Letture golose

Sulle tracce del Barolo #5: a Fontanafredda

Gennaio 6, 2015
La tenuta di Fontanafredda in un disegno di inizio '900

Stiamo quasi arrivando alla fine del nostro viaggio. Dopo un appuntamento tutto Sabaudo, con la visita alla residenza Reale e alle tenute del Conte Camillo, oggi ci spostiamo di una collina più in là, nella famosa tenuta di Fontanafredda, uno dei più grandi produttori di Barolo.

Nella tenuta di Fontanafredda in Serralunga d’Alba iniziarono ad impiantare vigneti nel 1864-65 ed a produrre Barolo intorno al 1870.

Amministrata nell’ambito del patrimonio privato di Vittorio Emanuele II sino al 1878, a partire da questa data e con il marchio “Casa Vinicola E. di Mirafiore” incrementò notevolmente l’attività produttiva e commerciale.

Di fatto Fontanafredda divenne il maggior produttore di Barolo a fine ‘800.

Al proprietario conte Emanuele di Mirafiore, spetta l’inconfutabile merito della valorizzazione sui mercati esteri di questo vino.

Cosa è rimasto a Fontanafredda?

Molto! Perlomeno a livello di edifici.

Il confronto con una litografia di inizio secolo è sorprendente. E’ passato un secolo eppure la villa reale, le cascine Gallaretto e la Rosa, il peso, le scuderie, l’asilo, il dopolavoro sono al loro posto.

Le due case lunghe a strisce giallo/arancione di un anonimo capomastro di Diano, nelle cui cantine vennero pigiati i primi nebbioli, esistono ancora e, sino al 1990, contenevano le vecchie botti in rovere ove avvennero le prime vinificazioni.

Erano di Marchetti di Bra e giunsero a Fontanafredda intorno al 1888, oggi sono visibili due fondi accanto alle nuovi botti in rovere francese del Limousin.

Bellissime le originali portelle in bronzo.

“La cantina del Re” è ancora al suo posto con botti ultracentenarie ovviamente fuori uso, autentici gioielli di archeologia enoica ottocentesca. E’ in corso un restauro conservativo per valorizzarne le opere murarie.

Bellissimo il locale con volte ellittiche perfette nella loro geometria e con mattoni a vista. L’escursione termica stagionale è quasi nulla.

La rotonda Mirafiore

Nelle cantine inferiori di Fontanafredda esiste ancora la rotonda Mirafiore, con le tine tronco-coniche in castagno. In origine erano otto. Ne sono rimaste quattro e da circa dieci anni sono fuori uso.

Fontanafredda - Rotonda Mirafiori

Fontanafredda – Rotonda Mirafiori

Gazzetta del Popolo del 10 ottobre 1887 così descrive la rotonda Mirafiore:

un pantheon del vino, le tine nella parte superiore hanno delle tele per trattenere l’anidride carbonica.

Una litografia di inizio secolo evidenzia ulteriormente questo locale in origine atto alla vinificazione dei nebbioli nella parte inferiore mentre la parte superiore era destinata a bottiglieria. Si notano ancora nelle volte i fori per l’ingresso dei nebbioli.

Intorno al 1925 il locale fu demolito nella parte superiore ed in seguito venne adattato unicamente a cantina di conservazione.

Un restauro conservativo degli anni ’80 ha permesso il recupero della rotonda Mirafiore anche in funzione promozionale. Vi hanno cantato Paolo Conte e Katia Ricciarelli.

Ed esistono ancora le botti in cemento Borsari Zollikon, uno dei primi impianti in Italia per l’utilizzo del cemento armato per la conservazione del vino.

Anche qui venne vinificato e conservato il Barolo sino dal 1887, anno della loro messa in opera, come attesta una targa storica ancora ben visibile, autentici esempi di innovazione ottocentesca come riportano alcuni autori tra cui il Carpenè. Tuttora sono in funzione e con ottimi risultati.

Nel 1978 venne effettuato un restauro conservativo, i colori originali vennero mantenuti, come le portelle e la rubinetteria, negli anni ’90 il rivestimento interno in mattonelle di vetro enologico venne sostituito con delle resine essendo introvabile il vecchio materiale.

Un aneddoto, ricordato ancora dai cantinieri parla di un pranzo all’interno della vasca grossa da 1200 brente negli anni ’30, in occasione della sostituzione delle mattonelle protettive in vetro enologico.

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Come abbiamo anticipato, siamo quasi giunti alla fine della nostra ricerca. Il prossimo appuntamento ci porterà nelle ultime due tappe del viaggio. La prima è Alba, la “capitale”. L’altra è una sorpresa forse un po’ inattesa… :-)

Tutti gli articoli della serie “Sulle tracce del Barolo”

Sulle tracce del Barolo #1 – Introduzione

Sulle tracce del Barolo #2: a Barolo

Sulle tracce del Barolo #3: fra Serralunga e Verduno

Sulle tracce del Barolo #4: fra Pollenzo e Grinzane Cavour

Sulle tracce del Barolo #6: Alba e Bra