Bassa Langa

La cattedrale di S.Lorenzo martire

a Alba

Cattedrale di San Lorenzo

Orario di apertura

08:00 → 19:00

Chiusura

Vacanze

La cattedrale è dedicata a San Lorenzo, martire del IV secolo d. C., santo patrono della Diocesi albese.

Costruita sul sito di un antico edificio pubblico di origine romana, la chiesa nel corso dei secoli ha subito diversi processi di riedificazione e restauro.

Attualmente San Lorenzo presenta una pianta a croce latina ed è caratterizzata da una commistione di stili che spaziano dal neogotico al barocco, con degli interni in cui si possono ammirare suggestivi effetti di scuro e penombra.

La
Storia

La cattedrale di S.Lorenzo martire

Le più antiche notizie documentarie sulla cattedrale sono fornite da un importante storico albese, l’erudito barone Giuseppe Vernazza (1745-1822).

Egli segnala due diplomi imperiali, l’uno di Ottone I nel 969 ed il secondo di Ottone III nel 998, in cui appare citata la chiesa di S. Lorenzo di Alba.

Sempre il Vernazza riporta notizie di atti (di vendita, di affitto privato ecc.) stipulati presso la stessa chiesa albese, in diverse date, tra le quali il 1153, 1161, 1176, 1180, 1198.

Vari altri documenti in cui essa compare dei secoli XIII e XIV sono inclusi nel Rigestum Comunis Albe.

Per il 1372 ancora lo storico albese riferisce di un lascito di «30 soldi astesi ad opus et hedificium della chiesa di San Lorenzo».

Origini romane e il periodo altomedievale

La cattedrale fu eretta in data incerta, ma si ritiene che abbia avuto origine, insieme alla costituzione iniziale dell’antica Diocesi, nel tardo V secolo.

Le indagini archeologiche, effettuate dalla Soprintendenza statale fra il 2007 ed il 2011, hanno messo in luce diverse strutture databili in questo periodo.

Fra di esse sono segnalabili i resti di un edificio pubblico di origine romana, databile intorno al I-II secolo d.C., un fonte battesimale paleocristiano,dell’inizio del VI secolo, i resti di un impianto di smaltimento delle acque reflue, un settore impegnato da sepolture, e diversi reperti scultorei e vasellame di età romana e medievale.

Questi ritrovamenti indicano una struttura preesistente alla chiesa come la conosciamo oggi, e sono fortunatamente osservabili nel percorso archeologico sotterraneo.

Il periodo bassomedievale

Nel X-XI secolo è testimoniata l’esistenza della chiesa romanica.

A questa fase è riferibile il campanile che, in una situazione davvero singolare, rimane inglobato in quello successivo, la cui struttura esterna ad ordini sovrapposti di aperture monofore e bifore è risalente alla fine del XII secolo.

Secondo vari documenti medievali, sulle logge adiacenti all'edificio si tenevano riunioni pubbliche e sotto i portici i mercanti locali tenevano bottega su bancarelle mobili.

Nell'età moderna

L’edificio sacro è stato riedificato dal 1486 al 1516, su commissione del vescovo monsignor Andrea Novelli, poi restaurato ed ampliato in varie epoche, mantenendo sempre l’impianto plani-volumetrico su tre navate, a croce latina.

Fra tali interventi successivi, vanno segnalati: le riparazioni ed il consolidamento del 1588, il rifacimento nel 1652 (con struttura a botte) della volta crollata nel 1626, l’erezione delle due grandi cappelle laterali tra il 1642 ed il 1656.

La cattedrale è stata pure ampiamente ristrutturata in forme neogotiche tra il 1867 ed il 1874, su progetto dell’architetto Arborio Mella.

La sua gestione, fino al XIX secolo, era affidata al Capitolo dei canonici.

Gli Interni

La cattedrale di San Lorenzo è il luogo di culto più importante della città: la struttura ha una storia millenaria che affonda le sue radici nell’epoca romana.

L’altare del S. Crocifisso

Entrando nel duomo, nel settore destro, dopo aver osservato l’acquasantiera marmorea del 1503 (commissionata dal nobile Urbano Serralunga), si incontra un primo altare laterale dedicato al S. Crocifisso, realizzato in stile neo-gotico verso il 1867-71 su disegno dell’arch. Arborio Mella.

