Nel 1766 viene dato per la prima volta alle stampe il trattato di cucina dal titolo “Il Cuoco Piemontese perfezionato a Parigi” vero vademecum per la cucina piemontese.
Nel testo, scritto da un cuoco anonimo, ricette e procedimenti appresi nella capitale francese vengono aggiustati per essere adattati al gusto della sua terra d’origine e soprattutto alle materie prime piemontesi.
La cucina di questa nostra regione ha dunque origini eclettiche, frutto del suo carattere di confine con la Francia e delle terminazioni nervose del passato composte di alta nobiltà sabauda e di cultura rurale.
Scopriamo insieme una delle ricette che riassume perfettamente quanto sopra è scritto, quella del batsoà, piatto già noto nell’Ottocento e grande classico del periodo di Carnevale.
Ingredienti
Procedimento
Raschiate attentamente gli zampetti di maiale e lavateli. Poneteli in una pentola con acqua, aceto, cipolla, carota, aglio, rosmarino; portate all’ebollizione e continuate la cottura per tre ore circa.
Controllate la consistenza degli zampetti con una forchetta: cotti al punto giusto levateli dalla pentola e lasciateli intiepidire, dopodiché disossateli e fateli a tocchetti.
Passate i pezzi di zampetto nell’uovo sbattuto e poi nel pangrattato, infine friggeteli in olio bollente fino a doratura per 10-15 minuti circa. Serviteli caldissimi due o tre per piatto, decorate con qualche fregio vegetale.
I batsoà, già citati nei ricettari dei grandi cuochi piemontesi dell’Ottocento, sono teneri, morbidi e serici.
Curiosità
Il nome del piatto deriva dal francese bas de soie “calze di seta”, più che un riferimento alla tenerezza del cibo in questione, il nome del piatto è un‘allusione antifrastica e ironica alla somiglianza fra il piedino e le calzature femminili di un tempo.