Sin dalle sue origini romane, Alba è sempre stata una città incline al commercio.
I mercati e i festeggiamenti cittadini hanno una storia che dura da secoli.
Dapprima legati ad avvenimenti di carattere religioso, con la costituzione dello Statuto Albertino (1848) queste ricorrenze divennero via via associate ad avvenimenti di carattere puramente civile.
Con la prosperità portata dall’Unità d’Italia il carattere commerciale della città si fece ancora più forte.
Nei primi decenni del ‘900 Alba conobbe un notevole sviluppo, soprattutto dalla parte alla sinistra del Tanaro.
Per questo motivo nel 1925 la Frazione Mussotto ottenne il consenso del comune di organizzare, agli inizi di settembre, una festa annuale con rassegna zootecnica.
Tre anni dopo, durante una riunione di tutte le principali città della provincia, anche Alba richiese e ottenne il permesso di istituire una sua festa autunnale.
La Festa Vendemmiale
La prima fiera albese nacque come Festa Vendemmiale.
Data la vasta area a disposizione per le celebrazioni, si decise di unire a questa la fiera del Mussotto che, nel frattempo cresciuta, aveva bisogno di trovare nuovi spazi.
Oltre alla tipica esposizione del bestiame del Mussotto, la città di Alba era pronta ad ospitare manifestazioni popolari e mostre di varia natura, tra le quali una interamente dedicata al tartufo.
Il rapporto tra il tartufo e la storia albese
Il tartufo entrò nella storia dell’Albese in modo del tutto naturale: triffole o tartuffoli figurano infatti fra le spese che le varie comunità sopportavano annualmente per ingraziarsi feudatari o conti o per rabbonire l’invasore di turno.
Ma il tartufo trovava voce anche nei magri bilanci contadini, e quando nel 1741 il conte Carlo Giacinto Roero di Vezza cercò di regolamentarne la raccolta, la comunità vezzese protestò.
I bandi campestri cercavano di imporre una tassa su ogni scavo, ma i contadini si difesero dichiarando che quel bene che ricavavano dalle loro terre era necessario per supplire al pagamento dei tributi.
Appare chiaro quindi lo stretto legame del tartufo con l’economia contadina.
La “mostra” del Tartufo
La mostra del tartufo del 1928 fu ideata dall’albergatore e ristoratore Giacomo Morra.
Egli decise di valorizzare questa eccellenza riconoscendone il grande potenziale enogastronomico e turistico e utilizzando per la prima volta il nome “Tartufo d’Alba”.
Il successo di questa iniziativa fu così grande che si scelse di trasformarla in una esposizione permanente, introducendo anche un premio per i migliori esemplari di tartufo.
La “Fiera mostra campionaria a premi dei rinomati Tartufi delle Langhe”
L’anno successivo, il 1929, venne organizzata la prima “Fiera mostra campionaria a premi dei rinomati Tartufi delle Langhe”.
Questa si svolse in tardo autunno, un mese dopo la Fiera Vendemmiale, per favorire l’ottimale maturazione del fungo ipogeo.
Nel 1932 la fiera, nel pieno del suo sviluppo, strinse il suo legame con i prodotti tipici del territorio ed in particolar modo coi vini.
In quell’anno, per volere di Pinot Gallizio, nacque anche il Palio degli Asini, la farsesca corsa di ciuchini nata per dare immagine alla Fiera del Tartufo e beffare il Palio di Asti.
La prima Fiera del Tartufo
Nel 1933 la Fiera del Tartufo soppiantò ufficialmente la Festa Vendemmiale.
Ogni anno più attesa da cittadini e abitanti dei comuni del circondario, la manifestazione continuò ad arricchirsi.
Aumentavano gli eventi collaterali che mantenevano viva la festa per più giornate.
Attirati dai musici che sfilavano per la città e dai ristoranti che proponevano piatti tipici a base di tartufo, i primi turisti facevano capolino a quella che fino ad allora era stata solamente una piccola festa cittadina.
La Fiera diventa provinciale
Sospesa negli anni della guerra, la Fiera fu riproposta nel 1945 come testimonianza del desiderio degli albesi di riprendere le antiche consuetudini.
La kermesse si impose con lo stesso sfarzo e lo stesso spirito degli anni precedenti guadagnandosi il titolo di “provinciale”.
Intorno agli anni ‘50 gli organizzatori della manifestazione decisero che era arrivato il momento di promuoverla ulteriormente portandola in TV per farla conoscere ad un pubblico più vasto.
La Fiera diventa nazionale
Nel decennio successivo, le proposte culturali aumentarono diventando più varie per attrarre un maggior numero di visitatori e turisti.
All’aspetto enogastronomico si aggiunsero anche storia e tradizione delle comunità locali.
Negli anni ‘70 e a seguire, la Fiera continuò a mantenere il suo prestigio e l’afflusso alla manifestazione crebbe di anno in anno.
E’ così che intorno alla fine degli anni ‘80 la fiera passò da provinciale a nazionale.
La Fiera diventa internazionale
Passa il tempo e gli albesi sentono che qualcosa deve cambiare.
Nasce, nel 2003, l’Ente Fiera Nazionale del Tartufo: un organismo che raggruppa le forze della Città di Alba, l’Associazione Commercianti Albesi e la Giostra delle Cento Torri.
Con questa nuova organizzazione la Fiera raggiunge il massimo del suo splendore.
Nel 2007 guadagna il titolo di “Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba”, oggi uno dei più importanti appuntamenti per la città e vetrina mondiale per Langhe, Roero e Monferrato.
Visita la Fiera
La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco è senza dubbio l’evento principale di Alba, un appuntamento imperdibile per gli amanti del pregiato fungo e per gli enoturisti che desidera visitare le Langhe e il Roero.
I numerosi eventi organizzati in occasione della fiera si tengono nei mesi di ottobre e novembre.
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