Arte e cultura

Alba per l'arte, l'arte per Alba Pinot Gallizio e la Fiera del Tartufo

Ottobre 9, 2025

Giuseppe Gallizio, detto Pinot e così conosciuto anche come pittore, nasce ad Alba il 12 febbraio del 1902. Vi morirà improvvisamente nel 1964, ancora relativamente giovane, e, per ironia della sorte, proprio appena trascorso il giorno del suo compleanno, il 13 febbraio.

Pinot, dunque, era piemontese di radici e albese di nascita. Il suo nomignolo, dopotutto, non lascia dubbi: quello che può sembrare un nome d’arte alla francese per chi è straniero delle sue terre, subito viene riconosciuto come familiare da chi lì vi è nato.

La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, invece, nasce nel 1929, quando Gallizio non ha ancora trent’anni, e in poco tempo diventa autonoma e riconosciuta. Un evento destinato ad avvicinare Alba a un pubblico vasto e inaspettato e a trasformarsi in un’occasione unica per far conoscere la piccola cittadina nel mondo.

Ma la strada è lunga e tortuosa, e dal 1929 fino al giorno in cui la Fiera può definirsi un evento internazionale passano decenni, e un conflitto mondiale nel mezzo. E intanto, mentre questa si evolve e si trasforma, Pinot Gallizio vive la sua città, si evolve e si trasforma anch’egli, cambia identità senza mai perdere se stesso. In questi momenti di passaggio simili e condivisi, i due soggetti spesso si incontrano e spesso segnano una parte delle loro rispettive storie.

Pinot Gallizio e Alba: un albese internazionale

Alba per Pinot Gallizio è nido, è la sua terra. Una terra da conoscere nel profondo e da cui non smettere mai di imparare. Un luogo che egli crede possa raccontargli la storia dell’Uomo, e per questo, in uno slancio da archeologo, cercherà perfino di rintracciarne le origini ancestrali. Perché Alba è dove Gallizio si trasforma da farmacista, professione in cui si era specializzato con un titolo universitario, a combattente, a enologo, a produttore di caramelle, ad archeologo e, infine, a pittore.

Pinot Gallizio viaggia nel corso della sua vita, si allontana dalla sua Alba ma non la lascia mai del tutto, non si trasferisce mai altrove. Per un artista del Novecento, questo poteva facilmente risultare in una visione poco aperta al nuovo, in scarsi contatti con l’esterno, in un certo provincialismo. La comunicazione stessa con il frenetico mondo dell’arte poteva essere complicata e trovare un linguaggio comune poteva non essere immediato.

Eppure, questo problema Gallizio non lo conosce mai. Lui, che pur si esprime con un forte accento piemontese e che fa della piccola Alba il suo laboratorio di vita e di arte, durante la sua breve carriera da pittore collabora e si lascia ispirare da artisti internazionali. Tanto che, in poco tempo, resterà legato fisicamente alla sua città, ma la sua arte comincierà a muoversi indipendentemente dal luogo che l’aveva vista nascere, facendosi strada nel mondo.

Gallizio resterà legato fisicamente alla sua città, ma la sua arte comincierà a muoversi indipendentemente dal luogo che l’aveva vista nascere, facendosi strada nel mondo.

Un albese non convenzionale, dunque, un albese che ad Alba fa parlare di sé, che sfoggia un’estrosità quasi sconosciuta a un contesto di cittadina di campagna.

Pinot Gallizio e la Fiera del Tartufo: prima della pittura

Pinot Gallizio non nasce con il talento per la pittura e nemmeno aspira a diventare pittore. L’arte lo trova tardi, molto tardi per una carriera tradizionale, quando ha già cinquant’anni.

Quindi, quando negli anni Trenta la Fiera del Tartufo di Alba sta compiendo i suoi primi passi e sta costruendosi un’identità, Gallizio non è pittore, è un farmacista senza vocazione. Un’anima infuocata sì, ma ancora un albese comune. O forse no, perché Alba lui non la vivrà mai passivamente.

Il Palio degli Asini

Nel 1932 una piccola scaramuccia con la vicina Asti è l’occasione per Gallizio per rispolverare un’antica storia locale, accendendo la sua innata passione per l’Uomo e la sua curiosa parabola su questa Terra.

Nel Medioevo, infatti, quando le rivalità tra comuni erano pane quotidiano, Asti era stata per breve tempo forza dominante sul territorio di Alba. E allora Alba, per ribellarsi e prendersi gioco di un nemico che riteneva non avesse alcuna autorità, aveva messo in piedi una parodia del rinomato Palio astigiano, inscenando il Palio degli Asini.

Se oggi quindi il Palio degli Asini è uno degli eventi più conosciuti della Fiera del Tartufo di Alba e si svolge regolarmente ogni ottobre, è grazie a Pinot Gallizio.

