Nelle colline pittoresche delle Langhe, dove il terroir è un connubio perfetto tra storia e paesaggio mozzafiato, sorge un prodotto enologico che incarna perfettamente il concetto di storicità e innovazione: l’Alta Langa DOCG.
Questa denominazione, frutto di un’attenta riflessione e di una lunga tradizione vinicola, si presenta come un’espressione distintiva del territorio, portando con sé il savoir-faire e una passione indomita per la produzione di vini di altissima qualità.
Per questa intervista desideriamo ringraziare i produttori che ci hanno permesso di conoscere meglio questo prodotto di eccellenza: Erika Bera di Bel Colle di Verduno, Alessandro Rivetto dell’omonima cantina di La Morra, Beatrice Bongiovanni dell’Azienda Agricola Runchet di Treiso e Marco Venturino di Ca d’ Tantin di Calosso.
Come nasce l’idea di produrre Alta Langa DOCG?
ERIKA — Crediamo fortemente nell’Alta Langa e volevamo investire in una bollicina che fosse omaggio di questa terra.
Il nostro Alta Langa Cuvée Valentina è ricavato da una serie di cloni e ceppi di pinot nero e chardonnay. E’ un vino schietto, deciso e forte, proprio come Valentina, moglie di Luca Bosio e musa ispiratrice di questa etichetta.
alessandro — L’idea nasce quasi per divertimento, come cantina abituata a vinificare vino rosso, per noi ha rappresentato una sfida. Abbiamo iniziato a produrlo nel 2018 circa e da allora è sempre stato un piacere farlo, quasi uno svago, come andare al mare!
Sicuramente per questa bollicina ci sono ottime prospettive future, ma bisogna darsi molto da fare.
Una curiosità legata a questo vino è data dal fatto che Camillo Benso Conte di Cavour, noto francofilo, desiderasse coltivare e produrre una bollicina in Piemonte ma – causa clima – non ci riuscì: ecco credo che un po’ di questo retaggio ci sia rimasto e in qualche modo lo abbiamo esaudito!
beatrice — Avevamo della terra di proprietà a Serravalle Langhe, dove erano piantate delle nocciole.
Erano i primi anni (2014 – 2015) in cui si stava espandendo il “movimento” dell’Alta Langa e allora abbiamo deciso anche noi di piantare pinot nero e chardonnay.
marco — Siamo una cantina a conduzione famigliare con certificazione biologica dal 2001. Abbiamo iniziato a produrre spumante metodo classico nel 2018 e per ora non abbiamo ancora richiesto la denominazione.
Produciamo circa 400 bottiglie l’anno, a base pinot nero 100%, e ci affidiamo al nostro gusto personale. A seguito di uno studio del mercato, abbiamo dedotto che anche il pubblico sembrava pronto per un prodotto di questo tipo.
Quali sono le varietà d’uva preferite per la produzione dell’Alta Langa DOCG tra pinot nero e chardonnay, e quali sono le ragioni alla base di questa scelta?
erika — Noi produciamo 3 tipologie di Alta Langa DOCG: in ciascuna abbiamo un diverso quantitativo di uve chardonnay e pinot nero.
Lo scorso anno siamo usciti con l’Alta Langa Rosé, una produzione limitata che ha arricchito la nostra collezione di bollicine. In questo caso, le uve di pinot nero affinano almeno 36 mesi e abbiamo riscontrato che gli avventori hanno accolto molto bene anche questa versione.
Da sempre però sia l’Alta Langa DOCG da 36 mesi, che quella da 48 riscuotono un grande successo!
alessandro — Il nostro Alta Langa DOCG è realizzato con 30% chardonnay – che conferisce una bella spalla – e un 70% di pinot nero. Rispecchia molto il nostro gusto personale: un vino allegro, facile, non troppo minerale e con una buona acidità.
La possibilità di scegliere le proprie uve è sicuramente un vantaggio.
marco — Noi produciamo il nostro spumante solo con pinot nero e la scelta è stata dettata da fatto di volerlo produrre in purezza: è infatti un’uva, secondo noi, capace di dare grande eleganza al vino e la pianta viene curata in ogni sua fase.
beatrice —Noi facciamo 80% pinot nero e 20% chardonnay. Abbiamo poi deciso di fare un Riserva con 36 mesi sui lieviti, uscendo ad agosto 2021 con la nostra prima bottiglia, quindi 6 anni dopo aver piantato la prima vigna.
Sono progetti a lungo termine che però poi danno grandi soddisfazioni!
