Il 4 Settembre, nel suggestivo Auditorium Horszowski di Monforte, si terrà la prima edizione di Harvest Music Festival. Dalle ore 18.30 in poi si esibiranno due band britanniche e i Madyon, italiani, cuneesi per essere più precisi, che stanno conquistando la penisola con il loro rock delicato con una forte componente pop. Ci sarà anche Dj Pony Montana a fare da cornice sonora in apertura e in chiusura del festival.
Alla realizzazione dell’evento collabora attivamente il comune, che ha patrocinato l’evento, la Pro loco, che sarà presente con un banchetto eno gastronomico, e l’ufficio turistico, impegnato a promuovere la serata attraverso i propri canali.
Abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Silvia Harrison, organizzatrice dell’evento, originaria del Roero che oggi vive fra la Costa Azzurra e Glastonbury (Uk).
Di che cosa ti occupi attualmente? Qual’è il tuo rapporto con la musica?
Mi occupo di gestione immobiliare da una decina di anni ed ho incominciato ad organizzare concerti un paio d’anni fa; i primi due in Francia, vicino a Cannes, per pura passione, e poi a Glastonbury, in UK. In Italia in questo momento sono molto concentrata sull’Harvest Music Festival: Introdurre qualcosa di nuovo non è facile e bisogna lavorare sodo senza avere la certezza del riscontro positivo e della presenza di pubblico.
Il mio rapporto con la musica è atipico. Comincio da lontano: i miei primi ricordi sono tutti a base di musica,legati ai dischi e alle canzoni.
Purtroppo in casa non c’è mai stato posto per la musica o per imparare uno strumento: Se volevi cantare era permesso in chiesa. il resto era classificato come “grilli per la testa” e quasi mi dovevo nascondere per poter cantare. Alla fine del Liceo, per gioco, ho cominciato a cantare in un gruppo, ma i miei genitori non erano d’accordo che andassi in giro ad esibirmi e così ho abbandonato.
Cantare è un bisogno per me, un antistress, un mondo fatato che raggiungi e apri con la chiave della voce, non un’ambizione o un traguardo.
Ho una laurea binazionale e un Capes francese (concorso per insegnare) ma sono “non letterata” in campo musicale: Una lacuna che mi pesa tantissimo e alla quale forse un giorno porro’ rimedio.
Organizzare concerti e un festival è probabilmente un modo di reagire per ristabilire un equilibrio…Tutti i nodi, e le passioni, vengono al pettine prima o poi no?
Qual’è la ragione principale che ti ha spinto ad organizzare Harvest Music Festival?
Ci sono tantissime ragioni. In particolare due esperienze recenti: l’incontro e l’amicizia Shelly Poole, songwriter e donna “magica” nel senso che possiede le chiavi della musica e l’energia giusta. Il suo gruppo Red Sky July fa alternative Country/ Americana British e sono loro che mi hanno introdotta al genere.
Purtroppo non potranno presenziare per altri impegni. Saranno I The Southern Companion a suonare questo stile musicale a Monforte.
L’idea del festival mi girava in testa da un paio d’anni, all’inizio volevo puntare solo sull’alt country ma poi ho pensato che per una prima edizione la soluzione migliore fosse diversificare generi.
A Glastonbury ho conosciuto molta gente, tanti musicisti e visto organizzare qualche festival; in quei posti comunque tutti suonano o cantano. Quasi ogni pub organizza serate di musica live più volte a settimana e non ci sono molte costrizioni burocratiche e tasse che soffocano le esibizioni dal vivo come in Francia ed Italia.
Mi piacerebbe anche che questo festival diventasse un vero e proprio scambio e collaborazione tra le band che vi partecipano: Questo in parte sta già sta accadendo perché I Safehaus, che suoneranno al festival, per esempio, sono andati a registrare parte del loro primo EP nello studio dei Madyon.
Perché hai scelto Monforte come location ideale per la prima edizione?
L’idea originaria era proporlo nel Roero. Poi un amico mi ha presentato Marina del Tourist Office di Monforte, una ragazza dinamica e solare. Ci siamo trovate in sintonia e mi è piaciuta la sua energia positiva.
L’Auditorium è una location eccezionale che non ha bisogno di presentazioni: ln luogo insolito e fantastico, che non ti aspetteresti in cima ad un paesino. Le persone che collaborano con me, sono tutte molto disponibili: lavorare in queste condizioni con gente reattiva e lungimirante è molto stimolante. Ogni volta che ritorno a Monforte e vedo l’Auditorium, poi, mi dico che ho fatto la scelta giusta.
