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Il sacro edificio sorge in riferimento all’attuale piazzetta Vernazza, all’incrocio tra via Manzoni e via Vernazza, con la posteriore delimitazione del vicolo S. Giuseppe.
L’insieme di fabbricati della chiesa fu realizzato, in varie fasi, concentrate tra il 1642 e il primo ventennio del Settecento.
Nonostante l’attuale costruzione sia frutto di ripristini attuati a cavallo tra il IX e il XX secolo, l’esame delle geometrie basilari dell’edificio conferma che la trama generale degli elementi non sia stata alterata nel tempo.
All’interno della chiesa troviamo una cospicua e pregevole dotazione di quadri e sculture tra il XVII ed il XIX secolo.
LaStoria
La Chiesa ex-oratoriale di San Giuseppe
Dalla nascita della sede di culto tra '500 e '600 ai giorni nostri
La committenza per le varie opere di costruzione, di abbellimento interno e di arredo della sede cultuale si deve alla Confraternita dei Pellegrini che si costituì ad Alba nella seconda metà del Cinquecento con riferimento alla cattedrale di S. Lorenzo.
Il Seicento e la nascita dei fabbricati
L’insieme di fabbricati della chiesa di S. Giuseppe fu realizzato, in varie fasi, tra il 1642 ed il primo ventennio del XVIII secolo.
Fra il 1640 ed il 1642 datano i primi atti tra la Compagnia dei Pellegrini e le maestranze che verranno impegnate nei lavori.
Del 1642 sono le richieste di autorizzazione per l’edificazione rivolte al vescovo di Alba, mons. Paolo Brizio, tra le quali emerge la promessa di «far la chiesa come dispongono i Sacri Constituzioni Synodali et Conseglio di Trento».
Soltanto il 14 maggio 1645 il vescovo mons. Brizio permette «di fabbricarsi un campanile, e di tenervi una campana», la quale, si intende, servirà esclusivamente «per convocare i fratelli».
Nel 1656 devono ritenersi del tutto concluse le operazioni corrispondenti alla costruzione del corpo principale della chiesa e della sacrestia.
In quell’anno la Confraternita dei Pellegrini si trasferisce solennemente dall’oratorio di S. Antonio al S. Giuseppe.
Il Settecento e le ultime costruzioni
Ancora più tarde sono la cappella a pianta pentagonale del SS. Crocifisso, della quale si hanno testimonianze documentarie tra il 1710 ed il 1720, e la ricostruzione dell’altare maggiore nel 1813.
L’erezione dell’elevato campanile sul fianco della chiesa, iniziata nel 1689 su disegno progettuale «venuto da Torino», proseguirà gradualmente nel Settecento fino a concludersi solo nel 1829.
L'Ottocento e le opere d'arte
Tra le opere d'arte realizzate per la chiesa durante l’Ottocento si rilevano lavori del misconosciuto pittore albese Lodovico Luigi Cealanza, nella prima metà del centennio.
Sulla parete dov'era la pala settecentesca con La Madonna addolorata, San Giovanni Battista e San Luigi Gonzaga (purtroppo anch'essa rubata, come vari altri dipinti, sculture, arredi nella chiesa e nei locali annessi) è ricomparsa la firma del Cealanza, con la data 1843.
Egli realizza in quell’anno la decorazione pittorica delle pareti intorno all'altare laterale di S. Giovanni Battista.
L'età moderna
L’attivismo dell’«Arciconfraternita dei Pellegrini d’Alba» è documentato sino al 1953.
Negli anni successivi avviene la cessazione definitiva dell’operosità del sodalizio; pertanto la spettanza del sacro edificio è trasferita al Capitolo della Cattedrale e poi alla Parrocchia del duomo di S. Lorenzo.
Nel 1995 viene affidata all’Associazione “Proteggere insieme” di Alba, che dal 1996 al 2002 meritoriamente provvede agli impegnativi, accurati lavori di scavo archeologico e di restauro della chiesa.
Dal 2002 la gestione è trasferita al Centro culturale San Giuseppe.
Gli Esterni
Il fronte della chiesa oratoriale si presenta secondo lo schema più tradizionale: cioè un doppio ordine compartito da lesene in sporto.
I settori sono impostati su zoccolo continuo e sormontati da un frontone unitario di lineamento triangolare.
Il portale d’ingresso
Gli ornati intorno alla porta seicentesca, molto simili a quelli della boettiana chiesa di Cherasco, costituiscono una cornice, terminata all’esterno con una cima rovescia e all’interno con un listello perlato che avvolge gli stipiti e ruota sull’architrave.
