Neive, villaggio ben popolato e ricco ed il migliore nel fabbricato della Langa: residenza di famiglie nobili e civili che posseggono bellissime case fra le quali distinguonsi il sontuoso Palazzo del signor Conte di Castelborgo, con l’attiguo giardino che eccita la curiosità dei forestieri, e quelli delli signori Conti Demaria, Doglio e Cocito.
Sansoldo di Levaldigi, 1760
La bellezza di Neive, prima ancora che dai suoi monumenti è data dall’insieme del borgo.
Arroccate in cima ad una collina che domina sulla valle, Neive si inerpica a spirale verso la sommità del rilievo dove svettano la torre campanaria e il campanile della chiesa di San Michele, simbolo rispettivamente del potere comunale e di quello religioso.
Passeggiando per Neive colpisce l’armonia del caseggiato, i mattoni a vista delle caseforti e della torre, i resti delle antiche mura che cingevano il ricetto e le molte ville barocche, spesso atorniate da lussureggianti giardini, appartenute alla nobiltà e all’alta borghesia del luogo.
Il centro storico (da una Porta all’altra)
L’itinerario qui proposto è un esempio di passeggiata che attraversa Neive da parte a parte.
Si comincia da sud, dalla Porta di San Rocco, per fuoriuscire a nord del paese, attraverso la porta detta di San Sebastiano.
Casa Demaria
Giovanni Demaria, detto «l’aromatario», venne a Neive da Cavallermaggiore nel 1614, probabilmente informato della bellezza del luogo dal perito calligrafo Thomaso Fianchetto che esegui il «cadastro del territorio di Neive», nel 1581.
Giunto in paese vi stabilì la sua dimora di fronte alla cappella di San Rocco, nelle vicinanze dell’antica porta che conduce al paese arrivando da Alba.
Sulla sinistra dell’arco che introduce in Neive, è ancora oggi visibile la grande casa in mattoni del XVI secolo (restrutturata nel XVII) che fu il palazzo dei Conti Demaria, già conti di San Dalmazzo il Selvatico, nella provincia di Nizza Marittima.
Giovanni «l’aromatario» – qualcosa di mezzo tra l’erborista, lo speziale ed il droghiere – fu più volte amministratore di Neive, sempre stimato e benvoluto. Le sue relazioni alla fine del Sindacato – ricorda lo storico Vincenzo Vada – «sono modello di chiarezza, di onestà e rettitudine».
Fu sepolto in Neive nel 1666 nella Chiesa di San Pietro. L’ultima discendente dei Demaria, la contessa Paolina, lasciò i suoi possedimenti al comune in eredità, per opere di bene.
Cappella di San Rocco
Di fronte a casa Demaria e alla porta meridionale del borgo di Neive, sorge una cappella rurale in mattoni dedicata a San Rocco.
La cappella, già esistente nel XV secolo, la cappella è dedicata a San Rocco, santo taumaturgo liberatore della peste, la «contagione» come veniva chiamata.
La parte centrale della cappella è ancora originale, mentre il resto fu ristrutturato nel 1783 dall’architetto Giovanni Antonio Borghese, illustre abitante di Neive e autore della bellissima chiesa di San Michele, al centro del borgo.
Fu sempre usanza degli abitanti portare dinanzi al portico i morti prima della cerimonia funebre, abitudine che dura ancora oggi. Qui il corpo del defunto viene prelevato dal celebrante e accompagnato in processione fino alla Chiesa.
Palazzo dei Conti Bongioanni Cocito
Appena sorpassata la porta meridionale di San Rocco, di fronte all’omonima cappella, sulla sinistra di via Paolina Demaria campeggia un elegante e maestoso edificio, inusuale per le strette strade del borgo e le case basse.
Si tratta del palazzo dei Conti Bongioanni Cocito, gioiello barocco costruito su progetto dell’architetto Giovanni Antonio Borghese attorno al 1750.
Da notare il portale di ingresso, l’elegante cornicione e lo stile razionale delle facciate.
L’interno dell’edificio, inoltre, presenta affreschi, decorazione e stucchi in puro stile rococò.
Palazzo dei Conti di Castelborgo
Imboccando la prima strada sulla sinistra di via Paolina Demarca, si svicola via Lafleur, un tempo chiamata via dei Benefici. Qui nel 1735 il conte Giovanni Antonio Cissone volle costruire il suo palazzo.
