Il colore
Ed ecco il bicchiere davanti a voi con un po’ di liquido colorato: il vino. Per osservare ed ammirare il suo aspetto, alcune considerazioni a volte ignorate, a volte dimenticate, sono da ricordare. Innanzitutto una illuminazione naturale, cone quella del sole, al più come quella di una candela, su un fondo bianco. La luce va messa in contatto diretto con il vino perché il vino è luce, è lo sforzo per diventare luce, fuggire all’inerzia per animarsi di riflessi. Non costringetelo a smorzarsi nell’ombra, ma esponetelo alla luce come un fiore. Il vino al di sopra dello stelo di vetro sboccia nella corolla di cristallo esaltando il suo aroma, come un fiore di razza meravigliosa e fragile. Vino bianco, vino rosso, vino rosato… Questa tavolozza tricolore riassume i diversi aspetti che caratterizzano i vini. In effetti questi tre aggettivi non hanno l’ambizione di stabilire una descrizione completa dei colori dei vini, ma più semplicemente di suggerire una larga classificazione.
In verità, se ci sono dei vini rossi – e di quale rosso – e vini meno rossi, i rosati, non ci sono invece dei vini bianchi! I vini bianchi infatti sono colorati di verde, di giallo e di oro. In pratica non ci sono vini che siano realmente rossi o gialli, poiché questi colori in effetti non esistono allo stato puro del vino, essendo in continua modificazione, evoluzione, trasformazione, addolciti o ravvivati per altre tonalità che vengono a formarsi nel tempo.
L’aspetto
Ed è durante la vinificazione che prende origine l’aspetto, mentre è con la maturazione che si evolve e modifica. Nei fusti di legno il vino inizia il grande “gioco” dell’aspetto, cui si aggiunge il valzer del bouquet come la ronda dei sapori. Tutto muove nel vino, lentamente e saggiamente, scientemente e incomprensibilmente, fisicamente e chimicamente, misteriosamente e percettibilmente al tempo stesso.
Dal blu al violetto, dal violetto al rosso, dal rosso al porpora, dal porpora all’arancio, dall’arancio al mattonato per i vini detti rossi; dal verde al giallo, dal giallo all’ambra, dall’ambra all’oro, dall’oro al bruno per i vini detti bianchi. Ma niente succede così perentoriamente: frange di arancio possono mescolarsi al rosso, al porpora! Nella sua giovinezza il vino preferisce colori freddi, nella maturità i colori caldi. Con i primi addolcisce il fuoco dell’alcol, con i secondi riscalda il suo vecchio corpo.
Quanto alla descrizione dell’aspetto bisogna ricorrere ad immagini senza che per questo il vino perda nulla della sua nobiltà e del suo splendore. In un bicchiere di vino c’è sempre del sole.
Testi tratti da “Il barolo come lo sento io” di M. Martinelli (ed. Sagittario 1993).
Massimo Martinelli
I was born near a river, the biggest Italian river, the Po, in a zone where it is already majestic ald solemn. Rivers have been signs and nests for civilisation. To me this is a great cultural honor because the ancient cultures were linked to the rivers, and events in history have often happened on water. Rivers have been ways for transports and commerce, and ideas also; from them I learned that things go, but they don't come back.
So I have a "liquid" sensibility, and I strongly prefer wine to water. I intensely study it. Either as a producer, in the Renato Ratti firm in Annunziata di La Morra, in the core of the land of Barolo, or in writing and talking (courses of wine-testing, of cooking); the titles of my books are well-known (perhaps because they are difficult to find): Wine-testing (Quaderni del Museo Ratti dei Vini di Alba 1975), Langhe cooking wine (edizioni Antoroto-Mondovì 1977). I also gather wine labels; my collection is very interesting. It is composed by around fifty thousand labels.
In the Langhe, in the land of Barolo I have found a very peaceful life.
Massimo Martinelli
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Sono nato in riva ad un fiume, il più grande fiume d'Italia, il Po, in un punto in cui è già maestoso ed imponente. I fiumi sono stati i segni e le culle della civiltà. Per me ciò costituisce un grande privilegio culturale essendo le antiche civiltà collegate ai fiumi, come le vicende dell'umanità che si sono svolte lungo i corsi d'acqua! I fiumi inoltre hanno permesso rapidità di scambi commerciali e di idee, per questo so che le cose vanno e non ritornano.
Ho quindi il senso "liquido" e preferisco decisamente il vino all'acqua. Ad esso infatti mi dedico con accanimento. Sia come produzione, nelle Cantine Renato Ratti all'Annunziata di La Morra, nel cuore del Barolo, sia con scritti o interventi divulgativi (corsi di degustazione, di conoscenza, di cucina), con titoli ormai prestigiosi (anche perché introvabili), quali La degustazione (Quaderni del Museo Ratti dei Vini di Alba 1975), Langhe cucina vino (edizioni Antoroto-Mondovì 1977). Ed ancora raccogliendo le etichette dei vini, oggetto di collezione che può essere considerata fra le più interessanti, con circa 50 mila esemplari.
Nelle Langhe, nelle terre del Barolo ho trovato una grande oasi di pace.
Massimo Martinelli
Articolo di Massimo
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