Arte e cultura

Il racconto della masca gatto

Gennaio 26, 2011

Adesso le masche le fanno vedere nella televisione. Una volta che non c’era la televisione credevano ci fossero le masche. Adesso non ce ne sono più. Una volta avevano i libri e con i libri facevano vedere qualsiasi pretesto, potevano fare qualsiasi “désdesi” (dispetto).

A quelli che abitavano nella cascina del Sucòt, una cascina non lontano da qui, le masche di notte andavano a portar via persino il figlio dal letto. Arrivava un gatto che con la zampa prendeva nella fascia e portava via il bambino. Una volta il capo famiglia ha pensato: “Adesso sto a vedere io quello che succede”. La sera dopo ha fatto attenzione, si è armato con un’accetta ed è rimasto con gli occhi aperti. Ad un certo punto ha visto un gatto avvicinarsi al letto che con la zampa cercava di portar via il bambino, coricato in mezzo a loro. Con l’accetta gli ha dato un colpo e gli ha tagliato la zampa. Quando ha cercato di raccogliere la zampa si è accorto che si trattava di una mano. Ha detto “Mi piacerebbe sapere di chi è questa mano”. Doveva aggiustare dei conti con la sua padrona ed è andato ad aggiustarli.

La padrona non aveva la mano destra fuori dalla manica del vestito. Le ha detto “Come mai non usate la mano destra e usate l’altra ? ” – “Mi fa male ” ha risposto la padrona. “Vi fa male? Per forza che vi fa male. Provate ad usare l’altra se ne siete capace!”. Era la sua padrona. La masca era la sua padrona. Lui le ha dato un colpo e le ha staccato mano e tutto. Così è stata pagata. Non è più andata un’altra volta a prendere i bambini.

C’era uno che tribolava a morire, era vecchio, ma morire non moriva. Sono andati dal parroco e gli hanno detto “Morire non muore, dice sempre che vuole lasciare, ma non si capisce cosa”. “Come dobbiamo fare dunque, cosa dobbiamo dirgli noi?”. E’ venuto il parroco e gli ha detto “La roba che ha, la lasci al fico. C’è un fico grosso e questa eredità va bene per lui”. I suoi figli non la volevano, non l’accettavano quell’eredità. Il parroco è andato via e lui l’eredità l’ha lasciata al fico che è andato in tante briciole.

Mio padre una volta andava al mulino a Cossano. Quando è sceso ha visto in mezzo alla strada la sua padrona, poi, venendo su, lei non c’era più, c’era una tacchina che faceva la ruota in mezzo alla strada. “Dove sei andato bel giovanotto? Guarda di fare un buon viaggio” gli ha detto.

Marietta – Maria, anni 96 (Loc. Piave – Fraz. S. Donato di Mango).

Tratti da: D. Bosca, B. Murialdo, L. Carbone – Racconti di Masche – Famija Albeisa 1979

Foto di Bruno Murialdo (www.brunomurialdo.com)