Letture golose
La robiola

Tutto il Piemonte ed in particolare modo la provincia di Cuneo (zona di Alba).
Formaggio di latte vaccino eventualmente aggiunto di latte ovino e/o caprino a pasta molle e cruda.
Forma cilindrica, con diametro di 10 – 18 cm ed uno scalzo leggermente convesso alto 2 – 4 cm. Il peso varia tra i 200 ed i 400 grammi in relazione alla dimensione della forma. La crosta è bianca o leggermente paglierina per la Robiola fresca, bruna con sfumatura talvolta rossiccia per la Robiola stagionata.
Nelle robiole fresche la pasta si presenta burrosa, morbida, quasi senza occhiature, di colore bianco o leggermente paglierina. Nelle forme più stagionate la pasta è invece più scura, paglierina, traslucida ed a volte compatta. Più consistente ed a spaccatura netta la pasta della Robiola tipo Alba.
La Robiola molto probabilmente trova le sue origini nelle Langhe, come del resto il Murazzano, che è una particolare robiola di Langa. Il nome Robiola presenta due etimologie differenti: c’è chi lo ascrive al comune di Robbio Lomellina ed al formaggio che si produceva nelle zone adiacenti; c’è invece chi asserisce che l’attuale denominazione deriva dal latini “Rubeola”, che sta ad indicare il caratteristico colore rossiccio della crosta che il formaggio acquisisce quando è più stagionato.
Si produce per l’intero arco dell’anno impiegando normalmente latte vaccino, anche se l’aggiunta di latte ovino e/o caprino non può che apportare vantaggi olfattivi e gustativi al prodotto finito.
Il latte è coagulato ad una temperatura di 35–38°C con caglio liquido, la cagliata così prodotta viene talgiata alle dimensioni di una noce, raccolta e messa nelle formelle per circa 7–8 ore ad una temperatura di 18–25°C nel locale di pre-maturazione.
La salatura si effettua a secco; la stagionatura del prodotto fresco si protrae da 4 a 8 giorni in locali freschi ed umidi e si può protrarre fino ai 40–50 giorni per le Robiole stagionate.
Sono molto variabili a seconda del tipo di latte usato e delle condizioni di stagionatura. Nel prodotto fresco l’aroma è piacevole e si riconduce alla dolcezza del latte, all’acidità della cagliata e qualche volta al piacere del tartufo. Al gusto emerge la dolcezza e la delicatezza del latte fresco.
Nel prodotto stagionato le sensazioni aromatiche e gustative sono più piene, intense, con sentori erbacei, talvolta piccanti.
Da tavola (nell’antipasto con un filo d’olio ed un po’ di pepe) e da cucina. Si conservano anche sott’olio oppure asciutte nei barattoli ermeticamente chiusi.
Langhe Chardonnay e Roero Arneis per il tipo fresco. Verduno Pelaverga e Dolcetto di Dogliani per il tipo stagionato.