È stato donato dal vescovo albese mons. Eugenio Galletti, il cui stemma è inciso centralmente nella struttura marmorea. Sull’altare è collocato un Crocifisso bronzeo, coevo all’impianto ottocentesco.

Sulle pareti laterali si osservano due dipinti settecenteschi: a sinistra Il transito di San Giuseppe, a destra La Madonna con il Bambino, i Santi Filippo Neri e Grato attribuito al pittore braidese Pietro Paolo Operti.

L’altare della Madonna del Sacro Cuore

Proseguendo, sul lato destro, si incontra l’altare laterale della Madonna del Sacro Cuore, anch’esso realizzato in stile neo-gotico nella stessa epoca e con medesimo progetto del precedente.

Al di sopra della sacra mensa è ben visibile l’ottocentesca statua che rappresenta La Madonna del Sacro Cuore, pregevole esecuzione di “tipo francese”.

Sulle pareti laterali si osservano due pale provenienti dalla chiesa di San Domenico, entrambe opere del pittore braidese Agostino Cottolengo, fratello del beato: a sinistra San Palemone abate (1827), a destra Sant’Eugenio papa (1840).

L’altare della Sacra Famiglia

Si trova poi l’altare della Sacra Famiglia (precedentemente dedicato alla SS. Trinità), realizzato come i precedenti ed integrato con decorazioni murali databili tra il 1874-75.

Sopra la sacra mensa è posta la pala raffigurante La SS. Trinità e la Sacra Famiglia, opera probabile del pittore Cesare Rossi (1875), eseguita in sostituzione di un precedente dipinto di Luigi Hartman.

Sulle pareti laterali si scorgono due tele figurate: a sinistra La Madonna della Consolata (1826) proveniente dalla chiesa di San Domenico, a destra un seicentesco Gesù Crocifisso forse anch’esso proveniente dalla stessa chiesa ex domenicana.

La Cappella del SS. Sacramento

La cappella laterale del SS. Sacramento (realizzata fra il 1642 ed il 1656 su committenza dell’erudito presule mons. Brizio) fu inizialmente la cappella dei vescovi; completata nel Settecento, ha l’altare contraddistinto da vigorose soluzioni barocche che caratterizzano anche gli arredi e l’apparato dei candelabri.

Nei banchi laterali si nota lo stemma episcopale. L’icona centrale è un pregevole dipinto su tela raffigurante Sant’Elia profeta e Sant’Eligio in adorazione della Madonna del Carmelo, opera del saviglianese Francesco Antonio Cuniberti, eseguita nel 1746.

Dello stesso artista sono pure i due grandi quadri sulle pareti ai lati, che rappresentano Il profeta Elia destato e nutrito dall’Angelo, a destra L’olocausto miracoloso del Profeta Elia.

Anche gli affreschi barocchi della volta sono stati eseguiti nel 1748 dal Cuniberti. Da notare, in particolare, tra le ricercate quadrature, la scena con Sant’Elia che, rapito su un carro di fuoco, lascia cadere il suo mantello in dono al Profeta Eliseo.

Di fronte al coretto dei vescovi vi è un altro dipinto settecentesco eseguito su tela, raffigurante Il martirio di San Donato vescovo di Arezzo.

Nel 1986, la cappella è stata integralmente restaurata in occasione del quinto centenario dell’inizio della ricostruzione “novelliana” del duomo albese.

Il Presbiterio

Oltrepassata la parete con l’ingresso alla sacrestia (sormontato dall’immagine scultorea del vescovo mons. Marco Gerolamo Vida, eseguita nel 1870 dal novarese Stefano Bossi), si accede al sopraelevato presbiterio.

Le pareti laterali del settore sono state interamente dipinte tra il 1870-71, con le quattro grandi pitture monocrome del valtellinese Cherubino Luigi Hartman (Vicende di San Lorenzo martire) ed i medaglioni del milanese Agostino Caironi (Santi e Beati).

L’altare Maggiore

Il barocco altare maggiore è rialzato sull’imponente scalinata che supera la volta della cripta sottostante. Le balaustre laterali sono state commissionate dal vescovo mons. Giuseppe Roero e realizzate da Francesco Maria Giudice nel 1702.

Il pregevole altare, in marmi intarsiati, è opera di Giuseppe Gagini, eretto nel 1711-1712 sempre su commissione di mons. Roero, il cui stemma nobiliare è visibile ai lati della sacra mensa.

