Nasce a Magliano Alfieri (S. Antonio) nel 1944, da famiglia contadina. Vivrà l’intera breve esistenza nella bella casa avita, fatta edificare un secolo fa dal nonno, di cui portava il nome.
Diplomato presso il Civico Istituto Magistrale “Elvio Pertinace” di Alba, si iscrive alla Facoltà di Magistero di Torino, senza però giungere alla laurea. Negli stessi anni universitari si impiega come assistente presso il collegio-convitto della Scuola Agraria di Cravanzana.
Poi la svolta: torna a fare il contadino a Magliano Alfieri. Inizia, sull’esempio di Pinot Gallizio, primi sperimentali scavi archeologici, recupera da vecchie case rurali abbattute soffitti in gesso, vecchi portali e ringhiere, che costituiranno poi il corpo principale del museo realizzato presso il restaurato castello di Magliano.
Dà vita al “Gruppo spontaneo di Magliano Alfieri”, che si ripropone il recupero delle tradizioni orali, soprattutto relative ai canti di questua, propiziatori e di ringraziamento che scandiscono secolarmente la vita contadina.
Il gruppo non si limita ad una semplice opera di recupero relativa ai giacimenti culturali, ma fa rivivere il folclore: così si torna a cantare le uova, si ridà vita all’antico carnevale, richiama in piazza i compaesani per il “Cantè Magg”, la Magninà.
A luglio del 1971 inizia la collaborazione su temi etnologico – etnografici ed archeologici con il quindicinale “La Bilancia” e con la “Fiera del Tartufo” di Alba. Propone per la prima volta il recupero del castello; il gruppo incide i primi dischi e cassette, partecipando a convegni e festivals folk anche a livello internazionale.
Nel 1972 è tra i firmatari per la nascita ad Alba della sezione di “Italia Nostra”: Antonio ne sarà per anni anche il vicepresidente.
Persona carismatica, trascinatrice, uomo di ampia cultura, Antonio conosce la definitiva consacrazione, dai secondi anni ’70, con la collaborazione alla rivista regionale “Verde” ed il “Gruppo” costituisce l’epicentro della ricerca coordinato dal prof. Morteo dell’Università di Torino, pubblicata dalla Regione Piemonte per i tipi de “L’Arciere” di Cuneo con il titolo “Spettacolo e spettacolarità tra Langhe e Roero” (1981). Fornisce in importantissimo contributo a “Documenti uno” (1974), pubblicazione voluta dal consiglio interregionale di Italia Nostra.
Poi la realizzazione del museo dei gessi, con prima apertura negli anni ’90 e successivi accrescimenti ancora in corso. Continua a raccogliere materiali nella sua casa-museo, con decine di collaborazioni nel campo etnologico-etnografico, di cui si può considerare uno dei massimi esperti a livello mondiale.
Nel luglio 2006 la morte lo coglie ancor pieno di sogni e progetti, come un adolescente.