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Il sacro edificio ha origini nell’alto Medioevo, quale emanazione della cattedrale di S. Lorenzo, probabilmente realizzato nel corso del VII-VIII secolo, in epoca longobarda.
Tuttavia la chiesa intitolata a San Giovanni Battista è in un settore della città romana Alba Pompeia, vicino al sito di un preesistente tempio pagano, al limitare del foro urbano.
Nel corso degli anni vengono apportate notevoli modifiche nella struttura originale, fino ad una quasi totale ricostruzione a metà ‘600.
La struttura architettonica
La chiesa è impostata in senso longitudinale ad una sola navata, ad aula, secondo il seicentesco impianto planimetrico.
Il campanile è posizionato lateralmente. Il coro è a pianta quadrangolare.
Gli otto altari laterali sono caratterizzati da ampie aperture con archi a tutto sesto, da pilastri con lesene classicheggianti e da decorazioni in stucco.
Il sacro edificio risulta sopraelevato e munito di un elegante soffitto a cassettoni dorati, su progetto ottocentesco dell’ing. Fantazzini.
Anche la facciata, rivolta alla piazzetta antistante (dov’è pure visibile il rudere di un tempio d’età romana), è il risultato della riplasmazione nel XIX secolo dell’assetto preesistente.
LaStoria
La chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista
La chiesa viene ricostruita in età medievale, risulta documentata dal 1229 («Actum in platea sancti Johannis de alba»
Le prime documentazioni
Il sacro edificio viene ricostruito più ampio del preesistente, ma con il medesimo orientamento canonico est-ovest, nei primi decenni del Duecento. Seppur dipendente dal Capitolo della cattedrale, talvolta ospita anche assemblee civili del Comune di Alba, documentate nel suo interno negli anni ’30 e ‘50 di quel centennio. Fra esse va evidenziata l’importante riunione per redigere un trattato di pace col rivale Comune di Asti nel 1250 (rogato «in ecclesia sancti Johannis»).
Vari documenti ecclesiastici del Trecento attestano sia il rapporto di dipendenza dei rettori della chiesa di S. Giovanni Battista dal Capitolo della cattedrale, sia la presenza nel suo interno di tre altari laterali con rispettive dedicazioni a S. Maria, S. Pietro e S. Michele.
Nel 1494 il vescovo di Alba mons. Andrea Novelli assegna il titolo di canonico ai sacerdoti rettori di questo sacro edificio.
L'influenza dei frati agostiniani
Nel 1556 viene concesso l’uso della chiesa giovannea ai frati agostiniani che si stabiliscono in un attiguo convento, fino al 1801. Verso il 1577 la chiesa di S. Giovanni viene ristrutturata su iniziativa dei frati agostiniani, invertendone pure l’orientamento dell’asse longitudinale.
Tra il 1627 ed il 1630 la chiesa viene ricostruita pressoché totalmente. Si realizza una struttura ben più ampia della precedente, sviluppata in un impianto di tipo basilicale ad aula unica, con otto cappelle laterali. Le loro intitolazioni a quel tempo sono le seguenti: S. Maria, S. Stefano protomartire, S. Agostino vescovo, Madonna del Carmine, S. Onorato, S. Michele arcangelo, Angelo custode, Ss. Lucia martire e Nicolò vescovo.
Le ulteriori modifiche del '700 e la soppressione
Durante il Settecento viene riplasmato l’altare laterale con dedicazione alla Madonna delle Grazie e viene realizzata una nuova statua processionale della Madonna del Carmelo.
Nel 1784, essendo continuata la contrapposizione interna tra i frati agostiniani ed i canonici rettori, dal vescovo di Alba mons. Giuseppe Maria Langosco la chiesa viene privata delle funzioni parrocchiali, restando così solamente sede di culto conventuale.
Nel 1801, in attuazione dei decreti in età napoleonica, il convento è soppresso ed i padri eremitani di S. Agostino sono trasferiti altrove. La chiesa viene trasformata in magazzino.
Da metà '800 ad oggi
Soltanto nel 1821 viene riaperta al culto, riacquisendo le funzioni parrocchiali. Negli anni successivi e nei decenni seguenti ad alcuni altari laterali vengono ancora cambiate le dedicazioni. Il nuovo organo a canne sulla tribuna è realizzato nel 1876 dai fratelli Francesco e Vittorio Vittino di Centallo.
