Arte e cultura

Guarene, 1825 Un tragico fatto di cronaca che non tutti conoscono

Giugno 18, 2025

Ci sono delitti che restano nascosti per sempre, altri che riaffiorano per caso dopo molti anni e che sono capaci di scuotere le coscienze. Alcuni di questi accadono in momenti delicati della storia, mentre il Paese sta cambiando o, come nel caso che stiamo per raccontare, sta nascendo.

Tutto ha inizio con un ritrovamento sinistro: il corpo di un sacerdote viene scoperto durante lavori di restauro sotto il pavimento della Chiesa della Santissima Annunziata a Guarene.

È da questo fatto che ha preso avvio il percorso di ricerca della scrittrice guarenese Grazia Delpiano, culminato nella pubblicazione del libro Tragico fatto di cronaca avvenuto nella comunità di Guarene nel 1825.

Grazia non si limita a raccontare i fatti, il contesto storico e i protagonisti. Con sensibilità e tenacia, intraprende una ricerca profonda che attraversa la memoria collettiva e personale, conducendo, come vedremo, a un percorso di riconciliazione.

La presentazione del libro e lo spettacolo

Il libro di Grazia è un’opera che intreccia letteratura, storia e psicologia. Sarà presentato venerdì 20 giugno alle ore 21:00, presso la Biblioteca di Guarene.

Il testo sarà anche protagonista di uno spettacolo teatrale: una lettura animata messa in scena dagli attori della Compagnia Teatrale L’Angelo Azzurro, nella suggestiva cornice della Chiesa della Santissima Annunziata, la sera di sabato 19 luglio 2025 alle ore 21:00.

Il libro sarà disponibile per l’acquisto, con un contributo di 10,00 €, sia durante la presentazione che in occasione dello spettacolo.

Una conversazione con Grazia Delpiano

L’autrice ci guida nel suo percorso di ricerca, tra documenti d’epoca, atti del processo e frammenti di memoria collettiva, ricostruendo con pazienza i contorni di una vicenda dimenticata e conosciuta da pochi.

Grazia, ricostruiamo i fatti: che cosa successe a Guarene nel 1825?

Grazia — Senza entrare troppo nei dettagli, per non togliere la suspense a chi assisterà alla lettura teatrale, possiamo anticipare che nel settembre del 1825 l’Arciprete di Guarene, Don Pietro Maria Romero di famiglia altolocata, venne assassinato con un colpo di pistola all’interno della chiesa parrocchiale mentre stava amministrando il sacramento della Confessione. Morì tre giorni dopo e fu sepolto sotto il pavimento della stessa chiesa.

Ci furono sviluppi giudiziari? Ci fu un colpevole?

Grazia — Il giovane guarenese Giuseppe Ferrero fu dichiarato colpevole esclusivamente sulla base di elementi indiretti e indiziari, e processato – come diremmo oggi – per direttissima.

In meno di due mesi il procedimento si concluse con la sua condanna a morte: venne impiccato e il suo corpo fu bruciato in piazza, come monito, davanti al popolo.

In quale clima politico e sociale avvenne il delitto?

Grazia — Nel 1820 il Piemonte era sotto la restaurazione dei Savoia, che avevano ripristinato l’ordine politico e sociale precedente a Napoleone.

La monarchia era assoluta, i privilegi nobiliari erano stati reintegrati e la Chiesa aveva riacquistato un enorme potere, tornando a controllare molti aspetti della vita civile, dell’istruzione e della giustizia.

Il clima era fortemente conservatore e repressivo. Tuttavia, tra alcuni ambienti borghesi e militari iniziavano a circolare idee liberali e costituzionali, che sfoceranno nei moti del 1821.

Com’è nata la tua passione per questa vicenda?

Grazia — Tutto è nato dal mio interesse per la storia e il mio primo pensiero è stato quello di scrivere riguardo all’accaduto.

Dopo aver sentito parlare dell’episodio, ho iniziato a raccogliere testimonianze, intervistando le persone e intrecciando i loro ricordi. Da questo primo lavoro, nel 2017, è nata la prima versione dello spettacolo teatrale.

