Durante la Fiera, nel cortile della Maddalena si tiene, come tutti sanno, il Mercato Mondiale del Tartufo.
Nonostante l’aggettivo “Mondiale” faccia pensare a qualcosa di telematico e futuristico (mercati mondiali in tempi di globalizzazione sovranazionale – o qualcosa del genere), il Mercato del Tartufo è semplicemente un padiglione abitato da trifulau e commercianti che vendono il pregiato frutto sotterraneo delle terre albesi.
Non tutti sanno però, che al Mercato Mondiale del Tartufo si possono trovare, oltre ai tartufi, molte altre specialità locali: formaggi, dolci, nocciole, salumi, affettati e vino, facenti parte della rassegna AlbaQualità.
Corrado ed io siamo andati la scorsa domenica a fare quattro chiacchiere con i produttori di vino presenti alla manifestazione. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Mossio Fratelli
Mossio è una cantina storica. Da quattro generazioni infatti lavorano con un unico obiettivo: raggiungere la perfezione, in particolare con il loro prodotto di punta, il Dolcetto d’Alba.
Presenti in Fiera “fin dall’inizio”, come ha specificato Remo, quest’anno la famiglia Mossio presenta un’assoluta novità, il Passito di Dolcetto.
“Questo prodotto ha rappresentato una grande sfida per l’azienda”, racconta Remo, in quanto nessuno lo ha mai prodotto prima. “Non avevamo nessun riferimento esistente da emulare, e neanche nessuno a cui chiedere consiglio”.
Dopo tanti esperimenti, Valerio si decide finalmente a portarlo sul mercato: “Se continuiamo ad assaggiarlo non ne rimane più da imbottigliare“.
E il risultato è sicuramente ottimo: vagamente tannico, in modo da stemperarne la dolcezza, assolutamente non stucchevole, come spesso capita a questo tipo di vini.
Come fa’ notare Remo, con il Passito di Dolcetto, è ora possibile fare un pasto completo, dall’antipasto al dolce, bevendo solo Dolcetto.
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L’altra novità Mossio è il Gamus, anche questo un’esperimento: un Dolcetto d’Alba Superiore invecchiato per un anno in legno “in botte grande”, specifica Remo, “abbiamo alcune barrique molto vecchie, ma per me sono solo un contenitore molto scomodo”.
Il nome deriva da una pietra ritrovata durante le operazioni di dissodamento del terreno della cascina, su cui era presente la scritta Gamus. Dopo averla conservata in casa per alcuni anni, i Mossio si decidono a farla analizzare dal Museo Eusebio di Alba.
L’iscrizione sembrerebbe richiamare il nome di un accampamento Romano presente in zona e risalente al periodo della campagna Gallica di Giulio Cesare.
Apparentemente “Gamus” era in seguito diventata una denominazione e utilizzata per definire le famiglie che abitavano l’antica area dell’accampamento e la pietra, databile intorno al XVI secolo, era probabilmente una pietra tombale con inciso il nome di famiglia del defunto.
Manera Vini
L’Azienda Agricola Manera è invece un’azienda molto giovane: anche se la produzione di uve risale ad alcune generazioni fa, sono le nuove leve che hanno iniziato a vinificare ed imbottigliare i propri vini.
Mentre Corrado assaggia il Barbaresco, facciamo quattro chiacchiere con Carlo. “Abbiamo quasi terminato di ampliare la cantina” racconta “in particolare la parte in cui vogliamo ospitare i visitatori”.
Poi, mentre Corrado passa ad una Barbera da 15 gradi (!!!), Carlo fa alcune considerazioni sulla vendemmia.
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Un’annata sfortunata questa, ma non tutto e perduto: quest’anno non ci saranno vini molto corposi e molto alcolici, ma può anche essere vista come un’opportunità per portare sul mercato dei prodotti diversi.
Più freschi, facili, dai colori e dai profumi molto vivi. Perché sia buono, il vino deve essere equilibrato, quindi la quantità di l’acol non può essere presa come un parametro assoluto per valutarne la qualità.
Corrado annuisce, finendo il suo bicchiere di Barbera da 15°.
Azienda Agricola Demarie
Con Demarie ritorniamo su una realtà storica, ma dell’altra sponda del Tanaro: con sede a Vezza d’Alba e vigne in tutte le zone chiave delle Langhe, propongono una linea di vini molto ampia, che spazia dal Roero, all’Arneis, passando per Barolo, Barbaresco e Nebbiolo.
Paolo ci racconta che lo stand in Fiera è un investimento importante, ma di sicuro è un buon modo per farsi conoscere.
Soprattutto per chi, come lui, usa il Mercato del Tartufo per creare un primo contatto con i visitatori, cercando in seconda battuta di portarli in cantina, dove può contare su un ambiente più tranquillo e ospitale e dove può far conoscere a fondo i suoi prodotti.
“In particolar modo”, dice Paolo, “tengo a far conoscere il Roero DOCG“.
“Anche se abbiamo vini come Barolo e Barbaresco” continua “il Roero è un vino pressoché sconosciuto, specialmente agli stranieri, ma che non ha niente da invidiare ad altre DOCG più blasonate“.
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