Dal 1884 al 1890 si procede ad una considerevole ristrutturazione della chiesa, esternamente ed internamente, ad iniziativa del parroco don Nicolao Strumia su progetto dell’ingegnere torinese Cesare Fantazzini. Nuove decorazioni in stucco e pittoriche ornano le pareti interne.
Ancora durante il secolo scorso si procede ad ulteriori modificazioni parziali, come per il nuovo fonte battesimale nel 1939 o per la sacra mensa dedicata ex novo a S. Rita da Cascia nel 1941, oppure installando le nuove stazioni della Via Crucis del 1931.
Pervengono pure alla chiesa di S. Giovanni Battista due donazioni da privati di pregevoli opere d’arte del Seicento. Dai trascorsi anni ’90 i restauri ci stanno offrendo rivelazioni significative ed ulteriore qualità visiva per questo rimarchevole edificio sacro.
Gli Interni
Le prime attestazioni documentarie sono del XIII secolo
La controfacciata della chiesa attuale corrisponde alla parete di fondo della medievale sede di culto, risalente al XIII secolo.
I frammenti di affreschi medievali qui presenti sono stati riscoperti nel 1989. Lateralmente, si notano figure femminili e santi, con influenze stilistiche della pittura francese del Trecento.
La controfacciata
L’attuale controfacciata della chiesa in realtà corrisponde alla parete di fondo della medievale sede di culto, le cui prime attestazioni documentarie sono del XIII secolo.
Risalgono ad epoca medievale i frammenti di affreschi lì intravedibili con difficoltà. Sono stati riscoperti nel 1989.
Lateralmente si notano due figure femminili ben definite, di non grandi dimensioni. Nello stesso settore, sulla sinistra, si può osservare la figura di un santo eretto (San Giovanni Evangelista), ben più elevato rispetto alle due suddette.
Invece, sull’altra parte della parete, si scorge parzialmente un altro santo eretto (San Giovanni Battista), dentro una cornice decorativa.
Stilisticamente, secondo alcuni studiosi, i frammenti a fresco richiamano talune caratteristiche di certa pittura francese della prima metà del Trecento. Ad essi similari sono i modi espressivi del cosiddetto “Maestro di San Nicola”, anonimo frescante nella chiesa di S. Andrea a Savigliano, nell’antico Palazzo del Comune saviglianese ed in un’abitazione privata, sempre a Savigliano.
Il gotico lineare dei frammenti in questa chiesa albese ne suggerisce una possibile datazione nel terzo decennio del XIV secolo.
L’altare della Madonna delle Grazie
Il primo altare laterale, entrando a sinistra, è dedicato alla Madonna delle Grazie.
Sulla sacra mensa dall’Ottocento è collocata la preziosa tavola dipinta nel 1377 da Barnaba da Modena (notizie dal 1361 al 1383). In quest’opera pittorica, formata a centina, è raffigurata la Madonna col Bambino (o Madonna del latte).
Il dipinto proviene dalla demolita chiesa albese di S. Francesco d’Assisi. Da molto tempo è oggetto di specifica devozione. Sono ancor qui osservabili molti ex voto, a testimonianza della persistita devozione popolare; alcuni sono quadretti dipinti fra il 1887 ed il 1928.
L’altare di Sant’Agostino
L’altare susseguente dal 1941 del secolo scorso risulta dedicato alla monaca agostiniana Santa Rita da Cascia. La venerabile è raffigurata sulla tela dipinta da N. Formica, applicata nel tratto di parete nella nicchia al centro.
Fino all’Ottocento l’altare laterale di S. Agostino era di patronato della famiglia albese Cantone, ma almeno dal 1872 viene trasferito alla famiglia Biglino.
Sulla sacra mensa è ben visibile una seicentesca ancona in legno dipinto e dorato, di gusto tardo-manierista. Fa da cornice ad una grande tavola lì adattata, eseguita a tempera, firmata e datata in un’iscrizione apocrifa sotto il manto di Maria Vergine: «Macrinvs faci.t 1508».
Com’è evidente, si tratta di un’opera del celebre artista rinascimentale Macrino d’Alba (notizie dal 1495 al 1513, già morto nel 1528). Nel dipinto, su uno sfondo di rovine classiche, sono raffigurati: Madonna in adorazione del Bambino, San Giuseppe, San Nicola da Tolentino, Sant’Agostino vescovo, San Gerolamo ed angeli musicanti. L’opera proviene dalla chiesa di S. Bartolomeo del perduto convento albese di S. Maria della Consolazione, che era sede dei frati agostiniani.
