Nato il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, Cesare Pavese è considerato una voce originale ed appassionata della letteratura italiana degli anni ’30 e ’40 e il figlio più illustre della terra di Langa. Una delle caratteristiche della sua poetica è proprio il legame evidente col territorio, cui dedicherà pagine di viscerale poesia. La sua sensibilità si formò sulla base di un destino inclemente: tre fratelli morti bambini, il padre ucciso da un cancro e la separazione precoce dalla madre che, fragile di salute, lo affidò a una balia fino allo svezzamento. Il senso di perdita e di precarietà lo accompagnò per tutta la vita condizionando le sue scelte e pervadendo le sue opere come un cupo filo conduttore. Studiò a Torino, si appassionò di letteratura anglosassone, in particolare all’opera di Walt Whitman e agli americani Hemingway, Melville e Lee Master di cui più avanti avrebbe anche tradotto alcune opere. Fu uomo di grandi passioni, amorose e politiche, che in modi diversi gli costarono grosse sofferenze.
Di idee liberali, vicino a Leone Ginzburg, fu da questi introdotto presso la casa editrice di Luigi Einaudi. Nel direttivo figuravano personalità di spicco del movimento antifascista Giustizia e libertà che vennero arrestate. Nelle indagini fu coinvolto anche Pavese: la sua amicizia con una donna apertamente ostile al regime gli costò la pena del confino. Durante la prigionia nel 1936 venne pubblicata la prima edizione della raccolta poetica “Lavorare Stanca“, con poco successo. Del 1941 è il suo esordio narrativo, il romanzo “Paesi tuoi“ ispirato all’esperienza del confino. Una volta liberato, dopo l’8 settembre ’43, si rifugiò a Serralunga di Crea. Al suo ritorno a Torino trovò che gran parte dei suoi amici erano stati uccisi e fu preso da una profonda costernazione e senso di colpa per aver scelto di nascondersi anziché sacrificarsi nella lotta. Decise allora di iscriversi al Partito Comunista iniziando a collaborare col quotidiano l’Unità.
Tra il ’47 e ’48 arrivarono alcuni prestigiosi premi letterari e i primi riconoscimenti ufficiali da parte della critica. Nel 1949 tornò brevemente a Santo Stefano Belbo dove iniziò ad elaborare quella che sarebbe diventata “La luna e i falò“, l’ultima sua opera pubblicata in vita. Nel 1950 vinse il premio Strega per “La bella Estate“, ma il suo stato d’animo era ormai troppo compromesso. Morì suicida poco dopo, lasciando un biglietto come epitaffio di una vita faticosa, solitaria e piena di disillusioni:
Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.
Le copertine dei libri di Pavese illustrate da Ferenc Pinter
Ferenc Pinter, illustratore e pittore italiano, nacque ad Alassio (SV) nel 1931 da padre ungherese e madre italiana. Pinter è stato considerato uno dei più importanti illustratori europei. Qui sotto trovate tre copertine da lui disegnate per i romanzi e poesie di Cesare Pavese (fonte Wikipedia).