Nel 2022 sono state prodotte 3.000.000 di bottiglie di Alta Langa, cosa rende il tuo prodotto diverso dagli altri?
erika — Sicuramente l’eleganza: la bollicina è estremamente raffinata, un perlage molto fine.
Questo è dovuto da una combinazione di fattori come la tipologia di uve, in primis, e la loro lavorazione.
alessandro — Come dicevo, produrre questo vino è un “divertimento” e quando c’è il divertimento si è anche più minuziosi nei dettagli e ci si spende anche del tempo in più per essere più competitivi sul mercato.
Sono molto pignolo nella ricerca della materia prima perché puntiamo alla costanza e all’eccellenza.
beatrice — La nostra produzione è davvero piccola (circa 400 bottiglie e 50 magnum): la nostra è una vigna nuova e, con gli avvenimenti atmosferici degli ultimi tempi, come grandine o ghiaccio, non è facile fare di più.
Il nostro è un Alta Langa pas dosé, dosaggio zero, quindi durante la sboccatura non viene aggiunto il cosiddetto “liqueur d’expedition” (n.d.R: una miscela composta da un preciso contenuto di zucchero, impiegata per incrementare la concentrazione di zuccheri nei vini spumanti Metodo Classico).
marco — Le nostre uve seguono il metodo biologico da oltre 20 anni e questo si ripercuote in tutta la filiera, dalla vigna alla cantina e anche nella fase di sboccatura: ogni macchinario viene lavato e predisposto per accogliere il prodotto così che possa essere correttamente certificato come biologico dall’ente.
Sono molto poche le cantine che producono spumante in Alta Langa biologico e quindi anche questo è un plus per noi.
Un altro elemento che ci rende unici è la tiratura: il metodo classico ha bisogno di essere seguito e meno bottiglie si fanno,e migliore è il prodotto che si riesce ad ottenere.
Ogni bottiglia di ogni vino che produciamo, inoltre, ha sull’etichetta il numero di tiratura scritto a mano, che la rende unica e con una sua storia.
Quali sono le sfide più difficili nel produrre un vino metodo classico?
erika — Sfide particolarmente difficili no, se non il fatto che ci sia una produzione limitata: stiamo cercando di aumentarne il volume ma non è semplice pensando di voler conservare lo standard qualitativo alto.
L’intenzione è quella di investire acquisendo nuovi terreni, ma non è semplice sia per questioni di capienza della cantina, che per fattori di eccellenza che hanno sempre contraddistinto la Cantina Bel Colle.
alessandro — La sfida più difficile è sicuramente non sapere nulla della vinificazione in bianco!
Sono partito nella produzione di questo vino come un principiante: ho studiato e chiesto ai migliori per arrivare a creare il prodotto che è adesso, mettendoci molto del mio. Si può parlare di fortuna del principiante? Perché piace, anche all’estero!
Parte del successo può essere legato anche alla denominazione – quando si parla di Langa, Barolo e Barbaresco subito si illuminano – e grazie a questo fatto abbiamo avuto la possibilità già solo di parlarne e di farlo assaggiare senza difficoltà.
Io sono molto legato alla tradizione, ma credo anche all’evoluzione della tradizione: penso che questa bollicina sia legata al cambiamento climatico. Non avendo una tradizione vitivinicola secolare, il territorio dell’Alta Langa ha avuto la fortuna di avere un clima decisamente favorevole per questo tipo di vino.
Ritengo che i “barolisti” non siano specializzati nella bolla e che quindi ci sia bisogno di tempo per crescere e riparare gli errori, ma partiamo senza dubbio da un terreno spettacolare che ci ha permesso di fare salti di qualità notevoli.
beatrice — Le nostre sfide sono principalmente due: in vigna facciamo moltissimi lavori a mano e in cantina, avendo deciso di produrre l’Alta Langa DOCG Riserva (che deve fare 36 mesi sui lieviti) abbiamo del vino che deve attendere prima di essere venduto, quindi rappresenta un investimento sul futuro.
marco — La fase di produzione non è difficile in sé. E’ chiaro che si debba seguire con attenzione in cantina la temperatura per esempio, ma non interveniamo in altro modo essendo biologici.
Ci sono annate più cariche, altre meno, è la natura che decide.
Una delle sfide più grandi può essere il mercato: stiamo per uscire adesso con l’annata 2018 (perché ha trascorso del tempo sui lieviti), faremo poi una versione 120 mesi – uscendo tra 7/8 anni – ma solo 50 bottiglie. Il nostro target è molto di nicchia e i clienti attendono il tempo necessario per il piacere di degustare un prodotto in tiratura limitata come il nostro, con altissimi standard di qualità.