La fermentazione alcolica, ovvero la trasformazione degli zuccheri dell’uva in alcol etilico, fu studiata a lungo da Pasteur che individuo nei microrganismi i responsabili del fenomeno.
Un gruppo di ricercatori della stazione scientifica francese di Narbonne, nel 1934 casualmente scoprì la cosiddetta “macerazione carbonica“.
Avevano posizionato i grappoli d’uva sotto una cortina di anidride carbonica per alcune settimane e alle fine si accorsero che avevano fermentato. Decisero, quindi, di procedere con una rapida vinificazione.
Come tante grandi scoperte nella storia, era nato il Beaujolais Nouveau, ed è nato per caso.
Grazie agli studi del prof. Claude Flanzy (1940-1950), presso l’istituto SupAgro di Montpellier, il processo fu perfezionato e adottato da molte cantine in tutta Europa.
Il processo in cantina
A grandi linee, il processo della macerazione carbonica consiste nel riempire una cisterna di uva intera, previa saturazione dell’ambiente con anidride carbonica o altro gas inerte.
Poi viene chiusa, lasciando un piccolo sfiato per i gas, per un periodo dai sette ai venti giorni. La temperatura interna è intorno ai 30°C.
L’uva, per effetto della schiacciatura, comincia a fermentare naturalmente. Ma avviene anche una fermentazione diversa, chiamata intracellulare, all’interno dell’acino intero.
Al termine l’intera massa viene pigiata sofficemente e, dopo la svinatura, completa la fermentazione. Il vino viene imbottigliato e, dopo aver riposato per qualche giorno, è pronto per essere bevuto.
Francia occupata 1941
Ma si racconta un’altra storia, che dimostra l’enorme abilità dei produttori francesi in fatto di P.R. sul vino.
Nella Francia occupata di Vichy occorreva vendere il vino presto, onde evitarne il sequestro da parte delle forze di occupazione tedesche.
Nella Francia occupata di Vichy occorreva, infatti, vendere il vino presto, prestissimo, onde evitarne il sequestro per motivi bellici da parte delle forze di occupazione tedesche; pertanto ogni procedura o innovazione per accelerare l’evoluzione del mosto-vino era benedetta e soprattutto funzionale.
Nei primi giorni del 1941, quando un maresciallo della Whermacht -pare eccellente conoscitore di vino- si presentò in quel di Macon (Borgogna), all’ingresso della cantina, con tanto di damigiane al seguito, la madame, per nulla intimorita, disse semplicemente, con ironia, “Rien”.
Abbinamenti e servizio
In vini in oggetto sono secchi, fragranti e fruttati, con note di rosa, fragola, ciliegia e lampone.
Il colore è brillante, con riflessi rubino -violacei. Presentano in genere un livello di tannini molto basso e una struttura leggera, grazie anche alla moderata acidità fissa.
Non è necessario decantare, né stappare la bottiglia prima del consumo.
Si abbinano molto bene a carni bianche, formaggi freschi e morbidi, funghi e verdure, zuppe di legumi e anche con le caldarroste autunnali, cotte sul fuoco.
Ottimi da servire anche all’aperitivo a una temperatura tra i 12 e i 14°C.
Non è necessario decantare, né stappare la bottiglia prima del consumo, per il bicchiere va bene il classico bicchiere Iso o un normale calice piccolo.
Novelli: un fenomeno in forte calo
Un lontano ricordo i grandi eventi mediatici di vent’anni fa: degustazione super-reclamizzate con presenza obbligatoria di vip, presunti vip, chef stellati, giornalisti, e noti testimonial del “beverage mondiale”.
Fenomeno in calo dunque e a tutti i livelli preciso: produzione, fatturato, vendita e consumo.
Nessuna richiesta da parte dei nostri clienti sia abituali, che di passaggio. Pertanto non li teniamo più. Oggi le richieste sono per altre tipologie di vino, cito lo spumante classico Alta Langa come tendenza in crescita.
Vincafe’Alba, via Maestra
Nel supermercato Alba Store, arrivo al reparto interessato. Vedo ottime marche di vino novello, dal Piemonte alla Sicilia, ma anche qui confermano senza esitazione: “Si vende di meno”.
Il terzo giovedì di novembre, hanno esposto anche i Beaujolais Nouveau, ma anche il noto vino francese è in flessione.
Le cause del fenomeno sono a mio avviso poliedriche. In primis il limitato tempo di evoluzione del vino. Va bevuto al massimo sei mesi dall’imbottigliamento.
Inoltre, incide anche la tendenza nelle abitudini nel bere, soprattutto tra i giovani, spesso orientati verso altre tipologie di vini, se non verso altre bevande.