Arte e cultura

Ciao Angelo Ultimo saluto al fondatore di Langhe.net

Agosto 18, 2020

Martedì 28 Luglio 2020 si è spento a 66 anni Angelo Cassinelli, fondatore di Langhe.net. E’ successo nella sua casa vacanze a Dogliani, l’ultimo “progetto” a cui si stava dedicando anima e corpo, come sempre.

Angelo era mio padre, ma vorrei provare a ricordarlo qui per il ruolo che ha avuto nelle Langhe e su questo sito.

Amante del territorio

Nato nel 1954, non ha mai cercato di fuggire o di nascondere il suo passato contadino, ma anzi si è attivamente dedicato al recupero e alla diffusione delle tradizioni delle nostre terre, che negli anni ’70, in un’Italia affamata di modernità e di futuro, proiettata in avanti dagli anni del boom, rischiavano di essere perdute per sempre.

Angelo durante la Trebbiatura nel 1978

Ha iniziato con un gruppo di amici, il “Gruppo spontaneo di Magliano Alfieri”, fondato da Antonio Adriano, che si proponeva di recuperare le tradizioni orali che scandivano la vita contadina, con l’obiettivo non solo di documentare questo passato, ma di farlo rivivere attivamente, tornando a cantar le uova, riportando i compaesani nelle piazze per Canté Magg, recuperando i soffitti di gesso delle vecchie case.

Pioniere del web

La voglia di recuperare, raccogliere, documentare e raccontare nel 1998 è sfociata nel progetto langhe.net, il primo sito web dedicato al nostro territorio.

La prima homepage di Langhe.net nell'anno 1998

La prima homepage di Langhe.net nell’anno 1998

Un progetto pionieristico all’epoca, visionario e un po’ matto, con il suo e-commerce rudimentale, l’iscrizione alla newsletter, e l’invio delle cartoline elettroniche. Un progetto però che vive ancora oggi, punto di riferimento sul web di Langhe e Roero.

Angelo era “quello che aveva un sito quando non esistevano i siti”, così me l’aveva definito un giornalista dell’Unione Monregalese.

Ciao Angelo, ci mancherai

Abbiamo disperso le sue ceneri nei gorreti, le rive boscose del fiume Tanaro che gli erano tanto care.

Silvana Volpe, sua amica del Gruppo Spontaneo, ha letto un estratto di un articolo scritto da lui nel 1973 per “La Bilancia”, che testimonia in modo genuino il suo attaccamento a questa terra.

Si canta tutta la notte. In uno scenario naturale stupendo: la luna, gli alberi fioriti, le colline, silenziosi testimoni di queste interminabili processioni. Si parte col buio e si arriva con le prime luci dell’alba. Queste notti trascorse come randagi nella campagna, mi portano a fare alcune considerazioni.

A capire quanto sia stupido mettersi in viaggio per trascorrere questi giorni di festa nei già super affollati luoghi di villeggiatura, alla ricerca di quella pace e tranquillità per superare lo stress e la nevrosi collettiva cui la vita di tutti i giorni ci sottopone.

Vana illusione.

Perché là non si trova altro che l’ambiente dal quale si cerca di fuggire, quando si ha denaro e tempo, percorrendo, come in una folle corsa, centinaia di chilometri. Mentre sto scrivendo sento le macchine percorrere veloci la statale 231, e mi chiedo dove stia andando tutta questa gente.

Basterebbe che si fermasse un attimo ad osservare, nel timido chiarore della luna, le fronde fiorite di quegli alberi sul dorso della collina che gli sta di fronte, per trovare l’ambiente per il quale tanto si corre. Eppure no, gli si passa accanto indifferenti come automi.

Angelo Cassinelli
La Bilancia, 1973

E dopo aver cantato le uova di cascina in cascina, continua:

E infine al ritorno, quando la luna sta tramontando, immunizzati dal vino contro la frescura che precede il giorno, ascoltare tutti i fruscii della notte: dallo stormire del vento fra i rami nei quali s’affacciano le prime foglie, al fruscio di un topo in fuga, spaventato dalla nostra presenza. Pensavo al frastuono delle auto per le vie cittadine nelle ore di punta, al fragore al limite della sopportabilità delle fabbriche e delle officine….

Avevo voglia di fermarmi in quei luoghi, a godere fino in fondo di quegli stessi paesaggi che i nostri padri popolarono di masche, streghe e diavoli, come gli antichi poeti  avevano ammantato di ninfe, dee e dei.

Angelo Cassinelli
La Bilancia, 1973

Angelo nutriva un autentico e incrollabile amore per queste colline e questi boschi, un amore che non si era affievolito neanche con tutti i calci in culo che la vita ti tira, ma che rimaneva vivo, vibrante e sincero.

Un amore il suo, in questi anni in cui tutto, anche la cultura e la poesia, è merce e consumo, forse un po’ anacronistico e fuori luogo.

Ciao Angelo, ci mancherai. Rimarremo con il rimpianto di non aver saputo “assorbire” di più.