Nell’estate del 1983 un giovane produttore di La Morra, Elio Altare, distrugge con la motosega le vecchie botti dell’azienda di famiglia.
Questo gesto estremo nasce da una profonda frustrazione e da una domanda: perché in Langa si fanno tanti sacrifici per un vino che non viene riconosciuto a più di 20 km da La Morra, mentre in Francia si producono vini costosi e rinomati in tutto il mondo?
Il documentario di Paolo Casalis e Tiziano Gaia parte da queste premesse per raccontare la storia dei Barolo Boys.
Un gruppo di giovani viticoltori, Voerzio, Boschis, Altare, Manzone, comincia a sperimentare soluzioni nuove e innovative per produrre e affinare il loro vino.
Decidono di provare le famigerate barriques, piccole botti di rovere che incidono profondamente sul profumo e sul gusto del vino. I nostri si trovano per confrontare i rispettivi vini e risultati, con in testa un sogno: fare il miglior vino del mondo!
La svolta americana
Nei primi anni 90 si presenta al gruppo un giovane italo-americano, Marc De Grazia, che si propone come intermediario presso il mercato americano. I nostri partono nel ’94 per un tour di degustazioni negli Usa… e il risultato è sorprendente.
Il pubblico, la critica, i ristoratori, tutti impazziscono per questi nuovi prodotti che sono un’esplosione al naso e al palato: il Barolo è il nuovo re dei vini.
Ma non tutti in Langa apprezzano la nuova moda, anzi sostengono che distorga la vera natura del Barolo.
Comincia così una guerra tra due fazioni, i Tradizionalisti e i Modernisti. Una guerra di idee, certo, ma non per questo meno combattuta.
Il film racconta questa guerra dando voce ai sostenitori di entrambe le parti, tra cui Bartolo Mascarello, Carlin Petrini e Oscar Farinetti.
La fine di un sogno?
Sicuramente oggi il fronte dei modernisti è in parte ritornato sui suoi passi.
Ha ragione Lorenzo Tablino quando fa notare che nessuno apprezzerebbe più quei vini così esasperati, e il mercato si è orientato verso prodotti che più rispecchiano le naturali caratteristiche del territorio.
I Barolo Boys sono andati ognuno per la sua strada, e la loro rivoluzione, dal punto di vista enologico, non ha avuto seguito.
Però è innegabile che dei frutti di quella rivoluzione hanno goduto tutti i produttori, le Langhe in generale e non solo il gruppo dei Barolo Boys. L’attenzione che hanno attirato su di sé si è poi indirizzata verso tutti i produttori di Barolo, verso il Nebbiolo e la Barbera, anch’essa un tempo negletta e sottovalutata.
Come si fa notare anche nel film, parte di questa diatriba sul vino è ancora viva, e forse è bello che sia così.
Resta a distanza di anni l’ammirazione per chi ha comunque inseguito con ambizione un sogno, e ha lo ha realizzato anche andando contro le convenzioni dell’epoca.
Un film consigliato quindi a tutti gli amanti del vino, che offre splendide riprese dei paesaggi mozzafiato delle Langhe.