Dei quasi settemila ettari coltivati a nocciola in provincia di Cuneo, più di un terzo si trova nelle Langhe, con punte record nel cortemiliese, per una produzione complessiva di quasi 80 mila quintali l’anno.
La varietà presente sul territorio è la Tonda Gentile delle Langhe (appartenente alla specie Corylius Avellana), apprezzata per la delicatezza del suo sapore e anche per la facilità di calibratura, l’eccellente pelabilità, la buona resa allo sgusciato e la spiccata attitudine alla conservabilità.
In effetti già nel secolo scorso i pasticceri torinesi – primo fra tutti Michele Prochet – avevano scoperto i pregi organolettici della nocciola e l’avevano inserita come ingrediente essenziale in quel particolare tipo di cioccolato noto con il nome di gianduja.
Da allora è stato un crescendo di consensi e la richiesta di materia prima ha spinto gli agricoltori, negli anni Trenta, a impiantare i primi noccioleti di una certa estensione.
A tutela del prodotto – la concorrenza estera è spietata – è intervenuto un decreto ministeriale del 2 dicembre 1993 che ha riconosciuto l’Indicazione Geografica Protetta con la denominazione di Nocciola Piemonte destinata alla cultivar Tonda Gentile delle Langhe.
I noccioleti
I noccioleti si estendono in una fascia collinare che va dai 250 ai 700 metri e hanno occupato in gran parte zone marginali, inadatte alla viticoltura.
Se a Cortemilia e ad Alba la nocciola ha dato vita a laboratori industriali piccoli e medi specializzati nella essiccatura e sgusciatura, gli impianti si estendono in gran parte sulle colline, quasi tutti nel territorio della Comunità Montana Alta Langa, che dal 1975 gestisce a Cravanzana un’azienda sperimentale con la collaborazione del Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Torino.