Briaglia
Briaglia è conosciuto anche come il paese dei sette colli (bricco del Conte, bricco Rovei, bricco Messino, bricco dei fiori, bricco della Guardia, bricco del Soldo, bricco dell’Olla): una posizione collinare incantevole che regala suggestivi panorami sulle Alpi e sulla pianura.
Sulla piazza del paese si trova la chiesa parrocchiale di Santa Croce, costruita tra il 1882 ed il 1889, in forme barocche, sull’antica parrocchia settecentesca.
All’interno conserva tre altari barocchi in marmo, una pala d’altare raffigurante l’Invenzione della Croce ed un altare Bossi del 1939.
Accanto si erge l’ex Confraternita di San Giovanni Evangelista che raccoglie oggi una serie di “megaliti” ritrovati nella zona.
Nel territorio di Briaglia esistono anche due piccoli laghetti, realizzati artificialmente per l’irrigazione.
Storia
Le origini di Briaglia sono molto antiche: i primi abitanti di queste zone furono i Liguri Bagienni che si ascrissero alla tribù Camilia nell’89 a.C, soggiogati poi dai Romani.
Le prime documentazioni risalgono al 901 quando nel contado di Bredulo (compreso tra Tanaro, Corsaglia e Stura), iniziò la signoria dei vescovi di Asti.
Briaglia poi fece parte del feudo di Vico, rimanendone legata sino al 1796.
Così, verso la fine dell’XI secolo, anche Briaglia partecipò alla fondazione di Mondovì, e per alcuni secoli la storia di Briaglia si identificò con quella di Mondovì.
Nel 1621 i briagliesi parteciparono attivamente alla “prima guerra del sale”, con poca fortuna.
Il contado di Mondovì fu smembrato in tanti piccoli comuni autonomi: Briaglia fece parte del comune di Vico e nel 1722 fu dato in feudo al conte Giuseppe Derossi di Usseglio; nel 1794 fu acquistato dal marchese di Ormea.
Dal Colle della Guardia, il 21 aprile del 1796, Napoleone Bonaparte assistette al combattimento avvenuto a Vico e sulla collina del Bricchetto, ai confini di Mondovì, tra le sue truppe e quelle piemontesi guidate dal generale Colli.
Nello stesso anno, il 4 ottobre, Briaglia divenne comune autonomo, staccandosi da Vicoforte, grazie all’intervento di Vittorio Amedeo, re di Sardegna.
La separazione fu facilitata dall’intervento del priore di Briaglia, don Andrea Borsarelli, che cedette il suo patrimonio alla comunità che contava 130 famiglie e 700 persone.
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