Carrù

Carrù si trova al margine estremo della pianura piemontese, verso le colline delle Langhe, sulla sponda sinistra del fiume Tanaro.

Il territorio comunale si estende su una superficie di Kmq 20,01, ad un’altitudine media di m 364.

Nel centro storico, che si può percorrere ad anello, si possono ammirare gli antichi palazzi nobiliari, nonché:

  • la Chiesa Parrocchiale dell’Assunzione di Maria Vergine, costruita tra il 1703 ed il 1718 su progetto dell’Architetto Francesco Gallo, con pianta a croce greca, sei cappelle laterali ed un campanile alto 60 metri;
  • la Chiesa della Confraternita di S. Sebastiano (battuti bianchi), costruita tra il 1765 e il 1777 su disegno di Filippo Nicolis di Robilant;
  • la Chiesa della Confraternita di S. Giovanni Battista Decollato (battuti neri), eretta nei primi anni del 1600, ma con facciata ricostruita nel 1877;
  • il castello, di cui si hanno notizie fin dall’anno 1401, ma il cui aspetto odierno è dovuto a numerosi interventi nel corso dei secoli;
  • la sede comunale, già palazzo Ghigliossi di Lemie, recentemente restaurata.

Storia

L’origine ed il nome del paese non sono documentati, ma anticamente il territorio fu abitato da una popolazione celtica, i Liguri Bagienni, dalla cui lingua si potrebbe risalire al significato di fortezza avanzata.

La lapide più antica fu rinvenuta presso la chiesa di San Pietro in Grado e si riferisce probabilmente alla vittoria dei Romani sui Liguri Stazielli della tribù Camilla (anno di Roma 630), riportando l’iscrizione Marco Fulvio sciolse volentieri e meritatamente il suo voto agli Dei Mani (ignota la collocazione odierna della lapide).

Una piccola necropoli fu scoperta nel 1870 in località Abatina dagli operai che costruirono la ferrovia Bra-Savona (alcuni reperti si trovano presso il Museo d’Antichità di Torino).

Secondo una tradizione orale non ben documentata, furono ancora ritrovate una pietra miliare raffigurante la lupa romana ed un frammento di lapide in arenaria.

In tempi medioevali Carrù fu un villaggio dipendente dalla contea di Bredulo, che nel 901 passò sotto la signoria dei Vescovi d’Asti e dall’anno mille ebbero diritto feudale i signori di Manzano.

Questi, nel 1250, cedettero Carrù al Comune di Mondovì che, a sua volta, lo rivendette a Pietro Pressano, riservandosi il diritto di sovranità. I Bressano, stringendo alleanze e sottomettendosi nel 1258 agli Angiò e nel 1318 ai principi d’Acaia, mantennero il possesso di Carrù fino al 1370, anno dal quale appartenne al marchese di Monferrato.

Nel 1372, il duca Amedeo di Savoia concesse il feudo ai marchesi di Ceva e dal 1418 al conte Ludovico Costa, luogotenente di Ludovico principe d’Acaia.

Tra il millecinquecento ed il milleseicento, Carrù subì assedi, stragi, saccheggi e distruzioni da parte di truppe spagnole e francesi, oltre a carestie e pestilenze.

Nel 1704, a seguito della guerra di successione spagnola, le truppe piemontesi tennero prigionieri nel castello duecento soldati francesi e spagnoli.

Nel 1706 ben trecentoventi carrucesi parteciparono alla difesa di Torino, assediata dall’esercito francese.

Tra gli anni 1726-27-28, la comunità dovette rifornire numerose volte le truppe austriache di passaggio, affrontando ingenti spese.

La sera del 23 aprile 1796 l’esercito francese si accampò sul piano della Preosa, dopo aver sconfitto le truppe austro-piemontesi nelle battaglie di Dego, Montenotte, Cosseria, Millesimo, San Michele e al Bricchetto di Mondovì. Il generale Napoleone Bonaparte trascorse la notte nella casa dell’avvocato Pietro Antonio Massimino, imponendo tasse alla comunità per una somma complessiva di lire 60.539. L’indomani partì per Cherasco, ove avvenne il noto armistizio con il Re di Sardegna.

Nel 1799, dopo violenze e razzie dei francesi, arrivarono le truppe austro-russe, accampandosi ed imponendo le forniture di varie derrate.

Dopo la vittoria di Marengo (14 giugno 1800), i francesi rientrarono a Carrù, devastando la campagna ed imponendo nuove tasse, rimanendovi fino al 1815, allorquando seguì il periodo della Restaurazione.

Alle guerre d’indipendenza tra il 1848 ed il 1866 parteciparono circa quattrocento carrucesi.

La guerra 1915-18 costò la vita di 92 soldati, su 578 chiamati alle armi.

Alla 2ª guerra mondiale furono chiamati circa quattrocento carrucesi, per la quale risultano 15 caduti e 37 dispersi. Durante la guerra di Liberazione, dal 1943 al 1945, sacrificarono la vita 17 partigiani carrucesi, tra cui le medaglie d’oro Giuseppe Perotti, Felice Cenacchio e Giacomino Curreno.

Le notizie sono tratte dai volumi:

Monografia di Carrù di Don Cesare Vadda – 1902 Aria ‘d Carù di Ernesto Billò – 1980

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