Nel mio precedente lavoro (educatore/operatore sociale) ho conosciuto Nemo, anche lui educatore, romanaccio, una vita intensa alle spalle, persona curiosa e poliedrica… Dopo anni lo ritrovo dietro ad un progetto molto interessante: un film/documentario sul nascetta, vitigno di bacca bianca autoctono della Langa del Barolo.
Ciao Nemo! Ci spieghi in due righe chi sei?
Sono un educatore col pallino della narrazione. Ho avuto trascorsi di media education e ho lavorato nell’editoria.
Vengo da Roma e mi sono trasferito qui nella Granda nel 2007, perché mi piaceva.
La nascetta, questa sconosciuta. Qual’e stato il primo contatto per te che arrivi da tutt’altro ambiente? Come ti è venuta l’idea di raccontare qualcosa su questo vitigno?
Il vino di cui parliamo l’ho bevuto la prima volta a Dogliani in una festa.
Mi hanno presentato questo vino con il nome tradizionale di nas-cëtta (con la dieresi sulla e). “Nas-… cosa?”. Mi aveva colpito, perché aveva un sapore che in un bianco non ti aspetti. Arrivando qui nelle langhe da bravo “cittadino” avevo la pretesa di conoscere il vino, una conoscenza che io definirei “da enoteca di città”, scoprendo poi che non ne sapevo poi molto.
Mi piaceva l’idea di esprimere con un documentario in qualche modo questa “scoperta di ignoranza” o di “conoscenza relativa” di qualcosa, in questo caso del vino.
Voglio dire che spesso le persone considerate buone conoscitrici di vino nella città da cui vengo, avrebbero da imparare sull’argomento anche dal più disinformato dei langhetti. E’ brutto scoprire di non sapere quasi nulla su qualcosa che si pensa di conoscere ed è quello che è successo a me arrivando qui nelle Langhe.
Chi sono i tuoi compagni di avventura? Che ruoli ricoprite?
Circa un anno dopo quell’assaggio a Dogliani (e dopo aver “studiato” un po’ e approfondito che la mia conoscenza dei vini non era solo scarsa, ma era una vera e propria ignoranza), ho conosciuto Federico Moznich.
In realtà c’era anche lui a quella festa a Dogliani, ma non ci eravamo incrociati. Con Stuffilm, di cui è socio, stavano in quel periodo portando avanti “Barolo Boys” per la regia di Paolo Casalis. E’ passato un altro anno, l’idea però gli era sembrata interessante e abbiamo cominciato a lavorarci su.
A febbraio 2014 abbiamo cominciato le riprese. Oltre a me e Federico Moznich, che curiamo scrittura, regia ed il grosso delle riprese, possiamo contare anche sull’aiuto di Fabio Mancari, Paolo Casalis e Alberto Cravero di Stuffilm, che si sono alternati alle riprese, al suono, alle luci, alle riprese aeree, etc.
Cosa volete raccontare? Che aspettative vi siete fatti?
Vogliamo raccontare la strana storia del recupero di un vitigno autoctono con bacca bianca, nel territorio dei grandi rossi, la Langa del Barolo, intrecciandola con la storia comune di una persona che si trasferisce in Piemonte dalla Capitale.
Vogliamo raccontare il territorio, le storie dei produttori di Novello grazie ai quali questo vitigno non è andato perduto.
Infine abbiamo cercato di essere anche didascalici, fornendo una buona dose di informazioni che possano essere utili al consumatore di vino in generale e non solo per la conoscenza di questo vitigno appunto la Nascetta o Nas-cëtta e del suo vino.
Vorremmo fare un po’ di informazione, facendo anche ironia sull’ignoranza dei consumatori, ma non faremo delle caricature. Che so, pensiamo a Antonio Albanese che fa gli archetti, gorgoglia un sorso, per poi dire: “Sì.. è un rosso!”
Qui nelle Langhe c’è stato lo scorso anno l’inaspettato “E Fu Sera E Fu Mattina”, opera prima del regista albese Emanuele Caruso, girato principalmente a La Morra. Ha staccato più di 40.000 biglietti al cinema, diventando un vero caso nazionale di produzione dal basso e di auto-distribuzione. Mi spieghi in due righe il vostro percorso?
Abbiamo cominciato a fare le riprese un anno fa, consapevoli che eravamo in un periodo di crisi.
Abbiamo deciso di portare avanti il documentario investendo nel nostro tempo. Trattandosi di un racconto che si svolge nel corso di un’annata, non è stato facile.
