Arte e cultura

Le etichette da vino Breve storia millenaria

Maggio 23, 2025
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Le etichette da vino rappresentano molto più di una semplice striscia di carta affissa a una bottiglia: nascono infatti da un’esigenza antica e si trasformano nel tempo da semplici strumenti identificativi a vere creazioni artistiche, capaci di emozionare e raccontare.

L’intreccio tra vino, territorio e arte è secolare e continuativo – vedasi le esemplari Cappella del Barolo e Cappella del Moscato o le cantine che hanno fatto del connubio artistico territoriale il loro marchio (alcune delle quali presenti in questo articolo) – e da sempre oggetto di studio e di fascinazione.

Sappiamo tutti che dietro ogni bottiglia c’è una storia che merita di essere raccontata, ma quando parliamo del “davanti” cosa sappiamo? Andiamolo a scoprire!

Le origini

La prima etichetta conosciuta non era fatta di carta o inchiostro, ma era incisa nella creta — un segno duraturo, impresso nel tempo come un marchio. Sei millenni fa, i Babilonesi iniziarono a tracciare con sigilli cilindrici le anfore per distinguere i vini migliori, destinati alle élite religiose e nobiliari mentre in Egitto, il vino veniva accompagnato da contrassegni descrittivi.

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Raffigurazioni della Tomba di Nahkt – foto credits: https://www.tannina.it/

Nella tomba di Tutankhamon, sono state ritrovate 26 anfore su 36 che recavano simboli e scritte incise, quasi a volerne proteggere il contenuto attraverso i secoli.

Anche Greci e Romani erano soliti apporre incisioni sulle anfore in terracotta per identificare provenienza, annata e persino il nome del Console in carica al momento dell’imbottigliamento.

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I contenitori del vino dell’Antica Grecia. Foto credits: https://www.almontedilivio.com/

I materiali utilizzati per queste primitive “etichette” comprendevano pergamena, stoffa, cuoio e pozzolana.

La nascita dell’etichetta moderna

Nel Medioevo, con la diffusione della botte in legno, le iscrizioni passarono a gesso o mattone ma fu solo con la comparsa della bottiglia di vetro, che l’etichetta assunse un ruolo nuovo: diventare volto, voce e firma del vino.

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La conservazione del vino nel Medioevo. Foto credits: https://www.lastampa.it/

Ma si dovette attendere il 1700, per vederne la vera modernizzazione.

Dom Pierre Pérignon, monaco benedettino e inventore del metodo champenoise, è considerato il pioniere dell’etichetta moderna. Per distinguere annate e vigne, iniziò a legare al collo delle bottiglie piccoli pezzi di pergamena scritti a mano con uno spago.

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Etichette francesi ultracentenarie. Foto credits: https://winenews.it/

La rivoluzione arrivò con l’invenzione della litografia, che aprì le porte alla riproduzione in serie; poi, a metà Ottocento, la cromolitografia portò il colore: stemmi dorati, fregi, medaglie e leoni fecero brillare le bottiglie, trasformando le loro facciate in vere ambasciatrici visive del gusto.

In parallelo, un’altra tendenza si affermò: quella dell’essenzialità.

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L’iconica etichetta Romanée Conti. Foto credits: https://www.teatronaturale.it/

Più il vino era pregiato, più il suo vestito diventava sobrio, elegante nella sua nudità, come nel caso del celebre Romanée-Conti: nero su bianco, senza fronzoli, solo la verità.

Il Novecento e l’etichetta d’artista

Nel secolo scorso, l’etichetta cominciò a diventare un ponte tra arte e commercio: il barone Philippe de Rothschild, visionario enologo e mecenate, nel 1924 affidò la prima “firmata” all’artista Jean Carlu per il suo Mouton Rothschild.

Questo fu l’inizio di una lunga tradizione: Dalí, Picasso, Mirò, Warhol, tutti prestarono il loro talento per trasformare ogni bottiglia in un pezzo da collezione.

Anche in Italia l’arte fece il suo ingresso in cantina: a partire dal 1985, con il “Vino della Pace”, la Cantina Produttori di Cormòns affidò le sue etichette a grandi maestri italiani del Novecento come Enrico Baj, Arnaldo Pomodoro e Giacomo Manzù.

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Etichette disegnate da Pomodoro, Bay e Music. Foto credits: https://www.winesurf.it/

Negli ultimi decenni del Novecento, l’etichetta quindi ha vissuto una trasformazione significativa, diventando non solo un mezzo di identificazione, ma anche uno strumento di comunicazione culturale.

Oggi: un’identità in continua evoluzione

Oggi, l’estetica dei vini è estremamente variegata, così come le informazioni in esse contenute: si spazia da precise informazioni tecniche a un minimalismo netto, includendo note di degustazione, suggerimenti di servizio, scale di dolcezza o aneddoti.

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Le moderne etichette con QR Code. Foto Credits: https://www.pelling.eu/

L’etichetta da vino moderna non è ormai più solo un racconto concentrato in pochi centimetri: deve rispettare leggi, veicolare fiducia, spiccare sugli scaffali, oltre che toccare corde emotive.

L’innovazione tecnologica continua a influenzare questo settore: codici QR scannerizzabili, esperienze di realtà aumentata e tecnologie “intelligenti” come l’etichettatura RFID, NFC e blockchain per combattere le frodi vinicole.

Nonostante l’evoluzione tecnologica, ne rimane invariata la funzione originale: rendere riconoscibile una bottiglia di vino e comunicare al consumatore l’identità e la qualità del prodotto che sta per degustare.

Un compito difficile, quasi poetico: rendere visibile l’invisibile.