Le rievocazioni storiche e la Fiera del Tartufo sono gli eventi autunnali più attesi da albesi e turisti.
Non perderti questa intervista rilasciata per noi dall’Onorevole Alberto Cirio, presidente della Giostra delle Cento Torri, e Carlo Passone, altra figura cardine della Giostra.
Troverai tante curiosità interessanti che ti faranno apprezzare ancor di più questo imperdibile evento autunnale.
Quando ha avuto inizio il Palio degli Asini e per volere di chi?
PASSONE: Il Palio degli Asini è iniziato nell’anteguerra negli anni ‘30, più precisamente intorno al 1935-36. Dopo l’interruzione bellica la corsa è stata ripresa per due o tre volte prima di cessare nuovamente.
Il Palio nasce da un’idea di Pinot Gallizio che, essendo un personaggio di cultura e spirito, l’ha pensato come beffa a quello di Asti, facendo correre degli asini.
Potremmo dire che, indirettamente, anche noi abbiamo contribuito a creare uno degli eventi storici più antichi di Italia, perché il primo Palio è stato corso dagli astigiani sotto le mura della nostra città il 10 agosto 1275.
Quella di Gallizio è stata un’idea geniale che, nella sua banalità, ha illuminato lo sviluppo di una manifestazione che è destinata a durare nel tempo.
Abbiamo detto che il Palio è stato sospeso per un periodo: quando è stato ripreso?
PASSONE: Nel 1967. E’ questa la data del Palio moderno. E’ stato ripreso per merito di tre personaggi che l’hanno fortemente voluto: Farinetti, Barbero e Aimeri.
Da subito i tre organizzatori decisero di dare un valore aggiunto alla manifestazione legando ad esso le rievocazioni di episodi storici che fanno sì che il Palio si confonda tra storia e leggenda.
Col passare degli anni poi sono state inventate le altre attrattive legate al Palio, quali l’investitura del Podestà e la sfilata medievale.
Oggi, la manifestazione continua ad essere seguita proprio perché la loro è stata un’idea vincente: la gente viene per assistere sì alla corsa farsesca, ma anche alle rievocazioni che mettono in scena veri e propri spettacoli teatrali.
Per quale motivo il Palio è oggi legato alla Fiera del Tartufo?
PASSONE: Il Palio è sempre stato legato alla Fiera: in sostanza è nato per darle ulteriore immagine.
Inoltre, il Palio ha avuto un forte influsso positivo sulla Fiera perché l’ha aiutata a risollevarsi quando questa ha subito un considerevole declino.
Grazie alla corsa, considerata una novità assoluta, la Fiera ha potuto godere di un grande afflusso turistico permettendone la ripresa economica.
A livello culturale, quale impatto hanno avuto la Fiera e il Palio sulla comunità albese?
PASSONE: La Fiera è l’orgoglio di tutti gli albesi: il mondo ci conosce per due cose: la Nutella e il Tartufo.
Per quanto riguarda il Palio, invece, i nostri concittadini non l’hanno mai veramente saputo apprezzare, reputandolo un sotto-prodotto, una manifestazione folkloristica, ma in senso dispregiativo.
In passato, non riuscivano a percepirne l’aspetto e il potenziale turistico che questa corsa potesse avere. Il Palio era denigrato perché considerato inutile e non solo dai cittadini, ma anche dai gestori stessi.
Inoltre, non era considerato culturalmente adeguato perché corso da asini. Ma tanto di cappello a chi ha avuto l’idea di abbinare una parte storica ad una parte di puro divertimento!
CIRIO: Se il Palio fosse puramente culturale, chi oggi viene ad apprezzarlo troverebbe delle critiche da fargli a causa di alcune incongruenze storiche.
Se dovessimo basarci sui costumi medievali, ad esempio, i partecipanti alle rievocazioni dovrebbero vestire di stracci di tela o lana: il velluto, il broccato, la porpora non esistevano ancora nel Medioevo.
Eppure, una sfilata con quei costumi, sarebbe una sfilata che oggi il pubblico non apprezzerebbe.
Nonostante le denigrazioni però, sappiamo che il Palio è vissuto con divertimento: ci può rivelare qualche aneddoto?
