Letture golose
Tartufo: la parola alla chef

L’autunno è sicuramente il periodo migliore per visitare le Langhe, i colori delle vigne creano paesaggi incredibili e il profumo del mosto riporta ad una tradizione secolare.
Ma c’è un altro profumo, ancora più intenso, che racconta questa stagione di Langa: il tartufo.
Qui potete trovare vari approfondimenti sul tubero più famoso del mondo, e visto che siamo nel pieno della Fiera del tartufo abbiamo pensato di fare due chiacchiere con chi ha a che fare con questo prezioso prodotto tutti i giorni.
Uno dei primi nomi che ci è venuto in mente è quello di Flavia Boffa, titolare del ristorante LaLibera ad Alba.
Flavia ha anche collaborato in passato con il Centro Nazionale Studi del Tartufo, un ente che si occupa di tutelare e promuovere la cultura del tartufo a 360 gradi, ed ha quindi una grande esperienza del settore.
LaLibera – Flavia Boffa
Beh si, direi che fin da piccola ho avuto a che fare con questo particolare mondo. Mi ricordo che accompagnavo mio padre dai trifolai di fiducia, e i profumi sono il legame più forte che abbiamo con il passato.
Devo ammettere che mi è sempre piaciuta l’atmosfera vagamente misteriosa legata all’acquisto del tartufo.
Ovviamente non c’è niente di pericoloso, ma è un po’ come essere in un film di spie: ci sono regole non scritte, rituali, il tutto si basa molto sulla fiducia.
Si, in passato ho collaborato con il Centro Studi, sia come giudice che per le ricerche sul territorio.
È stata un’esperienza estremamente interessante, mi ha fatto conoscere a fondo le varie caratteristiche e differenze che ci sono tra le specie, che rispecchiano i diversi terreni che troviamo nelle Langhe e nel Roero.
La mia linea è quella di privilegiare la qualità, preferisco averne pochi ma essere sicura di portare in tavola un prodotto eccellente.
Con molti clienti abbiamo costruito negli anni un rapporto di fiducia, e il ruolo di noi ristoratori è molto importante per garantire che gli appassionati possano gustare il vero tartufo bianco d’Alba.
Ovviamente ho i miei Trifolao di fiducia: come dicevo prima mi piace molto rapportarmi direttamente con chi li raccoglie, fa parte della tradizione.
Poi mi capita anche di rivolgermi a negozi locali, qui ad Alba abbiamo diverse realtà che garantiscono un ottimo prodotto.
Ovviamente il tartufo va gustato fresco, è un prodotto che si deteriora velocemente e patisce molto il caldo.
Consiglio sempre di non aspettare oltre i 3 giorni, anche se in periodi particolarmente freddi e conservandoli in frigo si può arrivare tranquillamente a 10 giorni.
Ma dipende da tanti fattori, ad esempio questo inizio d’autunno è stato molto caldo, e quindi i tartufi cominciano già nel terreno il processo di invecchiamento, che è una sorta di fermentazione.
Non bisogna spaventarsi però: appena raccolti può sembrare che abbiano dei sentori troppo pungenti, ma già dopo un giorno raggiungono un equilibrio, e questo è il momento migliore per consumarli.
Io sono molto legata alla tradizione, quindi sicuramente consiglio di provare i grandi classici.
Tajarin fatti a mano al burro con una bella grattata di tartufo, un piatto semplice, ma sempre di effetto.
Oppure l’uovo pochè, che può anche essere abbinato alla fonduta e al cardo.
Il sapore caratteristico del cardo fa da traino a quello del tartufo, si completano a vicenda.
Ma secondo me è giusto anche sperimentare: io propongo ad esempio l’abbinamento con una crema di cavolfiori e capesante.
Una grattata di tartufo
È difficile sceglierne uno, mi piacciono tutti! Però forse uno dei modi in cui apprezzo di più il tartufo è su delle fettine di carne all’albese con un pochino di crema di acciughe.
Grazie a voi, non vi resta che venire in fiera ad Alba e inebriarvi con il profumo più caratteristico della gastronomia delle Langhe!