La storia di Alba tracciata da Gustavo Strafforello.
Alba è l’antica e rinomata Alba Pompeia. In niuno degli antichi scrittori si trova notizia della sua fondazione o dell’origine del suo nome, ma è probabilissimo derivasse da G. Pompeo Strabone (padre di Pompeo il Grande), il quale conferì molti privilegi ai Galli Cisalpini. Un’iscrizione citata da Spon (Misceli., p. 163), secondo la quale Alba fu una colonia romana fondata da Scipione Africano e restaurata da Pompeo Magno, è indubbiamente spuria (Vedi MANNERT, V. 1, p. 295).
Alba non possedeva grado coloniale, ma apparisce quale città municipale così in Plinio come nelle iscrizioni, quantunque Plinio l’annoveri fra le nobilia oppida della Liguria (PLIN., III, 5, s. 7 ; ToL., III, 1, § 45 ; ORELL., Inscr. 2179).
Il suo territorio, al dire di Plinio (XVII, 4, s. 3), era già sin d’allora particolarmente adatto alla viticoltura. Del suo splendore a’ tempi romani porgono testimonianza molti monumenti, fra gli altri, oltre l’ara prementovata e parecchie medaglie d’imperatori, meritano menzione alcune iscrizioni votive, di cui una al Genio della città, un’altra ad Augusto, una terza a Marco Aurelio, che ne restaurò con grande dispendio le strade ad Asti, Acqui e Bene Vagienna.
Alcune urne sepolcrali furono raccolte dal conte Veglio di Castelletto ed un antico busto in marmo di donna, rinvenuto nello scavare i fondamenti di una casa, conservasi nel Museo archeologico di Torino.
Sede vescovile dipendente dalla chiesa ambrosiana sin dal secolo IV, Alba decadde in seguito, finchè Carlo Magno la fece capo di un contado.
Nel secolo XI si resse a Comune e i suoi consoli ottennero dall’imperatore Federico tutti i diritti di regalia; ma nel 1264, aggregatasi al partito guelfo e collegatasi a Carlo I d’Angiò, dovè sostenere molte guerre con le città vicine di parte ghibellina, finchè si pose sotto la protezione dei marchesi di Monferrato.
Nel 1314 Enrico III la diede in feudo ai marchesi di Saluzzo ; indi tornò sotto il Marchese di Monferrato ; passò, nel 1348, ai Visconti, e nel 1552 Venne in podestà dei Francesi.
Fu spopolata dalle guerre del secolo XVI, dalla peste del 1630 e da parecchi tremuoti. In virtù del trattato di Cherasco del 1631 Alba fu finalmente riunita ai dominii di Casa Savoia. Nel 1796, Napoleone spedì il generale La l’arpe ad impadronirsi d’Alba, la quale fu poi riunita all’Impero francese e compresa nel dipartimento della Stura, finchè nel 1815 tornò a Casa Savoia.
Uomini illustri
Alba fu patria all’imperatore romano Publio Elvio Pertinace, il cui padre aveva una villa nelle vicinanze della città detta Villa Martis (Dione Cassio, LXXIII, 3; GIUL. CAPITOL., PerI., l, 3). Era già vecchio di 68 anni quando succedè a Commodo, ucciso dai pretoriani, e fu ucciso anch’egli in una sommossa il 28 marzo 193, dopo 86 giorni di regno, durante i quali attese a tutt’uomo a rifornire l’erario esausto e a riformare la disciplina dell’esercito.
In tempi assai posteriori vi nacquero: Gian Giacomo Fava, sopranominato il Macrino d’Alba (1496-1508), di cui, oltre i prementoVati in Alba e a Pavia, ammirasi un dipinto nella seconda sala della Pinacoteca di Torino; Domenico Nano, autore della Polianthea, la quale fu, secondo il Denina, il primo disegno di un’opera enciclopedica; Paolo Cerrato, elegantissimo poeta latino; Jacopo Mandelli, egregio professore di legge nell’Università di Pavia; Pietro Belli che, al dire del Tiraboschi, fu forse il primo ad applicare la giurisprudenza alla guerra, e suo figlio Domenico, gran cancelliere di Savoia; il barone Giuseppe Vernazza, celebratissimo archeologo, e il medico Carlo Bertero, botanico di grido.
Alba finalmente è la città natìa del compianto generale Govone, già ministro della guerra, e del più volte ministro dell’istruzione pubblica onorevole Coppino, il quale da umilissima condizione seppe collo studio innalzarsi ai più alti onori ed ai più importanti uffici ai quali possa aspirare un cittadino di uno Stato libero.
Torino 1891 – La patria. Geografia dell’Italia. Provincia di Cuneo – Volume 1