CIRIO: Ce ne sono talmente tanti che ricordarli tutti è difficile!
L’aneddotica è legata profondamente allo spirito che muoveva coloro che hanno creduto nel palio fin dalle sue origini e che lo hanno poi gestito e sviluppato.
Ossia goliardia pura, il Palio lo si faceva per divertirsi. Ad Alba una volta si conoscevano tutti, aveva meno abitanti. Perciò i vari borghi erano già costituiti da gruppi di amici.
Gli aneddoti più belli sono gli scherzi che i Borghi si sono fatti l’uno con l’altro e quasi tutti legati a ruberie: si faceva l’impossibile per cercare di rubare qualcosa ai Borghi avversari.
Anche noi poi, da parte della Giostra, facevamo la nostra parte per cercare di soffiare sul fuoco e animare questi episodi.
Eccone uno: ricordo che una notte il Borgo Moretta ruba il balestrone che il Borgo dei Brichet ha messo in esposizione in piazza Pertinace e che avrebbe dovuto portare in sfilata al Palio.
Qualcuno se ne accorge e va ad avvisare Musso che prontamente scende in pigiama e, iniziando a correre, raggiunge il ladruncolo quando ormai è entrato nel Borgo Moretta.
Così, per far scena, decide di fare casino minacciando tutti! E poi, il solito ricatto: “ti sarà restituito in cambio di bottiglie e quant’altro”.
Quante volte poi sono stati rubati i Pali (i drappi)!
Ci ha menzionato la Giostra delle Cento Torri: qual è la relazione tra questa e i Borghi?
CIRIO: La Giostra delle Cento Torri è costituita da un gruppo folkloristico a sè stante che usa gli smalti che contraddistinguono la città di Alba: il bianco e il rosso.
Il gruppo è seguito da Felice Dezzani, presidente del gruppo storico e poi ci sono anche Vernei, il presidente operativo che gestisce la parte organizzativa e il Dott. Passone che segue la parte della comunicazione e dell’innovazione.
E poi ancora, Romano Cugnasco che organizza e segue il Palio in tutti i suoi dettagli e Giachino che è colui che si occupa della sicurezza, faceva parte della protezione civile di Alba.
La Giostra è nata e poi proseguita sempre alla stessa maniera.
E’ strutturata come una classica amministrazione comunale con un consiglio e una giunta.
La giunta è formata dal presidente e da alcuni collaboratori, il consiglio è rappresentato dalla giunta e da tutti i presidenti dei Borghi. Ogni persona vale un voto.
Quello della Giostra è un consiglio amministrativo eccezionale. Siamo in tutto sedici: nove presidenti dei Borghi (ciascuno rappresentante qualche centinaio di persone), uno del Gruppo Sbandieratori e sei collaboratori del consiglio direttivo della Giostra.
Talvolta si litiga, generalmente quando studiamo qualcosa di nuovo che deve essere approvato dal consiglio. Le liti sono furibonde ed è giusto che sia così perché tutti sono animati dallo spirito goliardico. In genere poi, le novità vengono sempre approvate, talvolta con piccole varianti.
I presidenti se non litigano, non si divertono. Inoltre, anche noi che facciamo parte dell’amministrazione siamo volontari.
Quantificando, qual è il numero degli attivisti e quale, se misurabile, quello dei visitatori?
CIRIO: Il sistema di volontariato legato alla Fiera coinvolge almeno 500 persone: che non sono solo coloro che fanno parte della sfilata, ma anche tutti quelli che la organizzano e si occupano dei dettagli: la sarta, lo storico, il fotografo e molti altri.
Per ora, tutto questo non ha sentito crisi, diversamente dal mondo dell’associazionismo (partiti politici, sindacati, pro loco) che risente di carenza di volontari.
Nei Borghi è diverso: ci sono presidenti giovani, figure storiche ultra ottantenni e sempre nuovi volontari.
L’albese prova un grande senso di appartenenza per la sua città, perciò anche alle riunioni amministrative non mancano mai le persone, anzi, ce ne sono di più. E’ una bella realtà.
Per quanto concerne il numero di visitatori, invece, la Fiera del Tartufo in un mese conta circa 500.000 visitatori tra cittadini e turisti.
