Vi proponiamo un secondo piatto immancabile durante il periodo di Carnevale nelle Langhe, ma che è comunque una pietanza deliziosa in ogni stagione: l’arista di maiale al latte, una ricetta dal sapore delicato e avvolgente.
Un arrosto diverso dal solito, perfetto anche per il pranzo della domenica, con uno sforzo minimo e senza nemmeno accendere il forno! Il maiale viene infatti cotto lentamente in un sugo di latte, aglio e rosmarino.
Il risultato finale è una vivanda tenera e succulenta, che lascerà il segno.
Ingredienti
Per le frittelle
Procedimento
In una casseruola adagiate il pezzo intero di carré di maiale, salatelo e pepatelo, quindi aggiungete il latte, l’aglio e il rosmarino.
Cuocete a fuoco lento e a tegame incoperchiato: di tanto in tanto controllate.
Quando il latte è stato tutto consumato alzate il fuoco e fate rosolare il carré per qualche minuto, bagnando eventualmente con altro latte.
A questo punto togliete l’arrosto e tagliatelo a fette non troppo sottili e cospargetele col fondo di cottura dopo averlo passato al setaccio e dopo aver allontanato l’aglio e il rosmarino.
Il piatto va servito caldo: una fetta irrorata della sua salsina e guarnita di fettine di mele fritte.
Le fettine di mela vanno passate nell’uovo sbattuto, dolcificato con un pizzico di zucchero a velo, e poi nel pangrattato; quindi si fanno friggere nella padella con olio d’oliva bollente.
Curiosità
Il termine arista si pensa sia nato a Firenze intorno al 1439, durante il concilio ecumenico. Cosimo il Vecchio volle fortemente questo concilio tra la Chiesa romana e greca.
Durante un banchetto, infatti, la storia narra che il cardinale greco Basilio Bessarione, dopo avere assaggiato un arrosto, abbia esclamato: “Aristos!” Il vocabolo in lingua greca, tradotto, indica “il migliore”. I fiorentini credettero che il cardinale si riferisse a uno specifico pezzo di carne e, così fieri del complimento, iniziarono a ripeterlo. Da qui, la lombata di maiale acquisì il termine italianizzato “arista”.
Esiste tuttavia anche un documento del 1287 che menziona un’arista e il novellatore Franco Sacchetti, alla fine del Trecento, parla proprio di “un’arista al forno”