Ciò che cerco è un vino floreale, non troppo alcolico, che mi faccia sentire euforica e brilla il giusto, ma abbastanza sobria da godermi la serata estiva.
E ci vogliono le bolle! Morbide ed eleganti, il tocco che serve per avvolgere l’interminabile aperitivo.
Stai pensando a ciò che penso io?
Tutti gli indizi rimandano al figlio sbarazzino delle colline di Langhe e Monferrato: il Moscato d’Asti – perfetta soluzione per occasioni speciali, ma anche per un aperitivo quotidiano.
Il privilegio della frizzantezza
Vivace il giusto, comunemente definito semi-frizzante: si tratta di un vino dalle intense note fruttate e floreali, con un ottimo equilibrio di zucchero, alcol e acidità.
La differenza sta nella fermentazione: il Moscato d’Asti fermenta un’unica volta, mentre un vino frizzante (ad esempio l’Alta Langa DOCG metodo classico) richiede una doppia fermentazione.
Questo fa sì che il prodotto finito abbia un residuo medio di 100 g/l di zucchero e una bassa gradazione alcolica (attorno al 5%).
Il suo essere moderatamente dolce e moderatamente frizzante lo rende facilmente abbinabile sia a dessert che a piatti contrastanti.
Un pairing logico e armonioso sarebbe dolce con dolce, anche grazie all’effetto della CO2 sulla morbida texture delle torte, ma i locali lo bevono spesso con piatti salati.
Sebbene sia difficile da immaginare per chi non è nativo del Piemonte, questo vino è stato pensato in origine per accompagnare salami, formaggi e snack della tradizione.
Il diossido di carbonio “spezza” infatti il grasso in bocca, lasciando spazio al contrasto tra gli zuccheri del vino e la sapidità degli alimenti.
Aneddoti e curiosità della storia del Moscato d’Asti
Ti sei mai chiesto come vengono pensati i vini?
Perché mai uno dovrebbe immaginarsi un vino che sia leggermente frizzante, floreale e fruttato al tempo stesso?
Nel caso del Moscato esiste una risposta.
I contadini necessitavano di una bevanda adatta alla giornata lavorativa, da bere nei campi o durante il pascolo.
L’acqua godeva di poca popolarità, così il vino doveva stare a due requisiti: avere una bassa gradazione alcolica (bisognava mantenere sempre la concentrazione!) e pulire la bocca dopo gli stuzzichini sopracitati.
Una perfetta descrizione del Moscato d’Asti.
Nonostante la produzione moderna di questo vino sia iniziata nel 1870, questa varietà è una delle più antiche nell’area piemontese, e non solo – precede di mille anni il Cabernet Sauvignon!
Cosa aspettarsi durante la degustazione
Nel periodo di vendemmia del Moscato Bianco (l’uva utilizzata per la produzione del Moscato), i vignaioli hanno una gran competizione: le api e gli uccelli vanno matti per il dolce sapore di questa varietà.
Questo fa sì che molti produttori siano costretti a coprire con reti le vigne quando si è vicini alla completa maturazione.
I comuni aromi che si è soliti riconoscere in un calice di Moscato sono pesca, pera, mandarino, tiglio, salvia, arancia e fiori di gelsomino.
Nei migliori cru della zona è possibile percepire delicate note di crosta di pane e prodotti da forno, dovuti all’invecchiamento sulle fecce.
Aspettati un vino dolce, dall’acidità bilanciata e una percentuale alcolica ridotta rispetto ai comuni vini da dessert (5% rispetto ai 12,5 del Tokaji Ungherese, per esempio).
Le basi del metodo Charmat, strumento di comprensione della magia del Moscato
Il tradizionale metodo Charmat-Martinotti, comunemente utilizzato nella produzione di spumanti, richiede una seconda fermentazione in autoclave.
Al Moscato d’Asti è sufficiente una singola fermentazione per ottenere la frizzantezza voluta.
Dopo un’attenta vendemmia manuale, e il trasporto in piccole casse, il mosto viene tenuto a una temperatura controllata in modo da impedire il naturale processo di fermentazione.
Il Moscato d’Asti viene prodotto una vasca alla volta, così da preservarne freschezza e bolle.
Questo assicura che vi sia sempre una disponibilità di vino fresco di produzione.
Dato l’alto contenuto zuccherino dell’uva, è più complesso controllare e fermare la fermentazione al punto giusto rispetto al farla partire.
Una volta raggiunta la gradazione alcolica di 5-6%, il vino viene raffreddato in modo da fermare l’azione degli lieviti, dopodiché viene filtrato e imbottigliato.
Questi accorgimenti fanno sì che il Moscato che bevi sia:
- sempre fresco, floreale e fruttato, siccome gli acini vengono raccolti e trasportati con cura
- frizzante al punto giusto, grazie alla produzione graduale
- un vino leggero, dalla bassa gradazione alcolica
Il terroir del Moscato d’Asti DOCG
È a questa parola che va attribuito l’aroma caratteristico di Langa :-)
Questa terra era un tempo coperta dal mare, che nell’arco di milioni di anni si è ritirato “disseppellendo” un terreno dalla composizione unica, con sedimenti calcarei, argilla e sabbia.
Più si sale in collina e più diventa roccioso.
Inoltre, grazie alla posizione strategica tra Alpi e costa ligure, il clima qui è mite e moderato.
Il Moscato è una varietà particolarmente aromatica, e molte delle note percepibili nel calice sono attribuibili all’uva stessa.
Tuttavia, la combinazione tra argilla, sabbia e calcare dona al vino la sua caratteristica mineralità, che va a bilanciare la dolcezza.
Una visita alla cantina Gianni Doglia
Gianni e Paola Doglia vengono da una famiglia che vinifica da almeno un paio di generazioni.
A dirla tutta, quasi ogni famiglia della zona possiede vigne da sempre, oltre ovviamente all’allevamento e all’agricoltura.
Il grande traguardo di Gianni Doglia è stato tuttavia quello di trasformare, nel 1995, la fattoria di famiglia in una vera e propria cantina, e iniziare a produrre il miglior Moscato d’Asti del mondo.
È così che sono nate le loro due etichette di Moscato: la linea base con la giostra in etichetta e la Casa di Bianca, il loro top cru da vigna singola.
Oggi hanno 12 ettari tra Castagnole delle Lanze e Nizza Monferrato, e oltre al Moscato producono Favorita (una varietà bianca di altissima qualità), Grignolino, Ruchè e Barbera (sia di Nizza che d’Asti).
Avrei voluto fare un tour delle vigne di Moscato che circondano la cantina, ma l’inarrestabile pioggia che mi ha accompagnata in tutto il viaggio ha fatto causato un cambio programma.
Sono stata ripagata però da una degustazione completa di tutte le loro etichette!
Piccola nota: se decidi di raggiungere la cantina di Gianni Doglia a piedi dal paese di Castagnole, preparati a una passeggiata niente male. L’azienda è in cima a una collina, e lungo la strada potrai spiare tutte le vigne dei vicini.