Il weekend dei Santi, essendo il più lungo, è il più popolato: 100.000 persone visitano Alba tra sabato e domenica.
Questi sono i numeri che coinvolgono complessivamente coloro che vengono per assistere alle nostre manifestazioni e per il tartufo.
Entrando nello specifico, invece, quanti biglietti si vendono all’anno per il Palio?
CIRIO: Ogni anno il Palio fa sempre il tutto esaurito. Vengono venduti tra i 3.500 – 3.700 biglietti. Talvolta però si vedono posti liberi in tribuna perché qualcuno acquista il biglietto e poi non viene.
Il pubblico aumenta notevolmente se contiamo tutti coloro che da piazza Ferrero seguono la sfilata. Arriviamo a 7.000 presenze e va ricordato che quello del Palio è uno dei weekend meno popolosi a causa della concorrenza di mare e montagna e della mancanza del tartufo.
In passato il Palio era corso nella più scenica Piazza Duomo. Come mai la location è cambiata?
CIRIO: Il problema principale di correre il Palio in Piazza Duomo era la sicurezza. Per questo abbiamo dovuto spostarlo.
Inoltre, i Borghi erano insoddisfatti perché in quella piazza veniva a mancare l’effetto corsa: gli asini, girando intorno alla chiesa, non potevano essere seguiti dal pubblico durante l’intero percorso.
In Piazza Duomo però era molto bello perché ne acquisiva l’effetto spettacolarizzazione.
PASSONE: Oltre a questa location, il Palio è anche stato corso in Piazza San Paolo, Piazza Monsignor Grassi, nel cortile del convitto e in Piazza Duomo.
Oggi, viene fatto in Piazza Medford che, pur essendo il posto meno accattivante, a causa della dispersione degli spazi, rimane comunque tra tutti il più funzionale.
Quali sono le problematiche legate alla gestione della manifestazione?
CIRIO: Considerata la grande affluenza turistica della Fiera, uno dei problemi è certamente legato al collegamento di Alba con le altre città.
Chi viene da fuori, ci raggiunge in macchina (e per certi versi è positivo, soprattutto se l’auto ha un ampio bagagliaio!). Però, a parte gli scherzi, mancano le linee ferroviarie e questo ci impedisce di promuoverci bene fuori dal nostro territorio.
Oggi che i mezzi di trasporto sono all’avanguardia, abbiamo metropolitane che dagli aeroporti portano ai treni e l’alta velocità: non possiamo permetterci che le persone non riescano ad arrivare qui.
Qual è l’impatto economico della Fiera?
CIRIO: L’impatto economico della Fiera, è certamente alto ed è un dato che si spalma su tutto l’anno grazie all’immagine che la manifestazione autunnale regala alla città.
I turisti arrivano ad Alba indirettamente grazie al richiamo della manifestazione ed è impossibile dare un peso economico a questo aspetto.
Gran parte del tessuto commerciale albese vive grazie agli incassi registrati durante il periodo di Fiera ed il Natale, che costituiscono un buon 70% del totale.
Questo dato fa capire quanto sia importante continuare a mantenere la Fiera perché rappresenta, in tutti i sensi, un patrimonio che non si può disperdere.
Quale sarà il futuro della manifestazione?
CIRIO: Vedo un futuro straordinario per la Fiera perché non avrà crisi: la gente continua a volersi divertire. Ama i colori, la storia ed il tartufo, che ormai è entrato nella mitologia collettiva perché caro, raro e misterioso.
Enogastronomia e folklore, con giusti innesti di arte e cultura, rendono perfetto questo evento ed è proprio su questo che bisogna puntare.
Per il futuro, vorremmo posticipare il periodo della manifestazione in modo da migliorare sempre di più la qualità del cibo. Il tartufo deve essere trovato da chi viene in Fiera.
Un tempo era diverso, ad ottobre faceva già freddo e il fungo ipogeo riusciva a maturare, mentre a novembre nevicava, quindi la gente non riusciva a muoversi.
Oggi non è più così, il clima è cambiato ed il mese di novembre è più turistico e perfetto per ospitare la Fiera.