Inoltre, sempre in questo spazio sopraelevato, sono da osservare due consolle rococò donate dal vescovo mons. Enrichetto Virginio Natta verso il 1760 e la pregevole cattedra episcopale con le due fasce decorative del secolo XVI, da riferire all’epoca di mons. Vida (presule dal 1533 al 1566).

Si antepone all’antico scalone presbiteriale il recente impianto rituale (sacra mensa, cattedra vescovile, ambone e velario luminoso) progettato, quale nuovo presbiterio, nel 2008 dall’arch. Massimiliano Valdinoci e collaboratori, essendo prescelto in un apposito concorso ideativo fra tecnici progettisti.

L’Abside e il Coro

Nello spazio poligonale dell’abside, illuminato dalle vetrate policrome del 1936, si trova lo splendido coro ligneo che fu commissionato dal vescovo mons. Andrea Novelli e realizzato nel 1512 dall’ebanista cremonese Bernardino Fossato da Codogno, poi accuratamente restaurato nel 1998.

Nelle illustrazioni ad intarsio degli schienali sono rappresentati vari oggetti sacri e profani, città turrite ed ambienti urbani, paesi arroccati sulle colline, sportelli socchiusi da cui compaiono varie cose materiali.

In alto, si può ammirare al centro la grande pala raffigurante La gloria di San Lorenzo martire, eseguita dal pittore torinese Claudio Francesco Beaumont nel 1766, su commissione del vescovo mons. Natta.

Quest’opera barocca ha sostituito la pala precedente, dipinta dal cremonese Giulio Campi nel 1566 su committenza del vescovo mons. Vida, attualmente conservata nell’Aula Capitolare, fatta edificare dal vescovo mons. Giacinto Vagnone verso il 1770, su progetto dell’ing. Carlo Gallina.

In quell’ampio settore retrostante sono visibili altre opere su tela, databili dal XVII al XIX secolo, ma soprattutto il gruppo statuario della Madonna Assunta, in legno intagliato e laccato, attribuito all’ottocentesco scultore monregalese Antonio Roasio e la volta affrescata con il Trionfo della Santa Croce e quadrature dall’albese Fedele Finati nel 1899.

Nella sacrestia si può osservare, in particolare, il bassorilievo della Madonna col Bambino e Santi realizzato nel 1507 dallo scultore Giovanni Lorenzo Sormani, nonché l’elegante “lavabo dei canonici” cinquecentesco nel retro-sacrestia.

La Cappella di San Teobaldo

Superata la parete con l’ingresso al vano del campanile (sovrastata in alto dal monumento sepolcrale del vescovo mons. Novelli, eseguito nel 1870 dal novarese Stefano Bossi), si accede alla cappella di San Teobaldo.

L’altare monumentale risulta da una complessa sovrapposizione di vari elementi lignei e marmorei, cinquecenteschi e settecenteschi.

La centrale, marmorea arca di San Teobaldo è stata eseguita nel 1525 dal lombardo Antonio Carlone e collaboratori.

Nella parete sinistra dell’altare sono disposti due grandi dipinti su tela: il seicentesco San Teobaldo che invoca la Trinità a protezione della città, e la pala raffigurante Il miracolo di San Teobaldo dipinta da Michel Antonio Milocco nel 1761.

Sulla parete di destra sono collocate tre piccole opere plastiche di diversa epoca e dimensione: lo stemma di mons. Vittorio Nicolino Della Chiesa (vescovo d’Alba dal 1667 al 1691), quello di mons. Paolo Brizio (vescovo di Alba dal 1662 al 1691) e l’epigrafe commemorativa del 1429 per celebrare il ritrovamento delle spoglie sepolte di San Teobaldo, con le immagini in rilievo di San Teobaldo e di San Lorenzo.

Vi sono infine due pitture su tela: la seicentesca SS. Trinità che incorona la Vergine Maria e due Santi, e la pala con i Santi tutelari di Alba che intervengono per proteggere la città assediata, dipinta dal Milocco e da un aiuto nel 1761 (restaurata nel 1997 dal laboratorio Nicola di Aramengo).

Gli affreschi sulla volta e sulle pareti sono stati eseguiti ancora da Milocco, nel 1760, per le figure, e da Gallo Barelli per le decorazioni. Sono stati restaurati da Silvio Rolando nel 1999-2000.