Il frontone, appoggiato sull’architrave e con fascia variamente modanata ed andamento mistilineo, rimanda a schemi tipici del Seicento.
Oltre la trabeazione dell’ordine inferiore si elevano le lesene superiori, cui segue la relativa trabeazione e quindi il timpano.
Tra le due articolazioni esterne è inserita un’ampia finestra serliana.
Il campanile
Nel 1774 viene modificato il suo coronamento in sommità, aggiungendovi la cuspide di gusto tardo-gotico.
Presenta un ideativo disegno unitario, riscontrabile in altre realizzazioni coeve, sia nella ripetizione del doppio ordine con bugne angolari, sia nell’elegante slancio verticale della cella campanaria soprastante.
Il primo ordine della costruzione è caratterizzato da tredici bugne angolari, sovrapposte e si presenta privo di finestre o aperture più larghe di una feritoia.
Il secondo ordine è eretto con propria base, supera il primo cornicione e svetta oltre il tetto della chiesa. Questo presenta un partito di sole dieci bugne angolari e una apertura a forma allungata con propria cornice in rilevo su ogni suo lato.
Unghie finestrate, finestre e serliana
Le grandi finestre rettangolari a metà dei muri laterali del coro, originariamente ripetute anche nel presbiterio, senz’altro rispondono pure all’intento di rendere maggiormente luminosa la zona oltre l’aula.
Nel crescendo della luminosità si inserisce infine la serliana sul fondo, simile a quella sulla facciata e fonte di un forte controluce rispetto all’aula. Essa sarebbe alquanto inopportuna se non fosse stata diaframmata tramite l’elevato elemento decorativo che era sull’altare maggiore.
Così inserita, invece la serliana contribuisce a distinguere ulteriormente lo spazio del coro da quello del presbiterio.
Il frammento scultoreo
Una segnalazione particolare va ancora espressa per un’antica testimonianza visibile all’esterno. Sul fianco della chiesa prospiciente via Manzoni si nota, conficcato nella muratura in mattoni a vista, un piccolo bassorilievo rotondo.
Il frammento scultoreo in pietra rappresenta un angelo a mezzo busto in una cornice quadrilobata.
È evidente che si tratta di un recupero da un altro edificio qui preesistente oppure da una vicina sede di culto già in rovina (o del tutto perduta) a metà Seicento (Santa Maria del Ponte? Santa Maria del Tempio?).
L’opera risale ad un’epoca alquanto imprecisabile, forse prospettabile tra l’ultimo quarto del XIII e la prima metà del XIV secolo.
La sua collocazione in questa parete esterna è verosimilmente avvenuta nel 1688, allorché, su commissione del vescovo mons. Vittorio Nicolino Della Chiesa, viene eretta la nuova cappella laterale dell’Angelo Custode.
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Gli Interni
Una cospicua e pregevole dotazione di quadri e sculture tra il XVII ed il XIX secolo è stata disposta e gradualmente accresciuta nella chiesa.
Su committenza dell’Arciconfraternita e di singoli personaggi albesi, affreschi, tele dipinte, figure scultoree, arredi liturgici sono stati appositamente realizzati per funzionalità, decoro, fini devozionali nella sede di culto.
Scorrendo le successive fasi di revisione della chiesa e di correlata esecuzione per l’interno, incontriamo artisti, artigiani, varie maestranze che nel tempo hanno lasciato lavori significativi.
Ma veniamo alla dotazione del nuovo oratorio della Confraternita, iniziando dai settori di lato. La realizzazione delle cappelle laterali nell’oratorio di S. Giuseppe costituisce un insieme di fasi successive d’intervento.
Cappella dei Ss. Pietro e Paolo
Nel 1687 si cominciano a notare, nelle fonti documentarie, alcune espressioni di volontà circa nuovi lavori per l’edificazione della cappella dei Ss. Pietro e Paolo.
Solo nel febbraio 1691 si può ritenere che il culto dei Santi apostoli Pietro e Paolo potesse avere inizio nella chiesa in questione: infatti a tale data risale un legato del medico Torreri di Corneliano d’Alba, patrono di quella sacra mensa laterale.
Cappella dell’Angelo Custode
A proposito della cappella dell’Angelo Custode, abbiamo invece due notizie del 1688: l’una riguarda il permesso di edificare, l’altra riferisce le prime proposizioni di costruzione.
La Città, infatti, concede alla Confraternita di occupare parte della strada con una costruzione (evidentemente quella della cappella dell’Angelo Custode).
