Paroldo – L’antica cappella dedicata a San Sebastiano sorge, per chi giunge da Ceva, poco oltre il paese alla sommità di una modesta altura che domina l’attuale centro abitato.
Dopo aver ammirato la semplice facciata, è possibile notare, sul fianco, l’attacco di un arco (l’antico accesso al castello?) e la facciata originaria, probabilmente posta all’interno delle mura, con un armonioso portale in pietra e, in alto, lo stemma della famiglia Del Carretto.
Nel corso degli scavi è stata ritrovata una cisterna per la raccolta delle acque. L’interno, assolutamente spoglio, al termine dei lavori dovrebbe essere destinato a sala esposizioni.
E’ situata sul pendio della collina dove anticamente era collocato il castello, nelle cui mura fortificate, a suo tempo era racchiusa (nella struttura delle pareti della chiesa sono stati rinvenuti resti della cinta muraria del castello) .
Questa era una cappella signorile, infatti apparteneva ai Signori Del Carretto, nei cui possedimenti rientrava il feudo di Paroldo, a seguito delle suddivisioni avvenute nell’antica signoria, geograficamente molto più ampia, dei marchesi del Vasto.
La Cappella di San Sebastiano risale al X secolo ed è pertanto la chiesa più antica del paese.
La facciata originaria era dietro l’attuale abside (nella parte posteriore dell’edificio) ed era orientata verso il castello, fatto che conferma l’appartenenza dell’edificio al complesso signorile.
Su questa facciata si può ancora oggi notare la formella in arenaria riportante lo stemma dei “Del Carretto” (testa di cavallo con cinque bande trasversali) unitamente ai simboli vescovili (tre mappine terminali) con subito sotto la vecchia porta d’ingresso ostruita con pietre.
Soltanto alla fine del XVI secolo, infatti, la facciata originaria, e di conseguenza l’ingresso della chiesa, fu sostituita dall’attuale, rivolta verso levante come stabilito dalle norme del Concilio di Trento.
Nella parete esterna sinistra è ancora oggi visibile una faccia scolpita nella pietra, analoga a quella presente all’esterno della chiesa di San Martino; tali simboli ricorrenti si ritiene avessero una funzione scaramantica di protezione dagli spiriti maligni o dalla sfortuna.
Nel XVII sec. l’allora Vescovo ordinò che gli interni della cappella fossero imbiancati a calce, cosa che fa supporre che la cappella sia stata adibita a lazzaretto nei casi di epidemia.
Tale ipotesi è suffragata dalla presenza all’esterno di un pozzo in pietra (e pertanto non utilizzabile come riserva per l’acqua), in cui si ipotizza che in tempo di peste potessero essere gettati i cadaveri, fra strati di calce.
L’edificio aveva risentito parecchio del passare del tempo, e già negli anni ‘80 erano stati effettuati dei primi interventi di consolidamento alla struttura.
Dopo l’acquisto da parte del Comune dell’edificio, avvenuto nel 1990, sono stati effettuati drastici interventi di recupero all’intera area (comprese pertanto le fondamenta), lavori iniziati nel 1996 e terminati nel 2003.
Tale intervento ha comportato la rimozione e riqualificazione del pavimento (nel quale è stata ritrovata una antichissima macina in pietra), la messa in sicurezza delle mura di sostegno, e la rimozione della copertura a calce delle pareti, con il conseguente ripristino degli affreschi originari, probabilmente risalenti al XIV secolo.
Sono oggi riconoscibili le figure dei santi Antonio, Rocco, Pietro, Sebastiano, Bernardino d’Aosta, oltre all’Arcangelo Gabriele e alle insegne cardinalizie della famiglia Del Carretto.
Attualmente la cappella di San Sebastiano è utilizzata come sede di manifestazioni culturali e musicali.
Come arrivare: dalla piazza centrale del paese si prende la strada in salita verso la Langa e, dopo circa 200 metri, una strada con fondo in ghiaia conduce alla Chiesa, che è peraltro ben visibile in cima alla collina.
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