Il peperone di Carmagnola è un prodotto molto apprezzato su tutto il territorio piemontese e italiano. Un ortaggio gustoso che si presta a molte preparazioni ed è anche ottimo da gustare crudo.
Per conoscere meglio questa eccellenza, abbiamo deciso di intervistare Domenico Tuninetti, il presidente del Consorzio del Peperone di Carmagnola.
Cos’ha di particolare questo prodotto?
Il nostro peperone è buono: questo per merito del terroir e del sistema di coltivazione.
Il terreno, infatti, offre molta sostanza organica perché i produttori attuano la rotazione delle colture.
Mentre molti altri prodotti agricoli sono coltivati fuori suolo (non nel terreno, ma attraverso mezzi artificiali), il peperone di Carmagnola è ancora prodotto alla vecchia maniera, in modo naturale e senza l’uso di concimi chimici.
Quando è stata introdotta la coltivazione del peperone?
La prima testimonianza risale ai primi del ‘900, più precisamente al 1920 e si tratta un diploma che è stato rilasciato al signor Domenico Ferrero dopo ben 20 anni di promozioni sulla coltivazione del peperone.
Come viene coltivato?
Il peperone è un arbusto molto difficile da coltivare perché, se si sbaglia un passaggio, si compromette il raccolto.
In passato veniva coltivato quasi tutto in pieno campo, poi è diventato difficoltoso a causa del repentino cambio climatico che ha costretto i produttori a coltivarlo sotto serra.
Ma non tutte le qualità però si adattano bene a questo tipo di coltivazione, il peperone di tipo lungo, ad esempio, è coltivato in campo aperto, con tutte le difficoltà che ne conseguono.
Esiste un disciplinare di produzione?
Sì, esiste il disciplinare, che però è stato modificato in corso d’opera: alle quattro tipologie di peperone (quadrato, lungo tumaticot e trottola), è stato aggiunto il quadrato allungato.
Questa varietà ne ricalca una antica di origine braidese. Si tratta di un peperone più piccolo rispetto al quadrato, dalla pelle robusta e che, una volta cotto al forno, si spela con grande facilità.
Il quadrato allungato è, per questi motivi, il preferito sul mercato e detiene il 70% della produzione.
Inoltre, essendo più piccolo, matura prima rispetto alle altre varietà e ciò permette al produttore di spuntare un prezzo più alto.
Ricordo che, quando ero ragazzo, con i primi peperoni della stagione preparavamo delle cassettine che facevamo pagare, già ai tempi, 800 lire al chilo, quando la benzina costava 50-100 lire al litro. Rapportato a oggi, sarebbe come venderli tra i 10 e i 15 euro al chilo.
In termini di quantità, nella zona di produzione, quanti ettari di terreno sono adibiti a coltivazione?
Oggi la superficie coltivata è, in tutto, di circa 200 ettari (500 giornate), ma in passato, parliamo di una ventina d’anni fa, la stessa area era utilizzata per la sola coltivazione del peperone lungo, che veniva distribuito alle principali industrie, e a questa, c’erano da sommare le giornate utilizzate per la coltivazione delle altre tipologie.
Oggi la produzione è diminuita perché l’industria si approvvigiona in Spagna – pensate che nella zona di Almeria le serre si estendono per ben 90 km2, circa l’intero territorio di Carmagnola – e in Olanda.
In questi paesi il peperone è coltivato tutto l’anno: la prima scelta viene esportata (e si tratta dei peperoni che possiamo acquistare in inverno), mentre il resto è venduto all’industria.
Cos’è cambiato, per quanto riguarda la distribuzione, per i produttori di Carmagnola?
Un tempo il peperone era coltivato da tutte le aziende, anche da chi aveva gli allevamenti, perché serviva a far quadrare i bilanci.
Veniva venduto dalle donne, che distribuivano il raccolto a conoscenti, amici e compaesani. Quei pochi incassi servivano ad arrotondare.
Oggi il sistema logistico è cambiato, in Carmagnola non esiste più un mercato fisico del peperone: la maggior parte dei produttori vende principalmente il prodotto fuori dalla cittadina e si interfaccia direttamente con la grande distribuzione, con i grossisti.
Qualcuno vende nelle bancarelle lungo la strada oppure a clienti fissi che, ogni anno acquistano grandi quantità di prodotto per poi conservarlo.
E’ un prodotto IGP? Quanti produttori aderiscono al consorzio?
I produttori che aderiscono al consorzio sono una cinquantina.
Purtroppo, non siamo ancora riusciti ad ottenere l’indicazione geografica protetta.
Abbiamo iniziato più volte l’iter, riscontrando però una problematica: un vivaista italiano trasferitosi in Polonia a produrre, ha registrato il nome “Peperone Quadrato di Carmagnola” a livello europeo.
Sono tutt’ora in corso degli approfondimenti dal punto di vista legale, nella speranza che le cose cambino e che il nostro peperone si guadagni il suo meritato marchio di qualità.