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Suolo, microclima e altitudine Tre fattori prioritari per la qualità del vino

Aprile 30, 2025

Una famosa frase del compianto Luigi Veronelli ritorna spesso alla ribalta:

Il vino è clima, terreno, lavoro e immagine.

Luigi Veronelli

Oggi tutti i soggetti della complessa filiera del settore, riconoscono nel clima e nel terreno i fattori prioritari per la futura qualità del prodotto finale, esitato sul mercato.

Tema ben presente nel passato, in particolare riguardo all’importanza dei territori con i climi freddi. Infatti negli anni trenta del secolo scorso, in Germania, si cercò di portare la coltivazione del riesling oltre il 51parallelo. Ma fallirono gli scienziati tedeschi al servizio dell’orgoglio nazionalsocialista.

Dopo quasi un secolo i concetti di suolo e clima sono radicalmente cambiati.

Il suolo

Inizierei a sviluppare il concetto di suolosottosuolo. Ovvero ove la radice della vite trae le sostanze che, attraverso la linfa, sono portate nella parte superiore, dando origine, in parte, alla qualità dell’uva e quindi del futuro vino.

Importante è l’origine geologica del sottosuolo, che limitandoci alla provincia di Cuneo, risale al periodo terziario-miocenico.

Causa un sollevamento marino, si sono formate centinaia di milioni di anni fa le colline di Langhe e Monferrato e, in epoca diversa, più recente, quelle del Roero. Tutte ricche di argilla, sabbia e molti microelementi.

Secondo uno schema generico è ben noto che i terreni ricchi di argilla, danno origine a vini teoricamente più strutturati e più complessi, mentre​ i terreni ricchi di sabbia, danno origine a vini più eleganti e profumati.

L’uso indiscriminato dei diserbanti, degli antiparassitari e degli anticrittogamici, ha eliminato del tutto i vari concetti di suolo ecosostenibile.

Per quanto riguarda il suolo occorre precisare che nel tempo ha subito e continua a subire numerose modifiche, soprattutto in tema di “suolo coltivabile”.

Buona parte del suolo è stato cementificato, oppure è entrato a far parte di opere correlate alla viabilità, ai ponti o a svincoli di vario genere, imposti dai piani regolatori cittadini.

Aggiungo che l’uso indiscriminato dei diserbanti, degli antiparassitari e degli anticrittogamici, ha eliminato del tutto i vari concetti di suolo ecosostenibile. Anche i concimi sono sempre meno “organici”, per far posto a quelli di origine chimica.

Altitudine e microclima: l’esempio dei vigneti del Reno e della Mosella

In queste regioni fredde proprio i conquistatori romani avevano imposto la coltivazione della vite.

D’altronde “vitis allobrogica” scriveva Plinio il vecchio nel De Historia Naturalis, si trattava della vite delle regioni fredde, al fine di evidenziare la grande capacità di adattamento di questa pianta, dai climi caldo-temperati dell’Asia minore – sua culla di origine -, alle fredde regioni del nord Europa.

I vigneti della Mosella

Nella Mosella i vigneti si distendono per oltre 60 km, con meandri ricchi di rive ripide e scoscese; tanto più alto è il dirupo, tanto migliore è il vigneto. In genere l’esposizione è a sud-ovest, sud-sud-ovest.

Nella Mosella i vigneti si distendono per oltre 60 km, con meandri ricchi di rive ripide e scoscese; tanto più alto è il dirupo, tanto migliore è il vigneto.

Il terreno, ricco in superficie di ardesia stratificata, di giorno assorbe calore, di notte lo cede alle viti, mitigando in parte il grande freddo.

Il sistema di conduzione del vigneto è il classico ritocchino, con filari stretti e con una pendenza impressionante che sovente è del 70% e oltre. Evidenti le difficoltà per le lavorazioni nella vigna: “anche 1800 ore annue di lavoro per ettaro”.

Purtroppo il prezzo dell’uva non è competitivo: infatti coloro che vinificano si trovano alle prese con un mercato difficile, di fatto, come in altre regioni viticole simili, ogni anno si perdono molti ettari di vigneto.

I vigneti del Reno

La valle del Reno invece è costellata da vigneti meno ripidi, di maggiore estensione. Il vitigno più interessante è il riesling: “il principe dei vitigni” si è ben adattato al microclima freddo della regione, infatti si tratta di circa 19000 ettari, ovvero l’ottanta per cento dei riesling di tutta l’Europa.

I vigneti sono tutti a ritocchino, con un numero di ceppi per ettaro elevato (all’incirca 10000), con filari stretti e con una pendenza impressionante (anche il 70 per cento).

Dominano comunque i vitigni a bacca bianca, in primis il muller-turgau, ovvero un incrocio di riesling e silvaner, seguiti da silvaner, kerner e pinot grigio.

Scarsi i vigneti di uva a bacca nera, primeggia il pinot nero, chiamato Spatburgubder (circa il 5% della superficie vitata).