Letture golose
Le Donne del vino #4 Emanuela e Federica - Fratelli Serio e Battista Borgogno

“Le Donne del Vino” vuol essere una rubrica che dia voce, volta per volta, a figure femminili dell’enologia e viticoltura di Langhe, Roero e Monferrato. Sono storie scelte per tenacia, coraggio, che a nostro parere abbiano qualcosa da insegnare.
Quanto è ancora maschile il mondo del vino? Rimane ancora traccia, in qualche modo, dei “ruoli” del passato? Senza conoscere la risposta, ma con l’interesse di porre la domanda, intervistiamo alcune delle donne che stanno scrivendo un nuovo capitolo della storia di questo territorio.
La cantina Serio e Battista Borgogno, con una storia di oltre 120 anni, incarna l’evoluzione delle Langhe, rientrando a pieno titolo tra le realtà che hanno trasformato la vocazione agricola in un patrimonio di altissimo pregio.
Da due generazioni, la gestione dell’azienda è affidata alle donne: inizialmente alle sorelle Anna e Paola Borgogno, seguite oggi dalle rispettive figlie, Federica Boffa ed Emanuela Bolla.
Abbiamo avuto il piacere di fare una bella chiacchierata con Federica, che ci ha parlato di passaggi generazionali, di visioni, di ricordi, di esperimenti e di attitudini, che rendono il mondo del vino così affascinante.
FEDERICA — Il confronto tra generazioni porta sempre con sé sfide e visioni diverse, ma per noi è stata un’occasione di crescita e innovazione. Il passaggio non è stato privo di momenti di confronto, soprattutto nella gestione del vigneto.
Allo stesso tempo, abbiamo voluto ampliare i nostri orizzonti, puntando sulla crescita commerciale e sulla notorietà del brand, senza mai snaturare la nostra essenza di azienda familiare con radici profonde.
Crediamo che l’innovazione non significhi rompere con il passato, ma piuttosto arricchire un’identità con nuove prospettive ed esperienze.
Un esempio concreto? Nel 2018 abbiamo sperimentato una vinificazione interamente in acciaio con grappoli interi in fermentazione per due vini. Il risultato ci ha conquistate, tanto che abbiamo deciso di applicare questa tecnica anche su alcuni Barolo.
Siamo profondamente legate alle nostre radici, ma crediamo che il futuro appartenga a chi sa evolversi senza perdere di vista la propria storia.
FEDERICA — Quando ero bambina, il Barolo aveva un’altra percezione. Mi raccontavano che, per farlo conoscere, veniva regalato in omaggio a chi acquistava il Dolcetto, perché all’epoca era un vino considerato difficile, poco conosciuto e accolto con una certa diffidenza.
Oggi la situazione è cambiata radicalmente: il Barolo è diventato un’icona nel mondo del vino, ma questa trasformazione non è avvenuta per caso.
La nostra cantina ha sempre mantenuto il suo spirito tradizionale, seguiamo la natura con il massimo rispetto, interpretando ogni annata in base alle sue peculiarità.
Non lavoriamo con un metodo rigido o prestabilito, ma lasciamo che il vino ci indichi la strada, adattando ogni scelta alle caratteristiche del raccolto di quell’anno. Pensiamo che produrre vino sia un dialogo continuo con la terra e il tempo.
FEDERICA — Abbiamo trovato un equilibrio che rispecchia le nostre inclinazioni: io mi occupo principalmente di marketing, accoglienza e viaggi, mentre Emanuela è più focalizzata sulla gestione del vigneto, della cantina e dell’export.
Siamo intercambiabili quando serve, ma abbiamo costruito una suddivisione che valorizza le nostre competenze e passioni, permettendoci di far crescere la cantina con una visione chiara e condivisa.
Per quanto riguarda la parte burocratica, seguiamo ciascuna gli aspetti più legati al proprio ambito ma naturalmente, essendo una realtà a conduzione familiare, in realtà ci troviamo spesso a gestire un po’ di tutto, adattandoci alle esigenze del momento.
FEDERICA — Negli ultimi dieci anni il mondo del vino ha fatto passi da gigante sotto questo aspetto. Le donne sono sempre più presenti e il loro ruolo sta crescendo in modo evidente. Basta partecipare a un evento di settore per rendersene conto.
Certo, qualche ostacolo esiste ancora. Ci sono preconcetti che resistono e schemi mentali che vanno smantellati, e a volte farsi strada richiede un impegno extra. Ma il cambiamento è in corso, ed è ormai sotto gli occhi di tutti.
FEDERICA — Per entrambe, il legame con la cantina è sempre stato un punto fermo. Emanuela ha studiato architettura, io grafica – percorsi diversi, ma che alla fine ci hanno riportate qui in modo del tutto naturale.
Crescere in questo mondo significa assorbirne ogni sfumatura fin da bambine: più che una scelta, è stato un percorso inevitabile, un’eredità fatta di passione e dedizione.
Il nonno è stato una figura fondamentale nel trasmetterci questo modo di intendere la vita. Trascorrevamo le nostre giornate ai Cannubi, andavamo a scuola a Barolo e, una volta tornate, tra un compito e l’altro, il nostro spazio di gioco era la campagna. La vigna, il vino, la cantina… tutto questo è parte di noi da sempre.
FEDERICA — Segui la tua passione, sempre. Sembra una frase fatta, ma è la verità più grande. Questo è un mondo che sa essere straordinario, ma anche impegnativo, e l’unica bussola affidabile è ciò che senti. Non temere i giudizi, non lasciarti fermare dai preconcetti, non aspettare che qualcuno ti dica che puoi farcela.
Ogni vigna ha bisogno del suo tempo per crescere forte e dare frutti straordinari. Così anche tu: affonda le radici nelle tue idee, proteggi i tuoi sogni e vai avanti, dritta per la tua strada. Perché se il vino sa aspettare il momento giusto per esprimersi al meglio, tu devi concederti lo stesso privilegio.