Nel 1691, sei mesi dopo il legato Torreri, anche i Della Chiesa confermano la propria volontà di dedicare al S. Giuseppe una parte del loro patrimonio.
Difatti, con atto del 29 agosto 1691, «il vescovo Vittorio Dalla Chiesa lega alla Confraternita lire mille e vuole che i redditi di esse si spendano in mantenimento della Cappella dell’Angelo Custode da lui eretta».
La sostanziale contemporaneità delle due operazioni potrebbe giustificare anche l’identità formale tra i due altari laterali, i quali sembrano realizzati da un’unica maestranza.
Entrambi constano di una pala di discrete dimensioni, inserita in un’ancona di tipo architettonico, inquadrata in un “tempietto” con due coppie di colonne agli estremi, sormontato da una trabeazione che sorregge un timpano spezzato.
Tra le volute del timpano si nota il fastigio superiore, contenente lo stemma della famiglia dedicataria.
Cappella di San Giovanni Battista
Sull’ultima cappella in senso cronologico, quella intitolata a San Giovanni Battista, non abbiamo testimonianze, se non una data incisa sull’altare, dalla parte dell’evangelo: «1718».
Cappella del SS. Crocifisso
Si devono attendere diversi anni perché la cappella del SS. Crocifisso entri definitivamente in cantiere. Inoltre, essa rivela un’impostazione strutturale del tutto diversa dalle altre.
L’altar maggiore e il “retablo” seicentesco
Si tratta di un “retablo” seicentesco (c. 1681-1682): una grandiosa macchina lignea in tre parti distinte, che inquadra, al centro, la pala principale realizzata da Giovanni Claret nel 1648 in sostituzione di quella originaria (non più presente, ora con evidenza del sottostante affresco di Casoli del 1754) e, ai lati, due Cariatidi lignee e le statue in nicchia dei Santi Grato e Andrea.
La realizzazione della parte principale dell’opera è attribuita agli scultori Giovanni Battista o Secondo Antonio Botto.
Nel fastigio superiore al settore centrale, è inserita una raffigurazione pittorica del Padre Eterno, dipinta dall’Operti nel 1755, sovrastata dallo stemma dei conti Rangone di Montelupo Albese, committenti dell’opera.
Purtroppo non si conoscono testimonianze documentarie, relative alla sua realizzazione originaria, fino al 1754-1755, quando il “retablo” fu trasferito dall’altare all’attuale posizione, aggiungendovi pure il fastigio superiore.
La sacra mensa
Quella che odiernamente osserviamo nel presbiterio è la principale sacra mensa, lì realizzata nel 1813 per sostituire integralmente quella preesistente.
I lavori risultano eseguiti dal capomastro Traversa, dallo stuccatore Carlo Piazza e dal minusiere Giovanni Berrino.
È evidente che il suo riposizionamento viene ricollegato non solo a una revisione delle ritualità liturgiche, ma pure a una diversa configurazione, comunque più ampia e “riservata”, del coro.
La seicentesca icona principale, il retablo (non più presente), veniva mantenuta al centro della parete di fondo.
Purtroppo l’attuale condizione dell’altare risulta totalmente spogliata di arredi e oggetti liturgici. Invece è rimasta la balaustra che delimita il presbiterio.
Le opere di Pietro Paolo Operti
Sulle pareti laterali del coro, oltre alla Finta balaustra e séparé simulato, opera a fresco del pittore guarenese Francesco Casoli del 1754, sono ancora visibili due dei quattro grandi quadri settecenteschi, dipinti su tela.
Sono rimasti soltanto gli originali Sposalizio di Maria Vergine e San Giuseppe, Natività di Gesù Bambino.
Gli altri due, purtroppo non più presenti, sono stati sostituiti da opere recenti. Il ciclo dei quattro quadri del 1755 è attribuito al pittore braidese Pietro Paolo Operti.
Gli affreschi
Le ampie volte dell’aula e del coro della chiesa, nonché la superiore parete di fondo dell’abside, sono interamente affrescate con quadrature e figurazioni.
Si tratta di un esteso ciclo pittorico, realizzato nel 1720 da Vittore De Nicola e Carlo Posterla.
I soggetti principali degli affreschi, oltre alle decorazioni, sono: Angeli musicanti, San Giuseppe e San Rocco in adorazione del SS. Sacramento, Angeli con simboli liturgici, Angioletti in una finta balaustrata circolare.
