciplinare
Colore
Profumo
Gusto
Spuma
Servizio
Si consiglia un calice di forma tulipano, con una bocca leggermente aperta.
Questo tipo di calice permette di concentrare gli aromi, facilitandone la percezione, e allo stesso tempo consente all'ossigeno di interagire con il vino, favorendone l’evoluzione.
La temperatura di servizio ideale per il Freisa si aggira intorno ai 16-18°C.
Freisa d’Asti DOC: con cosa abbinarlo
La grande versatilità del Freisa d’Asti consente abbinamenti a tutto pasto.
Si sposa benissimo con primi piatti robusti, come tajarin al ragù di carne, ravioli al plin, oppure risotti con funghi porcini.
Eccellente con carni rosse alla griglia, arrosti, selvaggina e brasati, si abbina bene con formaggi semi-stagionati e stagionati, come il Castelmagno, il Bra e il Toma piemontese.
Ottimo con salumi come la coppa, il salame d'Asti e la pancetta.
Ricette da abbinare con Freisa d’Asti DOC
Freisa d’Asti DOC: Produzione
La produzione del Freisa è un processo attento e curato, che richiede competenze specifiche e una profonda conoscenza del territorio.
Le tecniche di vinificazione variano da cantina a cantina, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: ottenere un vino che esprima al meglio le caratteristiche uniche di questo vitigno autoctono piemontese.
La vendemmia avviene solitamente nella seconda metà di settembre. La scelta del momento ideale è fondamentale per garantire la giusta maturazione delle uve e ottenere un vino equilibrato.
In cantina, dopo la diraspatura e pigiatura, il mosto viene tra trasferito in tini di acciaio per la fermentazione alcolica.
In questa fase, importante è la macerazione delle bucce, che conferiscono al vino la sua tipica nota di lampone e garantiscono una struttura più complessa.
Le versioni giovani del Freisa d’Asti vengono imbottigliate a partire dalla primavera dell’anno successivo alla vendemmia.
La versione Superiore, al contrario, deve affinare per almeno un anno, di cui 6 mesi minimo in botti di legno.
Tempo in legno
Tempo in bottiglia
Messa in vendita
Resa delle uve
Incontra i produttori
Curiosità
Che il Freisa avesse, tradizionalmente, una nota fruttata di fragola / lampone lo conferma anche lo scrittore Hemingway nel suo romanzo Addio alle armi.
Partito come volontario per la Croce Rossa durante la Grande Guerra, venne ferito e curato all’Ospedale Maggiore di Milano.
Qui, convalescente, ebbe l’opportunità di assaggiare molti vini italiani, tra cui il Freisa.
Ebbene, in un dialogo tra lo scrittore, l’infermiera di cui si era innamorato (Catherine) e un cameriere di Milano (tale Giorgio), inizia una divertente disquisizione sul Freisa.
Catherine ed Hemingway pretendono di assaggiare il Freisa, che a quanto pare aveva una nomea di vino al sapore di fragola.
Il cameriere nega che il vino sappia effettivamente di fragola e risponde: “Pensi un po’, un Paese che fa un vino solo perché sa di fragola”. A questo punto Catherine risponde: “A me pare una magnifica idea… Forse saprà veramente di fragola, sarebbe bellissimo”.