Salvatore Renna, Tra mito e Dio – Cesare Pavese lettore a Casale Monferrato,
Consiglio Regionale del Piemonte, collana Centro Gianni Oberto,
Torino, 2017, ISBN 978-88-99882-11-2, 183 pp.
Scegliere l’autore di una tesi di laurea specialistica in discipline umanistiche non è facile: significa scegliere deliberatamente di divenire una cosa sola con i suoi libri, non solo leggerli e studiarli, ma respirarli, viverli, sentirli parte di sé e, contro i vincoli del tempo, sentirsi parte di essi.
Una tesi deve certamente essere il coronamento di un circuito, il fiore all’occhiello della carriera universitaria – che, al giorno d’oggi, tende sempre più spesso a configurarsi come un ‘esamificio’ e a privare di personalità e passione la tesi, rendendola soltanto una tappa obbligata per l’agognata laurea.
Le letture di Pavese
La tesi di Salvatore Renna (nota 1), vincitrice del premio di laurea bandito dal Centro Gianni Oberto di Torino per l’anno accademico 2016-2017, ne è un esempio: seguendone le pagine è possibile sentire la passione del giovane ricercatore che pulsa dall’interno di un solido e documentato saggio.
Scrivendo in maniera candida ed efficace, infatti, Renna riporta il suo lettore indietro al tempo della Seconda Guerra Mondiale, del Fascismo e delle persecuzioni ai dissidenti (siamo nei primi anni Quaranta).
Pavese, che lasciò Torino poiché sospettato di attività antifascista all’Einaudi, tornò nelle Langhe e qui, in incognito per non essere scoperto soggiornò, tra Serralunga di Crea e Casale Monferrato.
Al Collegio Trevisio di Casale conobbe Padre Giovanni Baravalle, figura di centrale importanza per questi suoi anni poiché lo aiutò nel reperire delle letture che si sarebbero rivelate fondamentali per la sua opera.
Così poté leggere e trarre ispirazione da libri che reperiva da più fonti: dalla collezione personale di Baravalle, dalle due biblioteche del Collegio (quella ufficiale ed un’intrigante “biblioteca segreta”, di cui Renna ricostruisce la storia), e dalla Biblioteca Civica “Giovanni Canna” di Casale Monferrato.
Investigatore, critico e filologo
Quasi come un investigatore, in un primo momento Renna si fa storico della letteratura e ricostruisce gli itinerari di lettura pavesiani: distilla così un discreto numero di volumi che hanno assorto lo scrittore piemontese, offrendogli materiale per ampliare le proprie idee e riflessioni.
Deducendo le coordinate dal suo diario, Il mestiere di vivere, egli ha poi ritrovato gli stessi libri maneggiati da Pavese, di cui inserisce le riproduzioni dei passi salienti in appendice al suo lavoro.
Ma c’è di più: dato che lo scrittore aveva «l’abitudine di sottolineare e postillare i libri letti non soltanto quando questi appartenevano alla sua personale biblioteca, ma anche […] quando erano presi in prestito da biblioteche o prestati da amici e collaboratori» (p. 21), Renna veste i panni del filologo e analizza con attenzione quelle «sottolineature e postille sulle copie dei libri posseduti, elementi costanti in tutto l’arco dell’esperienza pavesiana» (p. 20).
Tra mito e dio
La ricerca si focalizza sui due nodi principali sotto cui rientravano queste letture, che il titolo già annuncia.
Da un lato, la presenza di Dio e il travaglio vissuto da Pavese (romanzato nella vicenda di Corrado, protagonista della Casa in collina anch’egli attanagliato dall’angoscia di vivere).
Dall’altro, la vicinanza con la natura del paesaggio langarolo e collinare, che lo metteva in contatto spirituale con la civiltà greca, culla e crogiolo di tante storie mitiche tutt’oggi ancora attuali.
«La dimensione religiosa, o almeno quella che appare tale a Corrado, si prospetta come un lenitivo della sua ansia esistenziale» (p. 31); in un’epifania istantanea egli trova un conforto avito:
Nel cielo chiaro- quel mattino aveva smesso di piovere- vidi nuvole rosee, ventose. Il freddo, il baccano, la repentina libertà del cielo, mi gonfiarono il cuore e capii che bastava un soprassalto d’energia, un bel ricordo per ritrovare la speranza. Capii che ogni giorno trascorso era un passo verso la salvezza.
da La casa in collina
«Nel ciclico scorrere del tempo e nell’immobilità della campagna che ben rappresenta la monotonia della vita, – commenta Renna – la liturgia cattolica, col suo incessante ripetere le stesse parole e gli stessi riti, accompagna questo movimento e su esso si modella» (p. 38): il rapporto tra le due esperienze è complementare.
Probabilmente per questo, altre letture del periodo influenzarono Pavese fino a portarlo al recupero del mito classico come strumento letterario e alla successiva ideazione dei Dialoghi con Leucò: il Sermone sulla mitologia di Vincenzo Monti ed il Della mitologia di Nicolò Tommaseo, la cui lettura pavesiana è attestata dal registro di lettura della “Giovanni Canna”, inedito fino a questa tesi.
Il valore della scoperta
I ritrovamenti di Renna, dunque, si rivelano fondamentali per ricostruire con certezza l’opera di Pavese, ma allo stesso tempo lasciano dietro di sé un futuribile spiraglio aperto che non viene taciuto: «nulla vieta di pensare che, tra l’immenso patrimonio di classici presenti nella Civica, alcuni di essi presentino ancora tracce di lettura pavesiana e che queste tracce aspettino unicamente di essere scovate» (p. 10).
Note dell’autore
(1) Ad oggi dottorando presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, si è laureato in Filologia, Letterature e Storia dell’antichità, discutendo la tesi intitolata All’origine dei Dialoghi con Leucò. Cesare Pavese lettore a Casale Monferrato, presso l’Universita degli Studi di Torino, il 12/4/2016, sotto la guida di Mariarosa Masoero e Silvia Romani, ottenendo il massimo dei voti con lode e dignità di stampa. Lo abbiamo intervistato qui.