L’altare della Madonna del Carmine
Il successivo altare laterale della Madonna del Carmine (in origine gestito dall’omonima Compagnia), seppur dal 1886 non vi sia più la sacra mensa, è contraddistinto dalla grande nicchia al centro della parete dov’è inclusa la settecentesca statua mariana.
La notevole scultura barocca d’ignoto autore piemontese, in legno dipinto e dorato, è pure utilizzata per la processione che annualmente si svolge in occasione della festività di Maria Vergine del Carmelo.
I dipinti
Sulla parete laterale a sinistra è visibile la pala seicentesca, d’impianto tardo-manierista, nella quale sono raffigurati: la Madonna col Bambino (Madonna del Carmine), i Santi Elia, Simone Stock (?), Francesco d’Assisi e Carlo Borromeo.
È opera di un pittore d’ambito del noto Moncalvo (il maestro Guglielmo Caccia, deceduto nel 1625), che l’avrebbe dipinta su tela verso il 1628.
Sulla parete del lato destro da anni è posizionato un seicentesco dipinto su tela, donato alla chiesa nel 1992. Vi sono raffigurati San Giovanni Battista nel deserto ed un angelo. L’opera è attribuita al lombardo Giuseppe Doneda (o Danedi) detto Montalto (1609 – ca. 1678-1679).
Sulla parete a sinistra del presbiterio è collocato il dipinto cinquecentesco in cui sono raffigurati la Madonna col Bambino, Sant’Agostino (o San Nicola vescovo?) e Santa Lucia martire sullo sfondo di edifici classici.
Non è chiara la sua provenienza: dal convento agostiniano di S. Maria della Consolazione ad Alba (abbandonato dai frati nel 1556) oppure dalla scomparsa chiesa albese di S. Nicolao. L’opera pittorica, d’autore ignoto di probabile ambito macriniano, è riferibile al primo quarto del XVI secolo.
Al centro, sulla mensa dell’altare maggiore (realizzato nel 1894 su precedente progetto dell’ing. Cesare Fantazzini di Torino), sono ben visibili cinque tavole dipinte a tempera, disposte orizzontalmente.
Queste opere pittoriche facevano parte della predella di un pregevole polittico che da molto tempo è osservabile nella Galleria Sabauda di Torino. Tale polittico, in origine, risulta eseguito nel 1493 dall’astigiano Gandolfino da Roreto (documentato tra il 1493 ed il 1518) per l’albese chiesa conventuale di S. Francesco d’Assisi, demolita nel 1814.
Nei pannelli qui ricomposti sono raffigurati Gesù Cristo e gli Apostoli.
Al centro della parete di fondo, soprastante al coro, è la grande pala (olio su tela) dov’è rappresentato Il battesimo di Gesù Cristo. Dall’Ottocento appare inclusa ed adattata in una più ampia, composita cornice centinata, a mo’ di ancona, fortemente sporgente (proveniente dalla demolita chiesa albese di S. Francesco d’Assisi).
Il pregevole dipinto è opera del saviglianese Giovanni Antonio Molineri (1577-1631), realizzato per questa parrocchiale nel terzo decennio del Seicento su committenza degli Agostiniani.
In alto, sulla parete di fondo della chiesa, è visibile il trittico eseguito in pittura murale nel 1887 da Paolo Gaidano (1861-1916), poirinese di nascita però attivo a Torino. Vi sono abilmente raffigurati, con modalità tradizionali: la Madonna col Bambino, Santa Teresa d’Avila, San Francesco d’Assisi e, ai lati, due Angioletti.
Il coro e il crocifisso
Nel settore destro del presbiterio, contro la parete, è visibile un sedile intagliato in legno di noce, ricavato da elementi del perduto coro quattrocentesco dell’albese chiesa conventuale di S. Francesco d’Assisi demolita nel 1814.
L’antico coro, commissionato dal francescano fra Marco da Sommariva, venne realizzato nel 1429 dallo scultore pavese Urbanino da Surso (c. 1380-1461/1463). Nei bassorilievi lì ricomposti (tra schienale e parte sottostante) sono raffigurati Il sogno di papa Innocenzo III, la Natività di Gesù con l’arrivo dei Magi e vari Santi, frammisti a diversi motivi decorativi e simbolici.
