In una enciclopedia, accanto alla voce “corroborante” suggeriamo dovrebbe esserci l’immagine di una tazza fumante contenente un liquido color rubino, in una enciclopedia di ultimissima generazione sarebbe gradito aggiungere la possibilità di poterne sentire l’odore.
Da definizione, il termine corroborante si dice di cibo o bevanda tonificante, rinvigorente, cordiale, e non possiamo fare altro che pensare al vin brulé, una bevanda dalla storia antica che unisce da secoli, popolazioni accomunate dalla voglia di stare insieme e scaldarsi, sorseggiando una bevanda calda e molto aromatica.
Mani fredde che stringono tazze fumanti, fumo che esce dalla bocca, i cappotti di lana pesante, qualche fiocco di neve, le gambe che non stanno ferme, impegnate in piccoli movimenti senza sosta per mantenere mobilità e calore, le musiche di Natale come sottofondo, mercatini e tanto, tanto freddo.
Un fuoco accesso, un calderone che ribolle e sprigiona un profumo intenso ed inebriante, ci sono luci natalizie, una festa, la voglia di rallentare e fermarsi e soprattutto il piacere di condividere un momento di festa. C’è un bisogno fisico e spirituale di calore e comunione, l’anima bisognosa di essere avvolta in un abbraccio.
Il vin brulé viene servito direttamente dal pentolone in cui viene preparato e al primo sorso scioglie i dubbi, al secondo dipana i pensieri, al terzo smorza l’attesa infinita dei giorni di festa ed infine scalda il corpo fino arrivare un sorso alla volta a lenire qualche pensiero e ad accarezzare il cuore.
La storia del Vin Brulé
Accostato al termine vin brulé, termine francese che significa vino bruciato, troviamo spesso le parole rinvigorente e ricostituente. Le prime testimonianze di questa bevanda risalgono ai tempi di Greci e Romani, che utilizzavano le spezie per nascondere il sapore di un vino non eccezionale, lo scaldavano e lo servivano a fine pasto, con miele e pepe come digestivo.
C’è chi accomuna l’origine del vin brulé alla bevanda Hypocras, che prende il nome da Ippocrate, il maestro della medicina scientifica, che la consigliava come coadiuvante per la salute, preparata con la cannella (in sostituzione del pepe) ed altre spezie dalle infinite proprietà terapeutiche.
L’origine geografica della bevanda è incerta, quello che sappiamo è che in tempi e modi diversi e con diversi nomi si è diffusa in tutta l’Europa continentale e nelle zone montane.
Se in Italia settentrionale la bevanda alcolica speziata prende il nome di vin Brulé, in Francia è conosciuta come Vin Chaud, in Inghilterra c’è il Mulled Wine, in Germania il Glühwein e nei Paesi Scandinavi il Glögg.
Non esiste una vera e propria ricetta tradizionale, molto dipende dall’abitudine del Paese o meglio ancora dalla ricetta gelosamente custodita e tramandata di generazione in generazione.
I punti comuni però sono uguali a tutte le latitudini:
- spezie
- scorze di agrumi
- vino rosso (anche se ne esistono varianti con vino bianco)
Ingredienti
Procedura
Versate in un pentolino il Barolo e metteteci tutti gli altri ingredienti: portate a bollore e fate bollire per sei o sette minuti.
Filtrate il liquore alla tovaglia e servitelo bollente in tazza.
Questa ricetta ha quasi 150 anni e viene bene anche se non avete a portata di mano il macis, il coriandolo e il cardammomo.
Prosit, soprattutto quando siete giù di morale oppure raffreddati: contro il raffreddore il vin brulé è un toccasana, parola dei nostri nonni.
Che vino scegliere?
Il vino di base, contrariamente alle origini di questa bevanda, deve essere di qualità, morbido, ricco di aromi e struttura. A seconda del territorio e della regione si scelgono vini diversi, come Sangiovese, Pinot Nero, Barolo o Nebbiolo.
Un rito collettivo
Una bevanda che ha una storia antica che nasce con l’intento di fare del bene a chi la consuma, scaldando e dando nuova forza.
La sua preparazione è infatti un rito collettivo che sprigiona un aroma inconfondibile e famigliare capace di profumare la casa per giorni, non a caso si è cercato di sintetizzarne il profumo avvolgente in candele, aromi per ambienti e tisane.
In questi tempi moderni la ritualità e il consumo di vin brulé si definirebbero cozy, ci piace pensare a qualcosa che assomigli all’attesa dei bambini dopo la Messa di Natale, che approfittando della distrazione dei genitori, assaggiavano questa bevanda, ancora leggermente alcolica e ridevano soddisfatti, inebriati dall’emozione più bella, un passo nel sapore degli adulti e l’attesa del Natale.
Che tu abbia il raffreddore, l’influenza o una inguaribile voglia di un abbraccio caldo e aromatico, il vin brulé è la bevanda che Ippocrate (se lo dice lui) ti consiglierebbe, e anche noi.