In questo momento, realizzate la maggior parte delle riprese, ci troviamo a cercare degli sponsor disposti ad investire, ma non è facile! Abbiamo ottenuto finora alcuni patrocini. Comincia ad esserci un interesse verso questo progetto. Contiamo di essere pronti in corrispondenza dell’inizio dell’Expo 2015.
Il documentario è progettato già in partenza anche per un pubblico straniero.
Per la distribuzione pensiamo sia alla diffusione televisiva estera, sia alla produzione del DVD, sottotitolato in varie lingue. Siamo anche orientati alla partecipazione ai festival dedicati. Quando il film sarà pronto lo spingeremo sicuramente anche nelle sale cinematografiche.
Avrai incontrato molte persone, produttori di vino, o semplicemente gente che ci gravita intorno. Come ti sembra questo mondo?
E’ un mondo molto affascinante e molto vario che per me era del tutto sconosciuto.
Le Langhe sono un territorio la cui identità è strettamente legata al vino. Nel documentario ci sono microproduttori, viticoltori (che non producono vino), grandi produttori. Ci sono le diverse filosofie tra i grandi ed i piccoli, che si scambiano un sapere.
C’è un lavoro enorme in vigna, un’attenzione che in certi casi sfiora l’ossessione, c’è un grande amore e un grande rispetto per la terra e ho trovato molta consapevolezza che la ricchezza di questo territorio proviene dalla terra stessa.
Certamente il nebbiolo da Barolo fa la fortuna di queste terre, ma questa storia dei produttori che si raccolgono intorno ad un vitigno, la Nascetta appunto, la cui produzione non è particolarmente rilevante dal punto di vista economico, ci restituisce un’immagine di sostenibilità, di cultura del territorio, di amore per la propria tradizione contadina. Un’immagine per me piacevolmente insolita.
Più in generale, per quello che ho visto, il mondo del vino mi sembra un universo a sé, una società parallela, di cui potremmo parlare giorni.
Nel documentario abbiamo fatto la scelta di soffermarci più che altro più sui temi produttivi, sul biologico, sulla salvaguardia del territorio e sul recupero di una tradizione. Anche perché su tutti i media si parla di vino, ma poco di tutto quello che c’è dietro: persone, processi produttivi, attenzioni ecologiche, storia, sostenibilità.
Da pochi giorni è spuntata sulla strada dei Cannubi che va su a Barolo una nuova cantina che definerei bizzarra (non mi sono ancora fatto un’idea precisa in merito). Tu alle Langhe, da poco patrimonio Unesco, hai un consiglio da dare?
Nel documentario facciamo molto riferimento all’Unesco. Io ho scelto le Langhe per venirci a vivere ormai quasi otto anni fa, ho ritrovato alcune delle mie motivazioni tra quelle pubblicate nella decisione di riconoscimento Unesco dell’“Eccezionale Valore Universale” dei nostri paesaggi vitivinicoli.
Spero che gli abitanti della Langa del Barolo capiscano che il riconoscimento è un onore, un’opportunità di sviluppo sostenibile, ma anche un maggiore onere di rispetto per il territorio, sia nel piccolo della quotidianità sia in dinamiche ecologiche e economiche più grandi.
Questa cantina di cui mi chiedi l’ho vista in costruzione negli ultimi (credo) due anni e mezzo. La forma ricorda due box in legno per bottiglia, uno sopra l’altro. Non sono architetto, ma non mi pare una brutta idea, capirò se mi piace dopo averci fatto l’occhio. Di sicuro andrò a visitarla dentro.
Sinceramente penso che qualsiasi architettura sia figlia della sua temperie culturale. L’estetica, poi, sia élitaria che popolare, è variabile anche a distanza di pochi anni. In questo caso, credo che il giudicare sarebbe sbagliato come principio.
Facci un saluto e un dicci perché dovremmo venirti a trovare al cinema per vedere il film :-)
Venite a vedere Nascetta Story perché racconta una storia contadina e produttiva sostenibile, racconta la vocazione di un territorio, lo stupore nello scoprire le colline della Langa del Barolo con i suoi scenari. E parla dell’ingenuità di chi pensa di conoscere il vino.
Non vorrei esagerare, ma credo sia l’unico film documentario in cui si può seguire la vite crescere e svilupparsi nelle quattro stagioni. Vi racconteremo il lavoro del contadino e del produttore per arrivare fino alla bottiglia, mostrando le Langhe in tutta la varietà dei suoi colori nel corso di un anno intero.
Vi aspettiamo per la prima proiezione in primavera!