Proseguendo verso l’uscita si scorge l’altare laterale dedicato a San Bovo, sulla cui sacra mensa è posta la pala del titolare eseguita dal pittore torinese Luigi Morgari nel 1872.

L’Altare di San Bovo

Sulla parete di destra si può notare il dipinto su tela del 1630, raffigurante San Bovo, San Teobaldo, San Carlo Borromeo e San Rocco ai piedi del Crocifisso, commissionato dai conti Belli al pittore Giuliano Rusello.

Sulla parete di sinistra è l’opera pittorica con l’imponente immagine di Sant’Antonio abate, realizzata nel 1591 dal casalese Ambrogio Oliva (maestro del ben noto Guglielmo Caccia detto il Moncalvo).

L’Altare della Madonna del Rosario

Segue l’altare laterale dedicato alla Madonna del Rosario (che sostituisce il precedente titolare San Luca).

Sulla sacra mensa è collocata la grande pala eseguita nel 1888 dal torinese Enrico Reffo, raffigurante La Madonna col Bambino con ai piedi San Domenico di Guzman e Santa Caterina da Siena.

Sulla parete di destra si nota la tela della Madonna addolorata, Cristo morto e cinque Santi, opera datata 1770 e firmata dall’artista romano Giovanni Pirri.

Sul lato destro, infine, è visibile la seicentesca pala che raffigura San Luca che ritrae la Madonna col Bambino tra angeli, attribuita al pittore cheraschese Sebastiano Taricco.

Il Battistero

Si trova poi, verso l’ingresso, il Battistero, il cui fonte battesimale è stato realizzato nel 1991, su progetto dell’architetto Ugo Dellapiana.

Sulla parete centrale si può ammirare una pregevole pala settecentesca raffigurante Il Battesimo di Gesù, attribuita dal canonico Pozzetti al torinese Beaumont, ma che risulta ridipinta nell’Ottocento dal pittore monregalese Andrea Vinaj.

Prima di uscire va osservato l’imponente organo sulla tribuna in controfacciata, realizzato nel 1876 ad opera dei fratelli Lingiardi di Pavia.

N° di piani

Parco

Stile

Durata della visita

Prezzo del biglietto

Ingresso libero

Audioguide

Non disponibile

Visite guidate

Non disponibile

La struttura architettonica

L’interno del duomo albese è suggestivo nei numerosi effetti di scuro, penombra e nei fasci luminosi, variamente determinati dalle strutture.

Le navate e le cappelle

L’impianto generale è a croce latina, con tre navate, presbiterio, due profonde cappelle laterali ed abside poligonale (con cripta sottostante).

Vi sono dislocati, oltre al maggiore, sei altari laterali e le due suddette cappelle. Il severo, “ascendente” sistema delle volte ogivali a crociera, impostato su sei possenti colonne polistili, cruciformi, è ornato dall’ampio cielo stellato e da varie fasce decorative.

Seguendo l’ideazione del Mella, queste pitture ornamentali sono state eseguite tra il 1870-71 dal vercellese Carlo Costa.

I Portali e il Fronte

I tre portali romanici, situati sotto il portico nella facciata, vengono fatti risalire al XII secolo. Sono caratterizzati da eleganti arcature, da decorazioni plastiche, dai trafori delle lunette, da capitelli antropomorfi e fogliacei.

Nel fronte principale, verso piazza Risorgimento, caratterizzato dalle quattro torrette (solo le due al centro sono quattrocentesche) e dalle finte caditoie in sommità, sono evidenti l’ottocentesco rosone centrale e le due aperture monofore.

Tre ampie arcate ogivali caratterizzano la presenza del portico.

Nel prospetto sono distinguibili quattro raffigurazioni plastiche dei simboli degli Evangelisti, realizzate da Carlo Dusio nel 1878; sono disposte in sequenza, per cui le rispettive lettere iniziali dei loro simboli formano il nome della città (Angelo, Leone, Bue, Aquila A.L.B.A.).

La centrale statua del titolare San Lorenzo è stata eseguita, sempre nel 1878, da Luigi Cocchio.

Il campanile complessivamente è alto 64 metri.

Nel 1477 viene modificato il suo coronamento in sommità, aggiungendovi la cuspide di gusto tardo-gotico.

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