I Cissone erano una famiglia storica e importante di Neive: nel 1566 il notabile Manfredo Cissone era già sindaco della città. Ma acquistarono il titolo nobiliare soltanto due secoli più tardi, quando, nel 1725, Giovanni Antonio acquistò da Carlo Emanuele III il titolo di Conte di Santa Maria di Alba da denominarsi Castelborgo, al prezzo di 3.500 lire.
Nelle cantine del palazzo, oggi sede di rinomate produzioni, vennero eseguiti i primi esperimenti per la vinificazione del vitigno nebbiolo al fine di ottenere il vino che venne poi chiamato Barbaresco.
Il secondo portone del palazzo è in realtà l’ingresso di una pregevole cappella privata in stile barocco.
Giardini dei Conti di Castelborgo
Di fronte al nobile palazzo dei Castelborgo, introdotti da una serie di archi e cancellate in ferro battuto, stanno i giardini dei Conti di Castelborgo.
Un tempo questa era detta «contrada del ballo» perché sulla spianata dei giardini, prima che divenissero privati, stava un poggio dove i Neivesi si ritrovavano a ballare all’aperto.
L’ingresso dei giardini è una maestosa opera dell’architetto Giovanni Antonio Borghese, precisamente il progetto con il quale si laureò in architettura. Fu realizzato su volere dei Conti nel 1752-53, all’interno di un più vasto progetto di risistemazione della “contrada del ballo”, acquistata dal Comune.
Sulla cancellata centrale, ora sbiadito, svettava lo stemma dei Castelborgo. All’interno dei giardini, posando l’occhio sul terrazzamento di destra, si possono ancora notare i laterizi che componevano l’antico muro del ricetto di Neive.
Palazzo Comunale
Arrivando dalla porta di San Rocco in Piazza Italia, la principale del paese, è facile essere colpiti dalle variopinte case che la circondano.
La parte più antica della piazza è quella di destra, di epoca medioevale. Mentre i palazzi segnati da portici e balconi in ferro battuto, sulla sinistra, furono edificati dopo la metà del XVI secolo.
Fra queste abitazioni spicca il vecchio palazzo Comunale, detto dell’Orologio, risalente anch’esso al XVI secolo. Ma l’attuale struttura deve il suo aspetto a un rifacimento di Giovanni Antonio Borgese del 1760.
Lo stile è quello tipico del rococò piemontese, con un grosso e slanciato timpano che regge l’orologio comunale. Da notare la porta d’ingresso, un pezzo originale disegnato dallo stesso Borgese che ha più di 250 anni.
Palazzo Borgese – Municipio – Bottega dei quattro vini
Di fronte al vecchio Palazzo Comunale, in quel che fu la residenza dell’architetto Giovanni Antonio Borgese (cui Neive deve molti di suoi più bei palazzi e la chiesa di San Michele), oggi stanno gli uffici municipali.
La famiglia borgese acquistò il palazzo nel 1705 e lo fece ristrutturare proprio da Giovanni Antonio. Nelle cantine di questo elegante e severo palazzo, oggi si trova la Bottega dei quattro vini di Neive, dove sono esposti i vini tipici della zona: il Dolcetto, il Barbaresco, il Barbera e il Moscato.
La bottega è proprietà dei produttori locali che si alternano nella conduzione. All’interno della Bottega è possibile acquistare il vino e degustarlo accompagnato da formaggi e salumi
Palazzo dei conti Cocito – Ristorante La Contea
Dal fondo di Piazza Italia, salendo a Pian Castello da Via Cocito, si incontra sulla sinistra il palazzo degli omonimi Conti. Questo edificio che domina tutta la piazza fu un’antica casaforte medioevale, costruita lungo le mura del ricetto fortificato.
I Cocito furono la più antica famiglia nobile del paese e occuparono sempre posti di rilievo. Basti pensare che 12 dei suoi membri rivestirono la carica di sindaco dal 1564 al 1590 e gran parte dei territori intorno a borgo di Neive erano di loro proprietà.
Il palazzo Cocito oggi ospita il rinomato ristorante La Contea, che possiede anche l’enoteca Il nido della Cinciallegra, giusto di fronte. Qui è possibile degustare vini e prodotti tipici locali, tutti confezionati da aziende artigianali del luogo selezionate con cura dai proprietari.
Cappella di San Sebastiano
Uscendo da Neive per la porta che si affaccia a nord, sormontata da un arco si intravede la Cappella rurale di San Sebastiano.
La cappella è da far risalire al XV secolo, ma fu ricostruita nel XVIII. Come San Rocco, anche Sebastiano era invocato contro la peste e come la porta meridionale di San Rocco prende il nome dalla cappella di fronte, accade lo stesso per quella settentrionale di San Sebastiano.
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