Bassa Langa

La chiesa parrocchiale dei Ss. Cosma e Damiano

a Alba

La chiesa parrocchiale dei Ss. Cosma e Damiano

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I Santi martiri titolari del sacro edificio, Cosma e Damiano, sono due medici fratelli vissuti tra il III ed il IV secolo d.C.

Costruita su resti di mura e pavimentazioni romane, la chiesa è di origine molto antica; infatti la si trova già menzionata in documenti del XII secolo.

Verrà poi completamente ricostruita nel ‘700 a partire dalle fondamenta, e verrà aggiunto negli stessi anni il campanile.

La chiesa parrocchiale dei Ss. Cosma e Damiano

La
Storia

La chiesa parrocchiale dei Ss. Cosma e Damiano

Nel 1163 è ricordato - come riferisce lo studioso albese Giovanni Vico - un canonico cantore della cattedrale, chiamato Borghetto, investito della parrocchia dei Ss. Cosma e Damiano che dipendeva dal Capitolo dei canonici

Nel sacro edificio si tiene una riunione del generale Consiglio della Comunità nel 1234. Altri documenti del Rigestum Comunis Albe, sempre dello stesso secolo, confermano le riunioni del Consiglio comunale «in ecclesia sancti damiani».

Ulteriori atti duecenteschi sono rimarchevoli:

1256 - in un documento, riportato nel Rigestum, si registra «actum in porticu ecclesiae Sancti Damiani»;
1297 - da un documento dell’Archivio Capitolare, interpretato dallo studioso Giuseppe Vernazza, si apprende che dal Capitolo dei canonici viene nominato rettore e ministro della chiesa di S. Damiano il prete Antonio, figliuolo di Simonetta di Gorzano.

Ancora dal suddetto Rigestum si evince che, nel medesimo edificio sacro, Giorgio I e Andrea marchesi di Ceva ottengono il cittadinatico albese nel 1252.

Sono pure interessanti documenti trecenteschi in cui è citata la chiesa in questione:

1316 - in un documento dell’Archivio Capitolare compare come testimone Iacopo, ministro e rettore della chiesa di S. Damiano;
1325 - nel registro generale della Diocesi albese contenuto nel Sinodo conosciuto come “Costituzioni Isnardi” dal nome del vescovo albese allora in carica, il francescano Guglielmo Isnardi da Civitella, appare l’«Ecclesia sanctorum Cosmi et Damiani de Alba» fra le «Capelle Capituli Albensis»;
1330 - in un atto dell’Archivio Capitolare (testamentario) appare citato il cimitero di S. Damiano; inoltre il sacro edificio riceve vari legati da Verdina, vedova di Vinado di Cerretto;
1345 – un altro atto nell’Archivio Capitolare viene rogato nel suddetto cimitero;
1380 - da un documento citato dal suddetto Vernazza la chiesa, retta dall’arciprete Neveis, appare ancora soggetta al Capitolo dei canonici della cattedrale di S. Lorenzo. La stessa situazione di dipendenza è confermata durante il XV secolo.

Nel 1441 mons. Alerino Rembaudi vescovo di Alba affida e dà mandato al presbitero Antonio de Henriozio, rettore della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano, di assolvere da parte sua il presbitero Stefano Rubo preposito albese, richiedente di essere assolto dalla scomunica in cui era incorso essendosi assentato oltre i dettami contenuti nelle costituzioni sinodali.

Il predetto presbitero Antonio riferisce subito al presule di aver ottemperato a quanto domandatogli.

L'età Moderna

Nel corso del Cinquecento il sacro edificio è più volte visitato dai vescovi e dai visitatori apostolici.

Nel 1573 il vescovo di Alba mons. Leonardo Marino, in visita pastorale, ordina che siano demoliti tutti gli altari tranne il maggiore, ritenendoli non più adeguati. Inoltre il presule dispone che il Crocifisso venga levato dalla sua collocazione, che venga riposto in sacrestia e che in chiesa venga sostituito da un altro di migliore apparenza da inserire sulla trave al di sopra dell’altare maggiore.

Il vescovo di Bergamo mons. Gerolamo Regazzoni (attivo al Concilio di Trento), in visita apostolica nel 1577, stabilisce che questa parrocchia, come pure quelle di S. Giovanni e di S. Maria del Ponte, si limiti a distribuire solo le comunioni ed a fare le sepolture, lasciando gli altri uffizi di cura della anime all’arcipretura della cattedrale.

Nel 1590 il vescovo di Alba mons. Alberto Capriano, in visita pastorale, da ordine che le tombe presenti nell’antica chiesa siano chiuse ermeticamente e che le lastre di copertura non sporgano oltre il piano del pavimento.

Ulteriori visite pastorali di presuli a questa sede cultuale sono principalmente documentate negli anni 1634, 1643, 1683 e 1698.

Lavori di ristrutturazione della chiesa vengono richiesti dai vescovi nel 1634 e 1643; così pure alcune integrazioni vengono ordinate nel 1698.