Che genere di concerto si devono aspettare i partecipanti?
Si incomincerà con The Southern Companion: li ho scoperti grazie ad un amico dj che ha una radio a Glastonbury e ci ha dato una mano ad organizzare una serata Alternative Country in un locale del posto.
Quando li ho ascoltati mi sono piaciuti subito e li ho scelti. Mi ha fatto piacere arrivare prima delle loro quattro nomination ai British Country Awards, cosi’, giusto per confermare che le mie orecchie sono ancora buone.
Poi suoneranno I Safehaus: Quando li ho conosciuti mi sono promessa che li avrei portarli in giro. Il loro stile comprende entrambi, è molto particolare ed è piaciuto quando a Giugno abbiamo fatto un mini tour tra Italia e Francia. Sono un gruppo esordiente ma i musicisti che ne fanno parte hanno una lunga esperienza.
Concluderanno la serata I Madyon, di Cuneo: Una band locale che sta emergendo nel panorama italiano e che ha appena incominciato il primo live tour con canzoni proprie e un nuovo album.
Si incomincerà con i prodotti e i piatti locali serviti dalla Pro loco: a mettere un po’ di ambiente prima del concerto ci penserà Pony, che chiuderà anche la serata con il suo dj set
Le band Inglesi sono molto contente di suonare in Italia, è la loro prima volta davanti ad un pubblico italiano riunito per un Festival. Saranno molto carichi.
Speriamo il pubblico faccia la sua parte incoraggiandoli e apprezzando una musica che non ha forse l’abitudine di ascoltare spesso nel nostro paese.
Quali sono le differenze principali nell’organizzare un concerto in Italia o all’estero ?
Posso parlare della mia modesta esperienza: In Francia, come in Italia, il lato amministrativo è piuttosto pesante ma le procedure sono più chiare.
In Italia pero’ le persone sono più ospitali, la gente più calorosa e il cibo dato agli artisti migliore.
In UK è più semplice: Ci sono luoghi di affissione pubblici gratuiti e più posti in ogni città dove tutti sanno che gli artisti possono pubblicizzare gratuitamente i loro concerti senza storie di tasse o bolli. Puoi esporre le locandine nelle vetrine dei negozi liberamente se il proprietario è d’accordo. In Italia è impensabile qualcosa del genere mancano spazi liberi e gratuiti per la promozione di un evento.
Dopo Harvest Music Festival hai intenzione di continuare ad organizzare concerti in zona?
Tutto dipenderà dalla riuscita della prima edizione. Sicuramente mi piacerebbe che l’Auditorium fosse gremito di gente e che quindi la manifestazione si ripetesse l’anno prossimo.
Metto passione in quello che faccio e mi è piaciuto molto ritornare nella mia regione: Erano 20 anni che non passavo più un’estate in zona e ho riassaporato di nuovo questi meravigliosi luoghi.
Sono convinta che la musica e gli scambi artistici internazionali siano un’arma interessante per la promozione del territorio e dei suoi prodotti.
Per esempio in Uk ci sono festival pensati per le famiglie: Si svolgono di pomeriggio e in prima serata in un campo e la musica è onnipresente. Ci sono sempre palchi dove si esibiscono band con musica adatta all’occasione, c’è cibo, ci sono stand, giochi gonfiabili per bambini, attività per le famiglie ma c’è sempre e soprattutto musica e artisti di ogni età.
Anche grandi fiere agricole prevedono sempre concerti. La musica è aggregazione per tutte le fasce di età, antistress , modo per socializzare. Ci sono generi per tutti i gusti ed e’ anche molto interessante la formula “Art and Music festival” rispetto ad altre.
Per l’Harvest music festival abbiamo 3 gruppi e un DJ: Non abbiamo contributi pubblici per il momento e malgrado le spese (aerei, hotel, vitto, alloggio, trasporto, costi pubblicitari, materiale, tasse) abbiamo deciso di mantenere molto basso il prezzo del biglietto per 4h30 di musica, e questo per invogliare la gente a scoprire una formula relativamente nuova per la zona. Non mi resta quindi che lanciare il classico appello : venite in tanti ad incoraggiare questa nuova iniziativa !