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Un’esplosione di colori che si staglia tra il verde smeraldo delle colline del Re dei vini, uno scrigno di tinte lisergiche che cattura lo sguardo e provoca un’immediata empatia.
La Cappella del Barolo, anche chiamata Cappella delle Brunate, è un vero e proprio gioiello nascosto tra alcuni dei vigneti più famosi al mondo. Una chiesa campestre che da rifugio per i contadini durante i temporali è stata trasformata, negli anni ’90, in un’opera d’arte totale grazie al genio di Sol LeWitt e David Tremlett.
Le sue pareti colorate, che cambiano d’intensità a seconda della luce, sono diventate un’icona del panorama enologico italiano, tanto da essere un vero e proprio landmark delle Langhe, uno dei luoghi più visitati e fotografati delle colline piemontesi.
LaStoria
La Cappella del Barolo
La Cappella del Barolo, situata in posizione centrale nella Langa del Barolo, è oggi uno dei luoghi più iconici e fotografati del Piemonte.
Umili Origini
Edificata intorno al 1914 nei pressi del vigneto delle Brunate (da cui il nome), la Cappella del Barolo fu voluta da un gruppo di contadini che lavoravano nei dintorni. Non abbiamo documenti ufficiali che ne attestino la costruzione, ma sappiamo che venne inizialmente dedicata alla Santissima Madonna delle Grazie. Il suo scopo era quello di tutte le chiesi campestri: da una parte, proteggere il raccolto; dall'altra, fungere da rifugio per le giornate di tempesta e, all'occorrenza, da magazzino per gli attrezzi. Ciò che sappiamo è che la cappella non venne mai consacrata.
L'intuizione di Ceretto
Negli anni '70, quasi del tutto in rovina, la cappella venne acquistata insieme ai vigneti circostanti dalla famiglia Ceretto, uno produttori più rinomati della zona. La chiesetta, come raccontano, era poco più di un ripostiglio, nell'aula centrale: «Ci entrava perfettamente un trattore». Fu solo negli anni '90 che Bruno Ceretto, appassionato di vino ed arte, ebbe l'idea di trasformare un rudere in un'icona. Capì che il Barolo aveva bisogno di luoghi fisici dove essere celebrato. Scelse perciò di affidare il restauro della cappella a due artisti anglosassoni, Sol LeWitt e David Tremlett, a cui lasciò carta bianca.
Il restauro artistico
Lo statunitense Sol LeWitt, noto per i suoi wall drawing, realizzò gli esterni della chiesa scegliendo tinte sgargianti, quasi in contrasto con il paesaggio. Il britannico, David Tremlett, invece, si concentrò sugli interni, decorando le pareti con calde tonalità che richiamano i colori della terra e del vino.
Un landmark per le Langhe
La Cappella del Barolo, in pochissimo tempo, divenne un vero e proprio punto di riferimento per i visitatori delle Langhe, luogo-icona dove celebrare il connubio tra vino e territorio. Complice l'assenza di altre opere simili (che oggi si stanno invece moltiplicando), la “visione” di Bruno Ceretto anticipò la moda di creare luoghi Instagrammabili. Fu da subito un instant cult delle Langhe e dei vigneti di Barolo, uno di quei luoghi imperdibili (must see) che vengono inseriti nelle guide e in cui nessun turista può mancare di scattarsi una foto, oggi come allora.
Gli Esterni
Sol Lewitt tra provocazione e riflessione
Se l’interno della Cappella del Barolo è intimo e accogliente, l’esterno è lisergico. Uno schiaffo di colori brillanti e geometrie virili volute da Sol LeWitt, artista nato in Connecticut e maestro indiscusso del wall drawing.
I colori di LeWitt si sforzano in tutti i modi di cozzare con la natura agricola del paesaggio circostante, senza creare però una cesura.
Piuttosto fungono da contraltare alla serietà e al rigore delle vigne, come se, in quel punto, ci si imbattesse in un vignaiolo travestito da Arlecchino.
LeWitt è intervenuto sulle facciate esterne della cappella con una serie di linee e forme geometriche nettissime, realizzate con colori vivaci e contrastanti. Ogni elemento è determinato da un insieme di regole e istruzioni interne, sconosciute però all’osservatore.
Ne deriva un’opera dinamica e gioiosa, armonica, che utilizza una combinazione di linee rette, curve e forme geometriche semplici. I colori, scelti con cura, creano un vivace contraltare del paesaggio circostante e conferiscono all’edificio un’aria festosa, con un tocco di ironia che porta immancabilmente a riflettere sull’incontro scontro tra natura e cultura, passato e presente, spontaneo e artificiale.
L’intervento di Sol LeWitt sugli esterni della Cappella del Barolo è un esempio perfetto del suo approccio concettuale all’arte: la trasformazione di un semplice edificio rurale in un’opera d’arte immersiva, capace di arricchire la nostra esperienza del mondo.
Da non perdere
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Gli Interni
David Tremlett in dialogo con il paesaggio
Gli interni della Cappella del Barolo furono affidati a David Tremlett. Artista britannico naturalizzato svizzero, Tremlett è celebre per i suoi disegni murali che affrescano decine di celebri opere e palazzi nel mondo.
Attraverso la combinazione di segni, forme e colori, Tremlett ha conferito agli interni della Cappella del Barolo un’atmosfera intima e contemplativa.
Le pareti, interamente dipinte a mano dall’artista, sono avvolte in una palette cromatica calda e avvolgente, dominata da tonalità terrose e ocre che richiamano i colori della terra e del vino.
Le pennellate ampie e gestuali creano una superficie materica e vibrante, invitando lo spettatore a toccare con lo sguardo le pareti.
L’uso sapiente della luce naturale che filtra dalle finestre esalta le sfumature dei colori e crea un’atmosfera cangiante che varia a seconda dell’ora del giorno. Tremlett ha scelto di dipingere l’intero spazio interno, compreso il soffitto, creando un’esperienza immersiva che avvolge completamente il visitatore. L’effetto complessivo è quello di «un abbraccio materno, un luogo di pace e riflessione dove il tempo sembra fermarsi».
Gli interni della Cappella del Barolo si inseriscono perfettamente nella filosofia di Tremlett, le cui opere d’arte totale fondono architettura, sensi e paesaggio.
Da non perdere
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Visite guidate
Il Castello di Castiglione Falletto
Via Camillo Benso Conte di Cavour, 19, 12060 Castiglione Falletto CN, Italia
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