Ho scoperto la cantina Ca’ Neuva in occasione di porte aperte a San Valentino.
Una storia lunga quasi un secolo, che sgorga a Dogliani, poco fuori il paese, e scorre negli anni tra antiche tradizioni contadine tramandate da papà Celso, per sfociare oggi in una produzione di circa 50,000 bottiglie dall’impronta ben definita.
La puoi scoprire in un paio d’ore di vera convivialità. Sergio Abbona alla guida e sua moglie Silvia una dolce co-pilota. Partiamo.
Cà Neuva: A come accoglienza
Ca’ Neuva ha nell’accoglienza il suo fiore all’occhiello.
Siamo stati emozionalmente abbracciati dalla dolcezza di Silvia e la simpatia di Sergio, i titolari, che ci hanno invitato ad entrare per iniziare la degustazione di 8 vini selezionati per l’occasione, abbinati a piccoli assaggi di prodotti tipici. (costo della visita 20,00 € a persona).
Un ambiente rustico e un’unica tavolata per una decina di persone al massimo. I padroni di casa sanno mettere a proprio agio e coinvolgere. Ascoltare. Una degustazione che è un dare e avere di sensazioni. Uno scambio di opinioni, battute e risate. Molto, molto piacevole.
Cà Neuva: B come buon vino
I vini di Ca’ Neuva sono genuini e schietti, proprio come Sergio
Non c’è infatti nessun agronomo o enologo esterno ad interferire nella produzione. Solo l’idea del produttore.
Innovazione sì, ma a supporto della tradizione. Tradizione che si riflette in un utilizzo ampio di botte grande per dare al vino l’opportunità di esprimere senza fronzoli il territorio da cui proviene.
Un territorio che va rispettato, cercando di impattare il meno possibile, portando in tavola un prodotto sano e pulito.
“Voi cosa pensate del biologico? Parlate pure sinceramente, siamo qui per confrontarci… litighiamo poi dopo!”
Sergio Abbona e la certificazione Bio sono due linee parallele, che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda ma non si incrociano. C’è però una pulizia e linearità nel vino che si percepisce chiaramente.
Tutti i vini si caricano di una bella struttura pur rimanendo equilibrati ed armonici.
Questo è il fil rouge che unisce la produzione di Ca’ Neuva. Eccone alcuni esempi tra quelli che più mi hanno colpito.
Roero Arneis
A partire dal Roero Arneis 2018, con il suo “non politico” 14% di volume alcolico ed un intenso profumo floreale unito a sentori di frutta a polpa gialla.
Una piccola parte delle uve viene raccolta in sovra-maturazione, fattore che contribuisce a bilanciare il calore del vino con un assaggio intenso, avvolgente ma morbido, con un lungo finale dalla tipica mineralità del vitigno.
Dogliani Superiore
Altro vino che mi ha sorpreso è il Dogliani Superiore 2017.
Sottoposto a fermentazione con macerazione e affinato per 18 mesi in botte grande. Al naso colpiscono le note di frutta rossa matura, marmellata di fragole e amarene. Un sottofondo piacevole di spezie dolci.
I tannini sono persistenti e morbidi. Un sorso rotondo e suadente che ci ha conquistati.
Barbera
Il Piemonte Barbera 2016 segue la filosofia dell’Arneis, per cui un 70% dell’uva viene raccolta a maturazione completata, mentre il 30% viene lasciato a sovra-maturare.
E questo, sommato all’affinamento in legno grande, smussa la durezza della barbera, vino “acido” per antonomasia.
Mantiene una piacevole freschezza sul finale dopo un sorso morbido e fine. Risultato – diciamolo – che deve la sua piacevolezza anche ad un millesimo eccezionale.
Langhe Nebbiolo
Il Langhe Nebbiolo 2018 è stata una delle sorprese più piacevoli, con i suoi frutti a bacca nera, i lamponi e la nota balsamica a chiudere. In bocca avvolge con i suoi tannini e lascia un finale persistente.
Langhe Doc Excelso
Chiude la degustazione il Langhe Doc Excelso, in memoria di Celso, il papà di Sergio.
La ricetta è segreta e tale deve rimanere. Non te la svelerò quindi, ma ti invito a scoprirla: ti colpirà per la sua rotondità, per la sua morbidezza e struttura. Per l’eleganza. Un vino senza spigoli che ci è stato proposto abbinato ad un biscotto di meliga.
Improbabile quanto azzeccato, per chiudere in dolcezza.
Cà Neuva: C come convivialità e confronto
Ci eravamo lasciati con noi seduti ad un tavolo con dieci sconosciuti
Primo bicchiere: Silenzio. Tutti ascoltiamo Sergio.
Secondo bicchiere: invitati dal padrone di casa, i più impavidi iniziano ad osare qualche domanda.
Terzo bicchiere: Rivolti ai nostri vicini: Da dove venite? Ti è piaciuto più il Dolcetto o la Barbera?
E poi dal quarto bicchiere è stato un piacevole discorrere in gruppo.
Una visita da Ca’ Neuva è l’emblema della convivialità e del confronto, che nel mondo del vino non devono mai mancare. Perché altrimenti ogni sorso resta fine a sé stesso e non lascia né emozioni né ricordi.
Nemmeno quello di un piacevole sabato pomeriggio trascorso da Sergio e Silvia.