Al di sopra del sedile è osservabile un grande quadro, dipinto ad olio su tela. Nel dipinto sono raffigurati: Gesù Bambino, San Giuseppe, la Madonna, l’Angelo custode, il Padre Eterno, lo Spirito Santo e San Giulio (aggiunto nell’Ottocento). Quasi tutta l’opera, riferibile ai modi del cheraschese Sebastiano Taricco (1641– 1710), risale ad un periodo tra il tardo Seicento e gli inizi del Settecento.
L’antico Crocifisso processionale, in legno dipinto, risale ai primi decenni del secolo XVI. D’autore ignoto, è opera di pregio, ma con integrazioni successive.
Sono invece seicenteschi due quadri, appesi alle pareti laterali sul coro, in cui si notano raffigurati vari Santi e Beati, fra i quali compaiono i tutelari della città. Nei dipinti su tela sono pure rappresentati gli stemmi dei committenti: quello del vescovo Vittorio Nicolino Della Chiesa (presule ad Alba dal 1667 al 1691) e quello della distinta famiglia Como.
N° di piani
Parco
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Durata della visita
Prezzo del biglietto
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Visite guidate
Le restanti opere pittoriche e architettoniche
Vicino al presbiterio, il primo altare laterale sulla destra è dedicato a S. Giobbe.
Dal 1822 spettava alla Società dei Filanti da seta, un sodalizio correlato alla chiesa di S. Giovanni in riferimento al mercato dei bozzoli e dei bachi da seta che si svolgeva nella piazza antistante alla chiesa.
La committenza di tale consorzio professionale ha prodotto la pala eseguita nel 1823 dal pittore saviglianese Giuseppe Chiantore (1747-1824). Sulla tela centinata è raffigurato San Giobbe in disgrazia. Il sottostante complesso ligneo e vetrato dei confessionali vi è stato collocato nel 1886.
Dal 1822 al 1872 l’altare successivo risulta intitolato a San Francesco di Sales e di patronato della nobile famiglia Deabbate. Dal 1872 al 1933 a tale dedicazione vengono aggiunte quelle al Sacro Cuore di Gesù ed a Santa Teresa d’Avila (già raffigurata nella pala d’altare).
Sulla sacra mensa è esposta una grande opera centinata, nella quale sono raffigurati San Francesco di Sales, Santa Teresa d’Avila ed angeli. D’autore ignoto e dipinta su tela nell’ultimo ventennio del XVII secolo, parzialmente ritoccata agli inizi degli anni ’20 dell’Ottocento, l’opera risulta acquistata verso il 1822 dall’erudito conte Vincenzo Deabbate («Patrizio d’Alba Pompeia natio di Cuneo») per questa sacra mensa laterale.
Fino al 1821 il successivo altare laterale era dedicato all’Angelo Custode (con propria pala seicentesca, ora visibile nel presbiterio).
Dal 1822 al 1832 risulta intitolato ai Santi Pietro apostolo ed Eligio vescovo. Poi, dal 1832 al 1886 la dedicazione viene cambiata in quella a San Gioachino; nel 1886 viene aggiunta quella a Santa Zita (protettrice delle domestiche e dei fornai).
Nel 1934 vi viene inclusa l’intitolazione (divenuta prevalente) al Sacro Cuore di Gesù, trasferendovi pure la relativa statua ottocentesca dall’altare laterale di S. Francesco di Sales.
Dal 2016 su una parete laterale è osservabile il dipinto su tela dov’è rappresentata la Cena di Emmaus. L’opera, una donazione privata del secolo scorso, è siglata «GAM» e datata 1629. Pertanto viene attribuita all’artista saviglianese Giovanni Antonio Molineri (1577-1631)
Il susseguente settore laterale della chiesa è stato totalmente trasformato nel 1939, su progetto dell’architetto albese Giovanni Oreste Dellapiana. Da allora qui si nota centralmente il marmoreo fonte battesimale del 1939.
Al di sopra, sulla parete, è ben visibile un gruppo scultoreo in terracotta dipinta, realizzato dal torinese Virgilio Audagna (1903-1995). L’opera rappresenta, in modo convenzionale, il Battesimo di Gesù Cristo.
L’Associazione San Giovanni nasce nel 2010 ad Alba grazie agli abitanti del quartiere San Giovanni che si sono posti finalità comuni.
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