Letture golose
I custodi del Roero intervista a Ettore Chiavassa

Divulgatore di bellezza. Così ama definirsi Ettore Chiavassa, amante e grande conoscitore del Roero nella sua versione più autentica, quella naturale, selvaggia. Chi lo conosce sa che non c’è definizione più azzeccata.
Quella di Ettore è una figura che mi ha colpito fin dal primo incontro. Dopo una carriera come direttore di banca, ha scelto di dedicare la sua pensione alla tutela dell’ambiente e alla sua passione per la natura, dalla riscoperta di frutti antichi, all’osservazione della flora e della fauna, proprio in quei boschi dove fin da piccolo trascorreva le estati.
Ci incontriamo all’orario dell’aperitivo per fare quattro chiacchiere in libertà su progetti, visioni, speranze, difficoltà, dati di fatto e percezioni in ambito naturalistico ed ambientale.
Ettore — Canale Ecologia nasce più di 30 anni fa grazie a un gruppo di persone lungimiranti e un po’ visionarie, in un periodo in cui di ambiente si parlava poco o nulla. Un “uovo di colombo”, un’idea semplice ma geniale: acquistare boschi, rocche e le aree naturali del Roero per proteggerli.
Si è partiti con una manciata di ettari, poi nel tempo l’iniziativa è cresciuta, anche grazie all’aiuto di realtà come la tedesca Nature Life International e al sostegno del territorio attraverso comuni, banche, enti vari. Oggi ci prendiamo cura di circa 50 ettari di natura selvaggia e biodiversità, comprese le iconiche rocche del Roero.
La nostra è una visione a lungo termine, si cerca di accompagnare e accelerare, dove possibile, il processo di rigenerazione naturale del bosco. L’idea è semplice: dare una spinta oggi perché la natura possa camminare da sola domani.
È un lavoro lento, di cui non vedremo i frutti in prima persona, li vedranno i nostri figli, nipoti e pronipoti.
Gli altri punti cardine e pilastri dell’attività dell’associazione sono l’informazione, la divulgazione e l’istruzione. Facciamo una grande opera di educazione all’aperto insomma, attraverso attività che svolgiamo con le scuole, con il consorzio socio-assistenziale e con i centri diurni.
Ettore — Una delle più grandi è trovare i proprietari di tanti piccoli appezzamenti sparsi, spesso dimenticati: boschi, prati, pezzi di rocche che nessuno più reclama.
L’altra difficoltà è sicuramente quella legata alla ricerca di nuove risorse umane, si fatica a fare il passaggio generazionale, in particolare quello intermedio tra la nostra generazione e quella successiva, che è molto promettente, lo vediamo quando siamo nelle scuole, c’è interesse, curiosità e un grande spirito di osservazione.
Ettore — Il rischio maggiore oggi è la tendenza alla monocoltura. Siamo passati da una civiltà contadina a un’imprenditoria agricola che punta su nocciole e vite: colture redditizie, certo, ma che mettono in discussione l’equilibrio naturale.
Serve un approccio con una visione più ampia: dobbiamo intrecciare cultura e natura, unire tradizioni e biodiversità, paesaggio e folklore. Mi piace pensare al Roero come un grande paese fatto di tante piccole parrocchie: è il momento di intensificare le collaborazioni e avere una voce sola.
Ci vorrebbe un ente super partes che sappia dare coerenza e visione alle tante iniziative locali.
Ettore — Sto lavorando alla realizzazione di un nuovo percorso: si chiamerà Gran Traverso del Roero (GTR). Sarà una sorta di spina dorsale lunga 43 chilometri che collegherà Sommariva del Bosco, la punta del Roero, con Guarene, il suo balcone sulle Langhe, per poi scendere fino in piazza del Duomo ad Alba, centro nevralgico della zona.
L’idea è quella di un anello, anche se a prima vista non lo sembra. Lo abbiamo pensato in modo pratico e sostenibile: si arriva in treno a Sommariva con bici o zaino, si percorre l’intero tracciato fino ad Alba e poi si torna comodamente in treno. Un itinerario che attraversa pianura, collina bassa, rocche e vigneti, offrendo un vero e proprio concentrato del paesaggio roerino.
Abbiamo appena concluso la fase di progettazione. Se tutto va come speriamo, sarà operativo il prossimo autunno, in collaborazione con il CAI e con tutti gli enti che vorranno contribuire a diffondere e sostenere il progetto.
Ettore — Per me essere ecologisti significa tenere conto di tutti: natura, agricoltura, allevamento, evitando le posizioni radicali. La natura tende all’equilibrio, ma serve conoscerla. I conflitti con la fauna selvatica come caprioli, cinghiali, lupi nascono spesso da una mancanza di informazioni.
Il lupo, ad esempio, è un regolatore naturale. Non si moltiplica all’infinito: ogni branco sceglie un territorio, lo marca, lo difende, e si adatta alla disponibilità di prede.
Nel Roero, dove c’è abbondanza di fauna, i lupi transitano, ma non si sono ancora stabiliti. Li monitoro da anni, anche di notte, e so che possono percorrere oltre 50 km in una sola notte. Qui non potrebbero convivere più di 4 o 5 famiglie.
Anche con i cinghiali, serve un approccio scientifico: eliminare le matriarche, ad esempio, destabilizza i gruppi e ne aumenta la riproduzione. Lo stesso accade con i lupi: togli un capobranco e il branco si disorienta.
Così nascono i problemi e le paure, spesso amplificate. La presenza del lupo, se monitorata, è un segnale importante di biodiversità.
La coesistenza è possibile, a patto di essere ben informati e fare azioni con consapevolezza e cognizione di causa
Ettore — Il bosco la notte è un qualcosa di straordinario e surreale, è un ambiente che ti accetta. Quando sei al suo interno stai arricchendo la biodiversità di quel bosco, sei una specie vivente come le altre. È una questione di inclusività, e per questo non bisogna farsi prendere dal panico ma abbandonarsi a una paura vigile, un punto limite tra coraggio e incoscienza.
Il bosco cambia la tua percezione intima e spirituale, ma anche fisica, i sensi si potenziano, c’è un effetto quasi psichedelico, distorto, amplificato, per esempio nel volume di un riccio che cade da una pianta o nell’udire versi o micromovimenti.
Poi c’è la questione della luce: l’occhio si abitua all’oscurità e scorge dettagli che non potresti notare di giorno.
Con la luna piena poi, questa sensazione si potenzia fino ad assumere un carattere quasi mistico, magico, fiabesco e intriso di suggestione.