La scrittrice Grazia Delpiano
La scrittrice Grazia Delpiano

Col passare del tempo, però, ho cominciato a notare alcune incongruenze nei racconti: così, dalla memoria collettiva sono passata a una ricerca storica più rigorosa, critica e meno influenzata dalla soggettività.

Hai svolto un minuzioso lavoro di ricerca. Hai avuto difficoltà ad accedere a documenti o archivi?

Grazia — Ho trovato aiuto e disponibilità in tutte le persone che mi hanno aiutato nella ricerca e che ho ringraziato singolarmente nel libro che ripercorre la vicenda. Una spinta importante, specialmente all’inizio, mi è stata data dai giovani guarenesi che mi hanno stimolato a raccontare i fatti.

Com’è stato per te leggere gli atti originali e le testimonianze?

Grazia — La parte più emozionante è stata leggere negli atti del processo i nomi delle persone coinvolte, le loro caratteristiche, il loro essere istruiti o analfabeti: erano guarenesi di due secoli fa, miei concittadini, che dichiaravano le proprie generalità davanti al giudice.

La copertina del libro con sullo sfondo il paese di Guarene
La copertina del libro con sullo sfondo il paese di Guarene

Leggere la sentenza di morte è stato altrettanto toccante, ancor di più sapendo che si trattava di un giovane.

Si tratta dei testi originali scritti a mano, difficili da comprendere, spesso pieni di lacune, abbreviazioni e passaggi a volte poco comprensibili.

Quali tensioni potevano celarsi dietro l’assassinio di Don Romero?

Grazia — In quanto figura di spicco della Chiesa, Romero cercava di ripristinare i privilegi ecclesiastici che l’epoca napoleonica aveva spazzato via.

Don Romero era un uomo benestante e di grande temperamento, che aveva fatto molto per la comunità e per la chiesa parrocchiale, arrivando a confiscare terreni e beni alle confraternite, spesso in conflitto con le parrocchie. Questo gli aveva attirato non poche ostilità.

Un intento che probabilmente urtava le frange rivoluzionarie dell’epoca, tra cui società segrete, carbonari e altri oppositori del potere clericale. In un clima storico segnato da profonde tensioni e da una Chiesa che tornava a esercitare un controllo capillare sulla vita delle persone, sulle anime, ma anche sui beni materiali, la sua azione non passava inosservata.

Dopo il tuo lavoro di ricerca, quale idea ti sei fatta di quanto è successo?

Grazia — Si è trattato di un delitto politico: l’Arciprete doveva essere assassinato proprio in chiesa, mentre svolgeva le sue funzioni religiose, per attribuire al gesto un significato simbolico ancora più forte.

Allo stesso modo, l’impiccagione di Giuseppe Ferrero, cresciuto nella fede, ma deciso a rifiutare i conforti religiosi pima di essere messo a morte, assume anch’essa un valore politico e ideologico: il suo rifiuto della Chiesa non era soltanto personale, ma rappresentava una precisa presa di posizione contro l’autorità ecclesiastica.

La memoria, con il tempo, si affievolisce. Può un fatto simile non lasciare una ferita profonda nella comunità guarenese?

Grazia — Grazie alla mia formazione in psicologia, so che la riconciliazione è un percorso in cui ognuno assume le proprie responsabilità e racconta la propria verità, dissolvendo la distanza tra storia e memoria.

Nel testo teatrale ho voluto rappresentare questo processo: ogni personaggio si racconta e offre il proprio punto di vista, permettendo una comprensione più profonda delle dinamiche collettive e nuove prospettive su antiche ferite.

Secondo te ci sono insegnamenti o riflessioni che oggi possiamo trarne?

Grazia — Accettare ciò che è stato, per quanto difficile, significa accogliere la realtà così com’è a fronte di un destino incerto e imprevedibile. Inoltre, è chiaro che la giustizia raramente è uguale per tutti: più si è poveri, meno diritti si hanno.

Parlando di te: chi è Grazia Delpiano

Grazia — Chi sono? Difficile raccontarmi attraverso i ruoli che ho vissuto: professionista, studiosa, scrittrice, ma sempre spinta dalla voglia di imparare, di mettermi alla prova, di seguire ciò che mi appassiona. Se dovessi definirmi in due parole direi che sono una ricercatrice curiosa.