Letture golose
Freschezza, acidità e condensa: i bianchi autoctoni per l'estate

Le Langhe sono celebri per i rossi da urlo – Barolo, Barbaresco e compagnia cantante hanno fatto il giro del mondo e rubato cuori (e svuotato portafogli) a migliaia di wine lovers.
Però, quando il sole picchia forte e il termometro comincia a giocare al rialzo, anche la Marchesa (Giulia di Barolo) si prendeva una meritata pausa al fresco della cantina, magari sorseggiando una Favorita, fresca e fruttata, o un Arneis che profuma di fiori, oppure un calice di Moscato vivace che porta un sorriso frizzante su ogni volto.
Pronti a mollare il rosso… almeno per un aperitivo? Preparatevi dunque a un tuffo in quella “Langa Bianca” tutta da scoprire: un mare di grandi vini che sapranno rinfrescarvi il palato e mettere in scena tutto il carattere del nostro territorio!
Forse la più conosciuta tra le uve bianche della zona.
Un nome parecchio discusso, che deriva da Renesio (una località di Canale) a detta di alcuni, e che per altri significa “mascalzone” in piemontese.
Le sue origini sono invece certe, legate ai colli sabbiosi del Roero. Un tempo a rischio di estinzione, questo vitigno ha fatto ultimamente un gran ritorno.
L’Arneis del Roero ha ottenuto la DOC nel 1989 e la DOCG nel 2006: i consumatori hanno imparato ad apprezzare i suoi caratteristici aromi di albicocca e pesca.
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La varietà bianca Nascetta è stata documentata per la prima volta più di 140 anni fa.
Il nome “Nascetta” fu coniato da Giovanni Gagna, un enologo piemontese del XIX secolo; erroneamente, egli credeva che l’uva fosse legata alla sarda Nascu. La corretta pronuncia è Nas-cetta, con la “e” muta alla francese.
La sua personalità spazia dalle qualità di pepe/erbe/agrumi quando raccolto più acerbo a stili tropicali in versioni mature; in entrambi i casi è un vino dalla buona mineralità.
L’altro segno distintivo dell’uva Nascetta è che è estremamente resistente all’ossidazione: lasciare una bottiglia aperta, anche per alcuni giorni, pare non abbia effetti collaterali.
La storia della Nascetta DOC è così curiosa che è anche stato realizzato un documentario sull’argomento!
La Favorita è stata a lungo associata al Vermentino ligure.
Nel 1964, il Ministero dell’Agricoltura italiano stabilì che c’erano abbastanza differenze tra gemme, grappoli e foglie dei due vitigni per classificarli ufficialmente come separati.
I vini di uve Favorita sono conosciuti per le loro intense note di pera e una buona dose di acidità, dovuta alla tarda maturazione dell’uva.
È un vino che si contraddistingue per eleganza e delicatezza: si dice infatti che fosse il “favorito” di Rosa Vercellana, meglio nota in piemontese come la Bela Rosin, dapprima amante e in seguito moglie morganatica del re Vittorio Emanuele II di Savoia. Da qui ne deriverebbe il nome.
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Il Moscato, utilizzato per produrre il Moscato d’Asti DOCG, è diventato quasi un fenomeno culturale negli ultimi tempi.
Dolce, ma non stucchevole. Leggermente frizzante. Fresco e dal caratteristico sapore di uva appena raccolta: ha una bassa gradazione alcolica e una beva eccezionale, vellutata e avvolgente, buona per i pomeriggi d’estate, gli aperitivi in terrazza, le serate in compagnia.
Grazie al suo prezzo relativamente basso, le note delicate, fruttate e floreali e la dolcezza impareggiabile, questo vino è perfetto per un brindisi pomeridiano sotto al sole.
L’aromaticità del bouquet rapisce qualsiasi tipo di palato.
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Quando l’estate tinge di oro le colline delle Langhe, è il momento perfetto per far danzare le bollicine nel calice: spumeggianti versioni Metodo Classico di Roero Arneis, prestigiosi Alta Langa DOCG, curiosi Nebbiolo vinificati bianchi.
Per non lasciare nessuno a bocca asciutta citiamo, tra i tanti, i alcuni “nostri” tre metodi classici:
Roero Arneis DOCG For You Spumante Metodo Classico – Demarie: un metodo classico brillante, solare e luminoso. Si avvertono al naso sentori floreali ed al tempo stesso fruttati che ricordano ginestra, camomilla, pesca ed albicocca. Questi tipici sentori dell’Arneis, sono seguiti dall’aroma di pane e lieviti. Il sapore è secco, gradevole e piacevolmente armonico.
Nebula Nature Brut Metodo Classico – Battaglino: un nebbiolo vinificato spumante dal perlage sottile e vellutato, profilo aromatico con note floreali di sambuco e biancospino che donano delicate sfumature di freschezza del frutto, tra agrumi e frutta gialla con note di erbe aromatiche. Il sorso propone freschezza e frutto con un finale persistente, raffinato e armonioso.
Spumante Brut Metodo Classico Tre matote – Cà Neuva: solo 1000 bottiglie prodotte per lo spumante brut “Tre matote”. Di buona armonia, con una buona sapidità, elegante e con note molto raffinate. La gradazione è di 12° e il colore è giallo chiaro. Eccellente come aperitivo, durante il pasto si accompagna molto bene con i primi e le fritture. Noi consigliamo una temperatura di servizio intorno ai 10-11 gradi.
Per fare un cenno agli abbinamenti usiamo il metodo per ”stagionalità” e abbiniamo tutto cio’ che in bocca ci regala freschezza.
Le note acide faranno da padrone e accompagnate da intensità e corpo leggero ci offriranno combinazioni di gusto da cielo stellato.
Dopo il brindisi spumeggiante, è il momento di passare ai bianchi che raccontano il territorio con altre vibrazioni: l’Erbaluce, fresco e minerale come la brezza delle Alpi, e il Timorasso, corposo e sapido come un tuffo nelle rocce calcaree.
L’Erbaluce è un’uva da vino bianco originaria del Piemonte, probabilmente risalente all’epoca romana.
Oggi è prodotto quasi esclusivamente nella piccola area di Caluso, ed è infatti tipicamente conosciuto come “Erbaluce di Caluso“.
Si tratta di un’uva estremamente acida, dalla bassa rendita e con la tendenza a diventare fortemente astringente.
Quando il frutto viene raccolto molto maturo i vini ricordano la mela, sia nel naso che nel gusto: per questi motivi, una delle sue massime espressioni è in versione passito.
Grazie alla sua spiccata acidità, invecchia bene in bottiglia.
Realizzato con l’omonimo vitigno, il Timorasso vanta più corposità e complessità rispetto a molti bianchi italiani: non è certo il classico bianco leggero da sorseggiare come aperitivo.
Quando giovani, questi vini conquistano con seducenti profumi floreali e di albicocca, e con un caratteristico sapore di mela dalla spiccata acidità.
Con l’avanzare dell’età acquisiscono una complessità minerale e nascono note di frutta secca, mandorle e miele con un equilibrio armonioso.
Un bianco che è interessante seguire nell’evoluzione: c’è da chiudere gli occhi e perdersi in assaggio nell’unione tra freschezza e corpo.