Sapevi che in Italia si possono trovare oltre 60 tipi di miele? I più comuni sono il miele di acacia e il millefiori, seguiti da quello di castagno, di arancia, di tiglio e di melata, ma ne esistono tantissime altre varietà anche da piante aromatiche come lavanda, rosmarino e corbezzolo.
Il prodotto, emblema della dolcezza, conosciuto per le sue proprietà benefiche straordinarie che spaziano dalla protezione del sistema immunitario alla cura della pelle, oggi è in forte crisi.
Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Lorena di R’era ‘D Minot per approfondire i temi dell’impatto del cambiamento climatico, delle pratiche sostenibili, della salute delle api e delle strategie per migliorare la produzione e la qualità del miele.
Il paradosso del miele italiano: bassa produzione e difficoltà di vendita
Prima di tutto consideriamo che il miele, negli ultimi 10 anni, ha ridotto la sua produzione del 75%. Un dato molto preoccupante, inutile girarci intorno.
Inoltre, il grande problema del miele italiano è la vendita, soprattutto all’ingrosso, che per le aziende del settore rappresenta l’economia di base.
La triste realtà è che il consumo di miele italiano è diminuito significativamente perché rispetto al miele estero costa decisamente di più.
Un barattolo di miele italiano ha un prezzo che varia all’incirca dai 5,00 € ai 7,00 € mentre quello che arriva da Est Europa e Cina va da 1,80 € a 2,00 € al massimo, per questo si preferiscono mieli esteri, che però hanno un’altra qualità, se di qualità si può parlare.
Anche i grandi brand italiani che devono solo invasettare, preferiscono quello estero per una mera questione di costi e benefici.
Un’etichettatura trasparente: la battaglia delle associazioni di categoria e degli enti di tutela del prodotto
L’etichettatura del miele in Italia è diversa rispetto ad altri settori alimentari che richiedono una filiera certificata: al momento, secondo l’attuale legislatura, è sufficiente scrivere se il prodotto è proveniente o no dall’Unione Europea.
Purtroppo così, anche il consumatore più attento si convince di comprare un miele italiano quando in realtà spesso si tratta solo di mieli “invasettati” in Italia, ma prodotti altrove.
Ci sono delle differenze importanti con l’estero: un miele prodotto in Italia è sottoposto a controlli molto più rigidi rispetto ad altri paesi, ad esempio per quanto riguarda gli antibiotici e l’alimentazione delle api.
Scegliere di comprare miele italiano significa acquistare un prodotto di maggiore qualità. La battaglia di chi tutela il settore è proprio quella di mettere il consumatore nella condizione di scegliere consapevolmente.
La salute della api: le principali minacce di parassiti e malattie
Il problema principale da diversi anni è quello della varroa. Si tratta di un acaro parassita molto aggressivo, proveniente dalla Cina, che si attacca come una zecca alle api e succhia loro l’emolinfa, una sostanza che circola all’interno dell’organismo delle api e che rende possibile la loro sopravvivenza, uccidendole o rendendole troppo deboli per svolgere le proprie attività produttive.
L’acaro femmina entra nelle celle delle covate delle api e depone le uova dopo che le celle sono opercolate, sviluppandosi insieme alle api e potenzialmente trasmettendo agenti virali, con il rischio che una forte infestazione possa portare alla morte dell’intero alveare.
Ridurre l’infestazione da varroa: soluzioni e impatti
Quando una famiglia viene sovrastata da questo acaro, purtroppo, muore nel giro del mese. Non possiamo eliminarla ma si possono abbassare i rischi di contaminazione attraverso due interventi: le strisce medicate e il blocco della covata.
Le strisce medicate
Le strisce medicate sono dei medicinali veterinari che attaccano il parassita. Il trattamento è abbastanza semplice e consiste nell’usare un paio di strisce per alveare appendendo ogni striscia tra due favi di scorte di miele. Il problema è che si tratta di insetticida quindi anche le api stesse patiscono.
Il blocco della covata
La tecnica del blocco di covata è tra le più utilizzate dagli apicoltori, soprattutto in combinazione con l’uso dell’acido ossalico.
Questo acido organico è uno dei trattamenti più efficaci contro la varroa, ma funziona solo sulla varroa foretica, cioè quella presente sulle api adulte, e non può eliminare le varroe all’interno delle celle chiuse.
Il blocco di covata è una tecnica molto efficace e semplice da eseguire, tanto che viene insegnata già nei corsi per apicoltori principianti, offrendo uno strumento utile anche a chi è alle prime esperienze con l’allevamento delle api.
Per ottenere questo blocco bisogna far sì che la regina per una ventina di giorni smetta di deporre utilizzando delle apposite gabbie per confinare la regina e impedirle di deporre.
Il ruolo della tecnologia nell’apicoltura
Una delle più grandi innovazioni dell’ultimo decennio è rappresentata dalle bilance per arnie. Questi dispositivi sono particolarmente utili per gli apicoltori che praticano il nomadismo, consentendo loro di monitorare le api senza dover visitare fisicamente l’apiario ogni settimana.
Le bilance per arnie possono essere utilizzate su un massimo di quattro arnie e forniscono informazioni cruciali come la quantità di cibo consumata dalle api, la produzione di miele e l’attività generale delle colonie.
Questi dati permettono agli apicoltori di sapere se le api stanno lavorando, se necessitano di nutrimento o se ci sono problemi che richiedono attenzione immediata.
Ci sono altre tecnologie emergenti che aiutano l’apicoltura come sensori ambientali, ovvero dispositivi che monitorano la temperatura e l’umidità all’interno dell’arnia, fornendo dati in tempo reale, e sistemi di tracciamento GPS, utilizzati per il monitoraggio degli alveari durante il trasporto.
Guardando domani: prospettive e preoccupazioni
Si prevede che l’apicoltura italiana possa vedere una ripresa tra circa vent’anni mentre i prossimi cinque saranno verosimilmente caratterizzati da una diminuzione della produzione.
Le api necessitano di una primavera mite con qualche pioggia e temperature superiori ai 18 gradi per poter bottinare efficacemente. Gelate primaverili e prolungate siccità creano condizioni sfavorevoli, rendendo loro difficile la raccolta di polline e nettare, che richiedono anche la disponibilità di acqua.
Queste condizioni climatiche avverse mettono a dura prova le api, compromettendo la loro capacità di produzione e la salute generale delle colonie. Per questo motivo gli apicoltori sono costretti a nutrire le api anche durante i periodi primaverili ed estivi perché, senza un’alimentazione supplementare, non sarebbero in grado di sopravvivere.
Strategie per combattere la crisi: diversificazione ed educazione al consumo
Per affrontare queste sfide, c’è chi come R’era ‘D Minot sta guardando alla diversificazione come una soluzione. L’obiettivo è quello di produrre una varietà più ampia e ricercata di mieli speciali.
La diversificazione può aiutare a mitigare i rischi associati ai cambiamenti climatici e a soddisfare una domanda di mercato sempre più interessata a prodotti unici e di alta qualità.
I consumatori dovrebbero essere incoraggiati a visitare le aziende locali e acquistare direttamente dai piccoli produttori, garantendo così la qualità del prodotto e sostenendo l’economia locale.