Il Settecento

Nella seconda metà del Settecento avviene la completa ricostruzione del sacro edificio.

Tra il 1760 ed il 1762 si procede alla riedificazione dalle fondamenta della chiesa, per volontà del canonico cantore Giuseppe Maria Caratti espressa nel 1759, su disegno dell’architetto Carlo Francesco Rangone conte di Montelupo Albese.

Tra il 1780 e il 1786, su progetto di Carlo Emanuele Rangone (figlio di Carlo Francesco), viene edificato il campanile.

Nel 1788, con proprio testamento, il conte Carlo Francesco Rangone destina 120 lire «per un anno per coprir di tolla il campanile».

L'Ottocento

Nel 1806, durante l’Impero napoleonico, viene redatto il registro dei beni stabili e dei redditi della Parrocchia.

Nel 1820, con decreto del vescovo di Alba mons. Giovanni Antonio Nicola, la chiesa parrocchiale dei Ss. Cosma e Damiano diviene del tutto indipendente dal Capitolo dei canonici della cattedrale.

Gli Esterni

La chiesa barocca dei Ss. Cosma e Damiano è inserita nella cortina viaria di via Vittorio Emanuele (la “via Maestra”) quasi senza apparente valore volumetrico.

La sola facciata è incastonata verso la strada urbana, contrapponendosi in diagonale con quella vittoniana di S. Maria Maddalena, costituendo entrambe spigoli significativi del correlato crocevia.

Il prospetto principale della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano è caratterizzato da un profilo barocco che tende alla sinuosità; seppur l’originaria ideazione settecentesca dell’architetto Rangone risulti riplasmata nel 1893 su progetto dell’ingegnere genovese Adriano Craffonara, mascherandone in parte la fisionomia che era in laterizio a vista.

La facciata è solcata verticalmente da due ordini sovrapposti di lesene di tipologia corinzia.

Un cornicione orizzontale taglia la superficie in due ampi settori. In quello sottostante è il grande portale sormontato da una decorazione in stucco, affiancato da due laterali di minori dimensioni.

Nel settore superiore, al centro fra lesene binate di tipo ionico, è il finestrone rettangolare, incorniciato a stucco e sottostante ad un’epigrafe dedicata ai due Santi titolari.

La pianta e le volte

Il corpo della chiesa presenta un planimetrico schema longitudinale (invertito rispetto all’orientamento opposto della preesistente sede cultuale) ad unica navata, intervallato simmetricamente da due cappelle laterali.

Il sistema delle volte è abbastanza complesso: volte a botte si alternano ad elementi a cupola ellittica. Tutto l’insieme è decorato con ricercati stucchi.

Il campanile

Il campanile, eretto successivamente, evidenzia forme già neoclassiche: cornicione aggettante verso la sommità, paraste, oculi e ristrette aperture sulle pareti.

Durata della visita

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Gli Interni

L’altare maggiore presenta solo parte delle sua conformazione settecentesca, in marmi policromi a colori tenui, essendo stato smembrato.

Le sue componenti sono scisse e ancor visibili nel presbiterio. Uno di tali elementi e parte della balaustra mostrano lo stemma scolpito dei nobili Capriata.

I dipinti dell’altare maggiore e della volta

La pala sovrastante è un dipinto del 1761, opera del torinese Claudio Beaumont. Vi è raffigurato un arcangelo che mostra un’immagine dell’Annunciazione a Maria Vergine ai Santi titolari Cosma e Damiano, nonché ad un ammalato da loro assistito; cosicché i due venerabili supplicano per la guarigione del grave infermo.

In primo piano, un angioletto porta un ramo di palmizio quale simbolo del loro martirio.

Le pitture sulla volta della chiesa risalgono al 1877; nello stesso anno vengono indorati gli stucchi decorativi. Nel 1921 il pittore albese Fedele Finati ripristina tali opere pittoriche e plastiche.

Le opere degli altari laterali

Gli altari nelle due cappelle laterali non sono più quelli settecenteschi, così pure le loro immagini devozionali (Madonna addolorata con Cristo deposto dalla croce, Sant’Anna).

Difatti, nel 1892 la pala settecentesca sulla sacra mensa laterale della Madonna addolorata viene rimossa e, a spese della Compagnia omonima, sostituita con una nicchia contornata da cornice dorata in cui è collocata la statua processionale di Maria Vergine.

Sulla parete centrale è collocato un dipinto del 1961, con il medesimo soggetto cristologico, eseguito da Emilio Prunotto.

Sull’altro altare laterale, dedicato a S. Anna (la madre di Maria Vergine), è visibile la pala settecentesca, attribuita al braidese Pietro Paolo Operti. Vi sono raffigurati il Padre Eterno, la Sacra Famiglia ed i Santi Anna e Gioacchino.

Nel 1926 viene inaugurato il nuovo organo, realizzato dalla ditta milanese Natale Balbiani & figli.

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