Ingredienti
Procedimento
Fate il pollo in otto pezzi, infarinateli e metteteli a rosolare in una casseruola con olio d’oliva e burro e uno spicchio d’aglio; salateli, pepateli e spolverizzateli di noce moscata.
Quando avranno assunto un bel colore dorato, bagnateli col vino bianco secco e lasciatelo evaporare.
Aggiungete adesso un bicchiere di brodo, incoperchiate e cuoc
ete a fiamma sostenuta, ma non violenta, fino a completa cottura.
Disponete i pezzi di pollo in un piatto di portata ed irrorateli con un intingolo ottenuto miscelando il fondo di cottura col succo di mezzo limone.
Servite caldo, guarnito con patatine novelle al forno.
Curiosità
Si dice che questo piatto fosse stato servito la sera della battaglia di Marengo al generale Bonaparte, poi uscito vittorioso.
Si dice che i viveri delle truppe francesi fossero allo stremo: ma un pollo si può anche rubare, in guerra. Si dice ancora che fosse stato fritto nell’olio ed irrorato di Madera.
Ho consultato i sacri testi della cucina piemontese post-napoleonici che sono quelli del Chapusot (1846) e del Vialardi (1854), ma del Madera non ho trovato traccia.
Il Chapusot, poi, in questo sauté ci mette anche le tomatiche, ovvero pomodori, avvicinandosi al pollo alla cacciatora.
Il lettore-cuoco, a questo punto, si pone il perché di un pollo alla Marengo, vicino ad Alessandria, a La Morra.
In un articolo del “Popolo nuovo” del 3 luglio 1958, citando il ristorante Belvedere di La Morra, gestito allora da Settimio e Giuseppina Roggero, viene esaltato il pollo alla Nerone con cognac, senza, per nostra sfortuna, riportare la ricetta.
Un pollo siffatto è sicuramente saltato sulla fiamma ed irrorato di vapori alcolici: ho pensato al pollo alla Marengo, quale ricetta similare.
Credo che anche Settimio e Giuseppina ne converrebbero, se fossero ancora in vita.
Crediti foto: Rowena