Cesare Pavese trascorrerà a Torino gran parte della sua vita, ma manterrà sempre un intimo legame con la terra di Langa, evidente in tutta la sua produzione letteraria.
Come nessun altro autore, egli ne coglie l’essenza più profonda, la forza ancestrale e le contraddizioni.
Le “dolci colline” in mezzo alle quali si sente allo stesso tempo protetto e turbato, non sono mai semplice sfondo, ma protagoniste del suo immaginario poetico. Qui scopre la passione, l’esplosione degli istinti, il fluire della vita.
Il romanzo La luna e i falò racconta di un espatriato che torna alla propria terra per ritrovare se stesso e l’esperienza concreta delle cose.
Tra i personaggi che lo animano, si riconoscono autentici abitanti di Langa, le cui piccole storie ordinarie ispirano pagine di intensa letteratura.
In poesia utilizza un linguaggio lirico, ma anche profondamente carnale, una scrittura vivida, pittorica, ideale per raccontare un mondo vivo e mutevole, la cui essenza non si lascia catturare dalla fissità di una fotografia.
Spesso il paesaggio coincide con l’interiorità: la foschia che avvolge le colline in autunno è malinconica, ma conturbante quanto il male di vivere.
Il sinuoso profilo delle colline custodisce la vita aspra dei contadini i cui riti si trasfigurano, nei versi, diventando funzioni pagane, in un incontro sensuale tra uomini e animali.
Costante sarà la similitudine tra la donna e la terra:
Anche tu sei collina / e sentiero di sassi / e gioco nei canneti, / e conosci la vigna / che di notte tace […]
CESARE PAVESEVerrà la morte e avrà i tuoi occhi
[…] E sei come le voci / della terra ‒ l’urto / della secchia nel pozzo, / la canzone del fuoco, / il tonfo di una mela; […]
CESARE PAVESEVerrà la morte e avrà i tuoi occhi
[…] ma tu, tu sei terra. Sei radice feroce. Sei la terra che aspetta. […]
CESARE PAVESEVerrà la morte e avrà i tuoi occhi
La donna agognata è la Langa sapiente, mistica e traditrice proprio come il suolo a un tempo fertile e duro, dolce ed acre.