Fino al 25 febbraio ad Alba, presso la Fondazione Ferrero, sarà possibile visitare la felice mostra curata da Marco Vallora, Dal Nulla al Sogno. Dada e Surrealismo dalla Collezione del Museo Boijmans Van Beuningen, della quale vi abbiamo informati qui.
Ai suoi lettori e ai più di novantamila visitatori ad oggi, Langhe.net offre qui una postilla, un commento che intende ricordare i tratti salienti della bella occasione allestita in terra albese.
La location
Innanzitutto, la possibilità di vedere da vicino alcuni capolavori dell’arte moderna, di cui specialmente il maestoso quadro di Dalí usato come effigie della mostra.
L’opportunità è davvero preziosa, poiché molti dei lavori esposti provengono dal prestigioso e ricchissimo museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, nato centosettant’anni fa e ancora attivo oggi, in continua espansione, principalmente dedicato all’arte surrealista.
Con i contributi di Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e Regione Piemonte, il braccio del Boijmans si è allungato fino alle Langhe, inaugurando una feconda unione con la Fondazione Ferrero, che ha elegantemente ospitato ed allestito i suoi funzionali spazi.
L’universo avanguardista del primo Novecento
Già a cominciare dall’utile filmato introduttivo, indicato per avere un’idea generale, proiettato nella sala polifunzionale all’entrata.
Sin da subito il visitatore è trasportato nell’eccentrico universo avanguardista del primo Novecento, con tutte le sue bizzarie, particolarità e stranezze.
Non a caso è possibile usare la parola ‘universo‘: il filmato spiega, chiaramente, che le rivoluzioni dadaista e surrealista sono state una ricerca di senso in ciò che sembrava a prima vista insensato.
Sono state una risignificazione, un tentativo di trovare una realtà adiacente alla nostra, parallela, diversa, ma non per questo non sperimentabile.
Ecco spiegate, allora, molte delle sculture e installazioni esposte: come, ad esempio, il Cadeau di Man Ray, perfetto manifesto dadaista che unisce la dimensione calda e famigliare del ferro da stiro con il mondo metallico, duro e rude dei chiodi, creando il paradosso di questa corrente.
“Dada”, infatti, non significa niente: è la parola sensata proprio perché insensata, come questo ferro, poiché rappresenta la rivoluzione del pensiero e del concetto, l’ardimento di andare oltre la logica e di fare arte partendo dal paradosso, come ben provano anche molti lavori di Duchamp esposti.
Una rivoluzione, però, che richiede uno svuotamento, una perdita dei valori: il nichilismo, ossia la negazione e il rigetto di ciò che si conosce.
Ma se ogni rivoluzione rischia di degenerare nel caos e della distruzione, quella dadaista ne fa un suo punto forte.
Risignificazione
Ne sono esempio le Veneri, rimodulazioni e rimodificazioni dell’incantevole e mutilata Venere di Milo, tesoro greco adottato come modello in tante opere d’arte.
Dalí e Man Ray hanno creato una propria rivisitazione della statua, dimostrando come le loro poetiche intendessero rivedere la tradizione e cambiarne i connotati pur conservandola, come si nota chiaramente confrontandole al loro archetipo.
Si riconosce subito il tocco di Dalí, altro grande esponente della mostra, nei surrealistici cassetti della coscienza che si aprono irruenti sezionando l’integrità del corpo di Venere.
Molte opere esposte portano la sua firma, aggiungendo valore all’inestimabile emozione di osservare le stesse opere che lui in persona aveva creato.
Metafisica e Surrealismo
Maestro dell’onirico e del gioco surreale, è forse lui l’esponente più rappresentativo riguardo al sogno: ogni composizione di Dalí è un’atmosfera in cui ci si immerge, un patto che l’artista chiede di stringere perché la sua opera dischiuda il suo potere, la sua capacità di dialogo.
Stessa particolarità hanno anche molti degli altri quadri esposti, tra cui quelli di maestri come De Chirico, ispiratore del ritorno alla mitica Grecia con le sue rivisitazioni dell’eredità classica, e poi ancora Magritte, genio creativo dell’arte concettuale e surrealista.
Oltre all’arte
Ma questo non è tutto: oltre alle opere d’arte in senso stretto, nelle teche dell’esposizione sono presenti diversi oggetti ed effetti personali degli artisti: le carte da gioco ridisegnate da Salvador Dalí, ad esempio, o la valigetta di Duchamp, suo personale album/portfolio da viaggio.
E poi ancora le copie della rivista francese Minotaure, i cui fascicoli segnati dal tempo esibiscono copertine particolarissime, con gli stili e le firme dei grandi artisti che vi collaboravano, editandone i numeri e continuando ad alimentare la causa avanguardista.
Insomma, una bella e felice occasione: una mostra di alto valore artistico e organizzativo, visitabile gratuitamente.
La collaborazione Alba-Rotterdam è stata molto proficua, dunque non resta che, aspettando di sentire le considerazioni finali della Fondazione, chiedersi quando avverrà la prossima. Ma, soprattutto, quali altre perle di storia dell’arte avremo di nuovo la possibilità di ammirare nelle nostre Langhe.