Letture golose
San Valentino Guida al Terzo Bicchiere

Stappare una bottiglia è molto più di un semplice gesto: è un rituale che celebra l’unione, la gioia di condividere un momento unico.
Il vino, con la sua storia e le sue note aromatiche, diventa il complice della vostra serata romantica, un brindisi alla vostra felicità.
Come diceva Apuleio
Il primo bicchiere è per la sete, il secondo per la gioia, il terzo per la passione.
Apuleio
Del quarto è meglio tralasciare perché porta alla follia.
Ora, l’obiettivo di San Valentino è raggiungere il terzo bicchiere, giusto? Magari viaggiando tra una bottiglia e l’altra, raggiungendo cioè l’agognato “piacere” e godendosi la ricchezza enoica di una terra, quella delle Langhe, che non ha pari per quantità di vitigni e qualità di vini.
Seguite dunque la nostra miniguida al terzo bicchiere di San Valentino e non dimenticate la regola d’oro: non pensate mai a strafare ma a divertirvi!
La prima regola di una guida al vino “giusto” dovrebbe essere che non esiste il giusto vino. Proprio così.
Esistono la vostra creatività e intuizione, la vostra capacità di leggere la situazione e di scegliere la bottiglia che in quel momento vi rappresenta. Se esistesse il “vino giusto” (o il “vino afrodisiaco“) forse non esisterebbero le guide (e qua ne abbiamo fatta una con degli abbinamenti particolarmente “piccanti”).
Dunque, la prima regola della nostra miniguida è: siate voi stessi nella scelta del vino, lasciatevi ispirare, tentare, affascinare da lui.
Sceglietelo in base a come vi sentite, a chi avete di fronte. Indagate, se riuscite, gusti e propensioni, desideri e velleità, il vino amplifica chi siete, non si può sostituire alla vostra personalità.
Se non a San Valentino, quando? Quando vi ricapiterà l’occasione di stupire con un effetto speciale il vostro commensale del cuore? Ora, pur mantenendo la fedeltà a se stessi, un’inizio con il botto è sempre meglio di uno in sordina.
Preparate allora il tavolo per un inizio al contrario e tirate fuori dal frigo un Moscato d’Asti DOCG.
Avete sentito bene. Sul tavolo ci devono essere formaggi stagionati, salame cotto, nocciole tostate, burro e acciughe al verde.
L’incredibile contrasto tra la dolcezza del Moscato d’Asti e la salinità dell’aperitivo, vinte le prime perplessità, scioglierà in voi il desiderio di passare a un secondo bicchiere. Assicurato!
P.S. Se la scelta del Moscato d’Asti Docg destabilizza la vostra metà, giocatevi una carta culturale. Nel Medioevo i vini muschiati – ovvero aromatici e dolci, proprio come il Moscato d’Asti – erano considerati il non plus ultra dell’amore. Il loro sapore avvolgente, che ricorda l’acino appena colto, veniva considerato il migliore degli afrodisiaci, capace di predisporre i sensi alla passione.
Signori, qui non si può sbagliare. Il Piemonte è figlio del dio Nebbiolo e ci sono davvero troppe valide opzioni per lasciare questo vitigno in sordina. A San Valentino dobbiamo però operare una scelta dirompente, che esca dal classico vinone da brasato.
Lasciamo per un attimo i primogeniti Barolo e Barbaresco e intraprendiamo causagne (“capezzagne” in piemontese) ancora poco battute.
Il Nebbiolo, ultimamente, ha dimostrato la sua capacità di espressione anche sotto forma di bolle! Ebbene, sì, per accompagnare un bel primo di pasta ripiena, un risotto o un secondo di carne o pesce (ecco spiegata la versatilità), un Nebbiolo vinificato in bianco (o rosato) è quello che ci vuole.
Di inimitabile freschezza, persistenza e armonia, sotto le sembianze del Metodo Classico, il Nebbiolo spumante svela tutta l’ampiezza del suo profilo aromatico, dimostrando eleganza e suadenza ad ogni sorso.
Un vino per accarezzare il palato, che non stufa e prepara al gran finale!
Ricordate quando la parola underdog, per un attimo, ha conquistato le prime pagine dei giornali? Mutatis mutandis, il terzo bicchiere di San Valentino merita un vino che ancora troppo pochi considerano agli onori della cronaca. Un vero outsider che, a ben vedere, incarna l’anima stessa della festa degli innamorati.
Rosso brillante nel colore, vellutato ma naturalmente frizzante, con quell’inimitabile sfumatura aromatica di rosa e profumi di cascata floreale.
C’è forse un vino che più del Brachetto sappia incarnare l’atmosfera di un fine pasto carico di passione e sensualità?
Il bello di questo nettare, semisconociuto fuori dal Piemonte, è la grande capacità di abbinamento con i dolci: cioccolato, pasticcini alla crema e paste secche, crostate, tarte tatin.
C’è chi, semplicemente, lo accompagna a un cesto di frutta lasciando che sia il vino a chiudere la serata.
Il Brachetto è un vino estetico per natura, bello da vedere, morbido da gustare, zuccherino, ma non stucchevole. Se cercate il bicchiere della passione, lo avete trovato.