L’evento non aveva avuto seguito e si era perso nella leggenda, ma la sua memoria era rimasta nella mente degli albesi, così che Pinot Gallizio può ritrovarla e dare alla cittadina il suo esclusivissimo Palio degli Asini. È lui, infatti, a premere perché il Palio si riproponga in occasione delle prime edizioni della Fiera, ed è lui a comprendere l’unicità di questa bizzarra alternativa.

Se oggi quindi il Palio degli Asini è uno degli eventi più conosciuti della Fiera del Tartufo di Alba e si svolge regolarmente ogni ottobre, è grazie a Pinot Gallizio. Se oggi Alba ha la sua manifestazione sportiva distintiva pur non avendo ereditato alcuna tradizione secolare, è grazie a un futuro pittore con la passione per la sua terra e le sue origini, e con la voglia di scavare a fondo nelle sue radici.

Pinot Gallizio e la Fiera del Tartufo: Alba per l’arte, l’arte per Alba

Il conflitto mondiale porta a un inevitabile periodo di arresto dell’evoluzione di Pinot Gallizio e della Fiera del Tartufo. Non che mancassero le idee o la volontà, ma certamente mancavano le occasioni e il contesto per poter proseguire come si avrebbe sperato. Per entrambi, sarà il Dopoguerra a far riprendere la marcia, con una vera e propria svolta durante il boom economico.

Negli anni Cinquanta, ormai consolidate le sue basi, la Fiera intensifica il suo sforzo per rendere realtà la sua spinta internazionale. Sempre negli stessi anni Pinot Gallizio fa alcuni incontri decisivi, tra cui quello con il giovane artista Piero Simondo, e gli si aprono le porte del mondo della pittura.

A cinquant’anni, dunque, Pinot Gallizio trova una nuova e definitiva via di realizzazione per le sue idee e la sua inesauribile curiosità. Questa strada lo terrà impegnato per tutto l’ultimo decennio della sua vita e porterà risultati che, forse, avrebbero superato persino le sue aspettative.

La Fiera del 1955

In questo percorso folgorante, Gallizio presto coglie l’importanza della Fiera e dell’arte per sé stesso e per la sua città. Già nel 1955 il novello pittore, insieme al suo ormai fedele compagno Piero Simondo, capisce che la Fiera può essere un catalizzatore, un’occasione per rendere la città appetibile agli artisti. E allora in quell’anno i due invitano personaggi del calibro di Lucio Fontana e Asger Jorn a creare dei manifesti per la ventura edizione della Fiera del Tartufo, da svolgersi in ottobre.

I manifesti si faranno, ma non verranno mai utilizzati. E nonostante ciò, l’iniziativa darà grande frutto: inizia per Gallizio e la sua cerchia di amici artisti un periodo di incontri e scoperte, di ricerca e di grandi sogni, coltivati insieme in un cortile della piccola Alba, individuato come luogo consono da Gallizio stesso. 

Il Laboratorio di Alba

Lì, in quel cortile di campagna, nascerà il Laboratorio sperimentale del Movimento internazionale per una Bauhaus immaginista, un nome lungo e altisonante usato per descrivere le visioni, anche ingenue, di un gruppo di artisti che amavano riunirsi ad Alba per testare le proprie idee e portarle poi in giro per il mondo. 

Questo risultato, per una manifestazione nata inizialmente per facilitare lo smercio di un prodotto pregiato, era il chiaro segno che la Fiera si era spinta ormai molto oltre il suo punto di partenza. Il successo del 1955 non si rivelerà utile solo per Gallizio e la sua arte, ma dimostrerà anche che la Fiera era e poteva ora definirsi un evento riconosciuto, capace con la sua nomea di destare l’interesse anche di artisti già affermati.

Pinot Gallizio come incarnazione dello spirito della Fiera

Dal 1929 fino alla sua morte nel 1964, il rapporto di Gallizio con la Fiera mostra come egli abbia creduto fin dal principio nel valore dell’evento.

Personaggio unico, Pinot Gallizio riconosce forse nella manifestazione albese una certa somiglianza con se stesso e con la sua esperienza, con un percorso che si fa forte delle proprie radici per poi superarle e persino reimmaginarle. Riconosce un’evoluzione che va di pari passo con la sua, che si muove, si arresta e poi riparte, proprio come era successo a lui stesso. 

Personaggio unico, Pinot Gallizio riconosce forse nella Fiera del Tartufo una certa somiglianza con se stesso e con la sua esperienza, con un percorso che si fa forte delle proprie radici per poi superarle e persino reimmaginarle.

E quindi negli anni Trenta, ben consapevole che senza una solida base di partenza non si può guardare lontano, suggerisce per la Fiera una reinterpretazione del medievale Palio degli Asini

Negli anni Cinquanta, quando ormai gli è chiaro che per crescere è necessario guardare oltre i propri confini, apre alla Fiera (e ad Alba) la strada dell’arte contemporanea.

Un’affinità, quella con la Fiera e il suo significato per Alba, che forse Gallizio avrebbe continuato a dimostrare ancora per molto tempo, e chissà in quale forma, se solo non se ne fosse andato improvvisamente una notte di febbraio.