L’altare laterale di S. Giovanni Battista
Entrando in chiesa subito si osserva l’altare laterale di S. Giovanni Battista (il primo a sinistra). È stato realizzato nel 1718 a cura della contessa Angela Margherita Alfieri.
Nell’anno successivo (secondo la disposizione testamentaria del marito, conte Giovanbattista, confratello dei Pellegrini) ella costituisce pure una dote per la celebrazione della festa annuale del Santo titolare.
Il recente restauro ha rimesso in evidenza sulle pareti i fregi a fresco realizzati nel 1843 dal pittore albese Lodovico Cealanza.
La settecentesca pala trafugata è stata sostituita nel 2009 con un’opera su tela del pittore Silvio Rosso.
L’altare laterale dell’Angelo Custode
E’ situato a sinistra dell’ingresso, dopo quello dedicato a S. Giovanni Battista, l’altare laterale dell’Angelo Custode.
Originariamente viene realizzato tra il 1687 ed il 1689, su prestigiosa committenza del vescovo di Alba mons. Vittorio Nicolino Della Chiesa (presule in città dal 1667 al 1691).
In quasi due anni vengono attuati non solo gli interventi strutturali, ma sono pure compiuti la sacra mensa, gli apparati liturgici, le decorazioni.
La seicentesca pala sull’altare, rappresentante L’Angelo Custode attribuita al pittore cheraschese Sebastiano Taricco (purtroppo derubata), era inserita in una pregevole ancona lignea, forse scolpita da Giovanni Battista o Secondo Antonio Botto, poi indorata nel 1698-99 da Giovanni Battista Birago. È stata sostituita con un dipinto recente.
Lo stemma del vescovo committente è ancor visibile sull’arco superiore e sul fastigio della medesima ancona.
Le seicentesche decorazioni pittoriche, osservabili sulle pareti, risultano ridipinte prima nel 1872 poi ancora dall’albese Fedele Finati nel 1935.
L’altare laterale intitolato ai Ss. Pietro e Paolo
Il secondo altare laterale, a destra dell’ingresso, è intitolato ai Ss. Pietro e Paolo apostoli. E’ stato il primo ad essere realizzato all’interno dell’oratorio.
Viene inserito nel 1687-88, su committenza del medico Pietro Paolo Torreri di Corneliano d’Alba, allora priore della Confraternita dei Pellegrini.
Sulla sacra mensa, tra un ricercato impianto barocco con colonne tortili e cariatidi sorreggenti un timpano spezzato, campeggiava la seicentesca pala raffigurante La Madonna col Bambino, i Santi Pietro e Paolo, attribuita al pittore cheraschese Sebastiano Taricco (purtroppo trafugata).
In alto, al centro della preziosa struttura lignea, è ancor visibile lo stemma dei Torreri.
Gli affreschi sulle pareti, con la raffigurazione del martirio dei due Santi titolari e varie decorazioni, sono ricollegabili alla fase d’impianto originario. Sono attribuiti anch’essi al cheraschese Taricco.
Invece l’arcone soprastante (in cui, fra l’altro, è ravvisabile lo stemma dei Torreri) è stato già ridipinto dall’affreschista De Nicola nel 1721, poi ripristinato dall’albese Finati nel 1935.
Il vicino pulpito ligneo è un ottocentesco arredo della chiesa. L’originaria pala seicentesca è stata sostituita da un dipinto recente.
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Il percorso sotterraneo
Le fondazioni della chiesa inglobano i resti di edifici appartenenti ad epoche diverse della storia di Alba, oggi percorso musealizzato.
A seguito della costruzione della «scala santa» che dà accesso alla Cappella del Crocifisso, con il conseguente rialzamento del pavimento della cappella stessa, si determinò la formazione del sottostante vano cantinato.
In esso si possono ancora oggi vedere le basi delle paraste concepite nel progetto originario e la struttura della scala bipartita, oltre al sistema di fondazioni ad arco di scarico, sovrapposto ed incrociato con i resti murari di precedenti costruzioni, demolite per fare spazio alla nuova cappella.
Nella parte più profonda del percorso museale sono conservati parti del teatro romano, edificato in prossimità del foro nella prima metà del I secolo d.C. e successivamente restaurato con una ricca decorazione in marmo e in stucco.
In particolare sono visibili alcuni dei muri della scena e degli ambienti di servizio ad essa connessi, mentre le strutture della cavea che ospitava le gradinate, sono in minima parte conservati negli scantinati degli edifici adiacenti la chiesa.
Orari
Biglietti
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Castello Comunale Falletti di Barolo, Piazza Falletti, Barolo, CN, Italia
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